di Antonella Amodio
Premier Cru “Clos de la Boudriotte” Azienda Domaine Ramonet
L’attraenza del pinot nero, nettare degli dei dal bellissimo colore rosso granato, echeggia e riaffiora nel mescerlo in un bicchiere trasparente, contenitore senza anima che, tuttavia, colmato di quel meritevole fluido, acquista bellezza e sensualità.
Svariati sono i vini che, provenendo da vigneti a bacca rossa Pinot nero o a bacca bianca Chardonnay, devono il loro nome a Chassagne – Montrachet, comune del dipartimento della Cote D’or, nel cuore della Borgogna. L’area è famosa per la produzione di sontuosi vini bianchi – impegnativi, ricchi e longevi – classificati come i migliori al mondo. La straordinaria complessità del terreno, composto da un alto contenuto di calcare e ghiaia rossa, genera vigneti di altissimo livello qualitativo – tanto da vantare l’appellation di Premier Cru (150 ettari su 300) – che delimitano l’intero arco del comune, dal confine meridionale, con Santenay, al confine settentrionale, con Puligny-Montrachet.
In questa particella di terra la famiglia Ramonet, storica casata di viticoltori, possiede 7 Chassagne Premier Cru (Ruchottes, Morgeots, Caillerets, Clos de la Boudriotte, Clos Saint Jean , Chaumèes e Vergers) per un totale di 17 ettari. Esponente di spicco è stato senz’altro Pierre Ramonet, definito il genio del vino, che, costruendo una delle migliori domaines di vino bianco della Borgogna, ha fatto sì che il suo nome divenisse sinonimo di eccellenza e le bottiglie venissero vendute nelle aste di tutto il mondo a prezzi astronomici. A gestire la cantina vi è, oggi, il nipote Noël, valido prosecutore dell’“obiettivo Ramonet”: la produzione di vini eccellenti.
Degno di menzione è sicuramente il lavoro svolto nel villaggio di Clos de la Boudriotte, luogo ideale per produrre grandi vini rossi, in cui il pinot nero viene allevato, su viti molto vecchie, a cordone speronato. La roccia calcarea e l’argilla contenuta nel terreno, molto drenante, permettono alle radici delle viti di scendere con meno difficoltà nelle fessure della roccia, così da trovare l’esatto nutrimento; il giusto pendio e la forte escursione termica suggellano poi le caratteristiche ideali per ottenere bottiglie di vino da grande personalità e longevità.
I grappoli del vitigno Pinot Nero sono viola scuro, molto compatti e con la buccia piuttosto sottile; poveri di antociani (sostanze coloranti), con acidità marcata e tannini consistenti.
La maturazione è piuttosto precoce, tanto da rendere difficile lo sviluppo degli aromi. La Borgogna è la sua casa su misura, perfetta per rendere il pinot nero un capolavoro mondiale.
L’annata 2009 di Chassagne-Montrachet, Clos de la Boudriotte merita di riposare in cantina ancora per qualche tempo, così da acquisire la complessità e il carattere che gli competono. La bottiglia in questione è stata aperta in occasione di una serata memorabile, di quelle che io definisco “di un altro mondo“. Il colore è rosso granato vivo, brillante. Si presenta con un ventaglio aromatico delicato, composto da profumi di bacche rosse come ribes e lampone. In successione compaiano note balsamiche, resina e nitidi accenni minerali. All’assaggio conferma la presenza della mineralità. Ha struttura, ed i tannini vellutati e l’acidità ben in evidenzia creano equilibrio e lasciano intuire una perfetta esecuzione di stile. Vino di grande charme, da godere per la sua femminilità e raffinatezza.
Sulla scia di elogio al Clos de la Boudriotte, non si può non menzionare il terroso Premier Cru: ne basta un sorso per essere introdotti alla magia dei sensi; un solo sorso, che lascia percepire un tono più profondo e intenso di quello che riesco realmente a leggere, e che cattura lo spirito e l’anima della sua terra.
L’anima del vino, secondo il barone Philippe de Rothschild, è rappresentata dalla quantità dei suoi tannini. Secondo Franco Biondi Santi, invece, essa risiede nelle più che centenarie botti di rovere di Slavonia – che dal finire dell’ottocento furono acquistate da suo nonno Ferruccio e conservate presso la tenuta Greppo – al cui interno, ancora oggi, sosta, per la necessaria maturazione, il Brunello di Montalcino. Franco Biondi Santi insegnava a coglierne l’anima con un gesto dal tono iniziatico, riservato solo a pochi, consistente nell’introdurre la testa all’interno della botte, inalandone, per pochi attimi, l’essenza. «Ecco,» diceva,
«questa è l’anima del mio vino. Memorizzi, in quanto non potrà raccontarlo. Non è trasferibile».
Quest’anima, soffio, parte vitale e spirituale dell’essere vivente, nel vino acquista le sembianze di energia vivificatrice. Non a caso, il colore della terra (rosso) e quello del cielo (blu), mescolati, danno vita alla tonalità viola (colore dell’acino del pinot nero e del vino in fermentazione), che è la fusione tra la percezione-materia e il pensiero-etere, tra l’idea e la realizzazione materiale.
S.C.E. Domaine Ramonet
Viticulteur a Chassagne – Montrachet
Cote-D’Or , France – distribuito in Italia da Cuzziol S.p.a.
Cadrò in te, ambrosia vegetale
Prezioso grano sparso dal Seminatore eterno,
perché dal nostro amore nasca la poesia
che come un raro fiore s’alzerà verso Dio.
L’anima del vino – Charles Baudelaire
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