La Gran Selezione del Chianti Classico mi ricorda quello spot degli Anni Ottanta che adattato al Gallo Nero suonerebbe più o meno così: per fare un grande vino non ci vuole una grande (tanta) uva, ma un’uva grande.
La Gran Selezione non c’è dubbio che sia, lo confermò a mia espressa domanda l’attuale presidente del consorzio Sergio Zingarelli un anno fa alla conferenza stampa di presentazione, il tentativo di riportare dentro la denominazione i Supertuscan a base sangiovese. Il vertice di una piramide in stile Valpolicella.
Dagli assaggi fatti alla Leopolda per le Anteprime, però, (su www.consumazioneobbligatoria.
La Gs vuole superare il concetto di cru per lasciare più libertà di azione ai propri consorziati. Libertà che alcuni hanno comunque letto come idea di terroir, ma che altri (basta vedere le annate) hanno preso piuttosto come un modo per fare i saldi senza fare sconti svecchiando la cantina oppure per giustificare tannini immaturi di annate difficili con vini che la longevità non ammorbidirà comunque.
Comunque con la Gs si è parlato e si parlerà più di Chianti Classico, si è avuto il coraggio di cambiare in corsa, si vedrà quali mercati si incuriosiscono e soprattutto, se i soliti giornalisti prezzolati italiani o stranieri non si caleranno i calzoni come qualcuno ha già fatto, probabilmente si vedrà che a emergere saranno le Grandi Selezioni di terroir e allora forse la Gs getterà le basi per un primo passo verso una zonazione chiantigiana.
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