Non è mai stata mia abitudine, in questi trent’anni passati, entrare nel merito delle scelte elettorali dei Consorzi e delle associazioni. Da semplice giornalista, ho registrato di volta in volta gli esiti delle votazioni dei soci, la stragrande maggioranza delle volte con favore, talvolta meno e i fatti mi hanno poi dato come al solito ragione.
Questo è dunque il primo articolo “preventivo” che faccio, affinché non si dica dopo che sono salito sul carro del vincitore, e, di converso, nel caso di esito opposto a quello che desidero, nella speranza, flebile in verità, che chi si assumerà la responsabilità di demolire la storia del vino in Irpinia sia capace davvero di fare qualcosa di meglio.
Perché di questo si tratta: pensare di fare un consorzio del vino “contro” l’azienda simbolo non solo dell’Irpinia, ma della Campania, la più conosciuta in Italia e all’Estero dal mio punto di vista è un puro suicidio politico.
La Mastroberardino infatti ha il merito storico di aver tutelato il patrimonio ampelografico che ancora oggi costituisce il cuore della viticultura, ha tenuto duro durante la guerra e superato i terribili effetti del terremoto quando le terre erano abbandonate e non valevano più niente.
Non è un’azienda che ha dormito sugli allori: Piero, ultima generazione, ha creato la tenuta di Mirabella, messo insieme un museo storico che al momento è l’unico esistente in tutto il Sud, ha ricoperto cariche importanti a livello nazionale, non ultima quella attuale, quello di presidente delle Grandi Famiglie. Il suo impegno per il territorio, il suo valore di studioso, la sua sensibilità di artista sono sotto gli occhi di tutti.
Creare una lista alternativa è, al di là del risultato, un vero e proprio suicidio politico, un harakiri che ben si inserisce sulle vicende italiane degli ultimi anni basate su contrapposizioni che nel mondo moderno contemporaneo e globale non hanno il minimo senso.
Ragionare politicamente significa sempre andare oltre le questioni personali, avere a cuore la rete e capire che da soli non si va da nessuna parte. Significa capire che un’azienda come la Mastroberardino è da sempre il trampolino di lancio per chiunque voglia fare vino in Irpinia e in Campania. Qui non c’entrano i caratteri personali ed errori veri o presunti, c’entra solo una visione di prospettiva: da dove veniamo e dove andiamo. E non significa neanche essere d’accordo a prescindere, ma solo capire dove si deve pronunciare la frase Hic sunt Leones.
Mi auguro che le ore che precedono questa votazione siano utilizzate per un accordo, diversamente si andrà incontro ad una rottura inutile e dannosa anzitutto per chi la vuole procurare, al di là delle legittime ambizioni personali.
In Italia sparare sui numero uno è lo sport nazionale in tutti i settori, ed è uno dei motivi per cui il nostro paese esprime grandi individualità ma pochi casi di vittorie di sistema. L’Irpinia sembra essere un concentrato di questo atteggiamenti: ricordo le prime volte che facevo un giro nelle campagne agli inizi degli anni ’90 alcuni passavano il tempo a parlare male di Mastroberardino invece che a parlare bene di se stessi.
Oggi questa spaccatura riporta l’Irpinia indietro di 30 anni, forse è un segno dei tempi visto quello che succede a livello nazionale. Ma proprio per questo bisognerebbe avere la capacità di dialogare, cercare di fare i propri interessi invece di tenere stupidamente il punto su questioni di carattere personale.
Soprattutto, chi viene da successi in altri settore deve maturare l’umiltà di chi è davvero grande, di chi sa che non si finisce mai di imparare.
Il rispetto per il passato salva il presente e ci costruisce il futuro.
Ogni rottura con il passato, spesso, è stato l’inizio di una drammatica dissoluzione più che l’inizio di un miglioramento.
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