di Enrico Malgi
Quest’anno per Ciak Irpinia è stata cambiata la location, dal Castello della Leonessa di Montemiletto dell’anno scorso ci si è spostato presso il complesso della Dogana dei Grani di Atripalda, praticamente siamo alle porte di Avellino. Celebrazione in pompa magna della eccellente viticoltura irpina, forte delle tre Docg Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo, oltre che delle Doc Irpinia, Aglianico, Campi Taurasini, Coda di Volpe e Falanghina. Evento organizzato dal Consorzio Tutela Vini d’Irpinia del Presidente Stefano Di Marzo, con il patrocinio del Comune di Atripalda, della Provincia di Avellino e del Gal Irpinia-Sannio. Cinquantadue le aziende presenti alla manifestazione.
Ricco e bene articolato il programma, che ha previsto in mattinata la degustazione alla cieca delle nuove annate riservata ai componenti della commissione di esperti nazionali ed internazionali settoriali. Mentre nel pomeriggio si è registrata la sessione di approfondimento della Commissione Tecnica Territoriale, presieduta dal Prof. Luigi Moio con la collaborazione del Prof. Piero Mastroberardino, di Milena Pepe e di altri componenti provinciali. Poi è seguita l’apertura dei banchi di assaggio dei vini solo per la stampa e subito dopo anche per i winelovers.
Nell’ambito dell’approfondimento della Commissione Tecnica Territoriale tutti i relatori hanno evidenziato alcuni particolari aspetti dell’annata 2018 per quanto riguarda il Fiano ed il Greco. Il Prof. Moio ha sapientemente e chiaramente illustrato la situazione climatica che ha connotato il millesimo, mettendo in evidenza le abbondanti precipitazioni, che hanno costituito una buona riserva idrica per le piante, che così nel corso dell’anno non hanno sofferto fenomeni di stress. Ed anche la produzione finale è stata agevolata da una produzione più abbondante in riferimento all’annata precedente, anche se in linea generale la gestione viticola è stata più impegnativa rispetto ad altri anni ed ha richiesto una maggiore attenzione ed impegno anche per le accentuate condizioni di eterogeneità. In definitiva, ha concluso il prof. Moio, il millesimo 2018 si delinea qualitativamente molto buono e particolarmente espressivo delle peculiarità del territorio, con vini bianchi di grande complessità, intensità e finezza di aromi su un profilo gustativo verticale molto fresco.
Per quanto concerne l’annata 2015 per l’Aglianico del Taurasi l’andamento climatico è stato molto variegato, determinando un leggero anticipo delle fasi di invaiatura e maturazione delle uve, in un contesto termico caratterizzato da rilevanti escursioni di temperatura tra il giorno e la notte. Dal punto di vista produttivo, tale clima ha consentito una vendemmia con standard qualitativi molto elevati, I vini rossi ottenuti dall’Aglianico nell’annata 2015 si sono presentati molto concentrati e strutturati, con un profilo aromatico di piccoli frutti rossi e di confettura di frutta a bacca nera.
In buona sostanza all’assaggio tutti i vini hanno evidenziato un’ottima qualità, anche se dobbiamo aspettare che i “maratoneti” Fiano e Greco si assestino bene da qui a qualche anno.
Come al solito organizzazione perfetta e capillare.
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