Una delle cose che più mi incuriosice e capire come ci leggono gli altri. In questa brillante guida del famoso wine writer americano di origini italiane (segnalata da Franco Ziliani) si parla di Napoli e della Campania attraverso la sua grande passione: la pizza. Infatti è molto facile trovare Charles al locale La Pizza Fresca di Manhattan. Quali pizzerie ha indicato? Lo scoprirete leggendo la traduzione del pezzo scritto sul suo blog.
>Quando abbiamo chiesto informazioni su come raggiungere la pizzeria Da Michele, una delle più famose di Napoli, alla concierge dell’albergo ci hanno risposto «io non ci andrei in quel posto» sottintendendo che non si tratta di un bel quartiere.
Naturalmente noi ci siamo andati comunque. In effetti il quartiere non è un granchè, ma fuori dal ristorante c’erano i più recenti modelli di Mercedes e BMW parcheggiati ovunque. E una fila di italiani vestiti con abiti delle migliori firme fuori la porta a premere per entrare. Era cosi’ pieno che non siamo riusciti a guadagnare un posto e abbiamo deciso di ritornare il giorno successivo ad ora di pranzo.
Il giorno dopo siamo usciti presto dall’hotel così che eravamo sicuri di occupare un tavolo. Lungo la strada siamo passati vicino ad un mercatino e abbiamo visto una folla intorno a due uomini. Uno di loro aveva davanti un grosso tegame di olio bollente e stava friggendo pizza. Noi eravamo ormai a soli due isolati da Michele, ma sentivamo che dovevamo provarne almeno una. E se poi non fossimo riusciti ad entrare da Michele? Così abbiamo ordinato una pizza fritta con pomodoro e mozzarella, guardando il pizzaiolo che distendeva il disco di pasta, mentre l’altro la riempiva con gli ingredienti. L’ha poi piegata a mezza luna e gettata nell’olio bollente. Un minuto dopo era pronta, croccante, dorata, e deliziosa.
Quando abbiamo raggiunto Michele era ancora presto e non abbiamo avuto problemi ad entrare. Le pareti del locale sono bianche, decorate con qualche frammento di poesie e citazioni sulla pizza. I tavoli hanno una base di marmo. E’ proprio la semplicità a renderlo un posto speciale. Da Michele si servono solo due tipi di pizza: marinara e margherita. Niente altro da mangiare che questo. Birra, Coca Cola e acqua minerale le sole cose da bere. Una volta messo a fuoco questo, ci si trova bene: le pizze di Michele sono sicuramente tra le migliori che io abbia mai mangiato. Leggere e tenere, sembrano sciogliersi in bocca. Una costa solo 5 euro.
Attraversando in diagonale la strada di Michele, c’è la pizzeria Trianon. Un locale con tre o quattro sale, ma una sola con aria condizionata. Ci sono diverse pizze da poter scegliere, ma la mia favorita è la margherita DOC. E’ un tipo di pizza fatto con minuscoli e dolci pomodorini napoletani, conosciuti come “piennoli”. In un attimo puoi sentire la dolcezza e il gusto del pomodoro insieme alla tenerezza della mozzarella di bufala — un ottimo abbinamento.
Mia moglie Michela preferisce la pizzeria Da Ettore. Qui fanno un’ottima pizza, i fiori di zucchina fritti e un tipo di pizza ripiena chiamata “pagnottiello”. Questo ha l’aspetto di un panino imbottito, ma è fatto con la pasta della pizza. Il favorito di Michele è fatto con mozzarella, prosciutto e rucola.
Ciro a Santa Brigida è stato il primo posto dove ho mangiato la pizza quando mi sono innamorato di Napoli nel 1995. Fui preso da una frenesia per la pizza e mangiavo pizza più volte al giorno, al ristorante ma anche per strada, mentre camminavo. Questo è un bel posto dove mangiare la pizza e assaggiare la classica cucina napoletana, un buon ristorante con una buona lista dei vini. I camerieri tendono a far sedere i non napoletani nella sala al piano terra, quindi chiedete di sedere sopra per una esperienza più interessante.
Europeo è un altro posto eccellente sia per la pizza che per la cucina. E’ solo un po’ più rustico di Ciro ma anche qui abbiamo sempre mangiato bene.
A Spaccanapoli, un vecchio quartiere nel cuore di Napoli, c’è Lombardi a Santa Chiara. Qui abbiamo preso un’ottima margherita con prosciutto e rughetta.
Antica Port’Alba ha un piccolo banco di fronte al ristorante. Quando la pizza è pronta suona una campanella e le persone sanno che possono comprare la pizza da asporto, piegata in quattro, cioè a portafoglio, e mangiarla per strada mentre camminano. In questo caso la pizza è leggermente più piccola di una margherita normale. La leggenda racconta che quando gli Spagnoli governavano Napoli, i soldati mangiavano la loro pizza proprio in questo modo, così da poter tenere la mano libera sulle proprie armi.
Non lontano da Napoli, nella cittadina di Vico Equense c’è Da Gigino – Università della Pizza, meglio conosciuta come Pizza a metro. Qui servono infatti pizza a metro e i camerieri ti aiuteranno a decidere quanti metri ordinare.
La nostra prima volta abbiamo ordinato una margherita. La trovammo ottima, ma io dissi a Michele: «io sento il sapore del prosciutto ma non ne vedo sulla pizza». Lei era d’accordo con me e una volta fuori ci mettemmo ad osservare il pizzaiolo. Michele notò che proprio prima di mettere le pizze nel forno il pizzaiolo vi versava sopra un po’ di liquido simile al latte. Ci spegò che era strutto e Michele si ricordò del grasso di maiale che la madre usava una volta a settimana. E così fu risolto il mistero della pizza! Lo strutto è, o è stato, la quintessenza del grasso da cucina napoletano, sebbene tristemente la maggior parte dei cuochi abbia poi optato per l’olio di oliva. Un locale ampio, adatto ai gruppi, con dei prodotti molto buoni. L’ultima volta che ci siamo stati si poteva ordinare la pizza con o senza strutto.
A Capri, Villa Verde non solo prepara pizze deliziose, ma anche ottimi antipasti. Uno dei migliori è la mozzarella di bufala con i pomodori.
Se sei a Salerno un ottimo posto per la pizza è l’Antica Pizzeria Vicolo della Neve dove si serve anche un bell’assortimento di antipasti di stagione.
I napoletani amano bere la pizza con le bollicine, dalla birra alla soda, all’acqua minerale gassata al vino frizzantino come il Gragnano, prodotto localmente con uve piedirosso e sciascinoso.
Altri vini che preferisco sono la Falanghina (ora davvero popolare a Roma), l’Asprinio di Aversa, il Lacryma Christi del Vesuvio Bianco prodotti con uve coda di volpe. Per quanto riguarda i rossi preferisco il Lacryma Christi del Vesuvio fatto con piedirosso.
Quando invece sono a New York, con la mia pizza margherita mi piace bere Barolo, Barbaresco, Taurasi, Chianti e Barbera. Sono convinto infatti che la pizza margherita è il cibo perfetto per quasi ogni tipo di vino purchè non sia di gusto internazionale o barricato.
I due posti a New York dove vado per la pizza sono Keste e La Pizza Fresca. Secondo me Keste fa la migliore pizza napoletana della città. La Pizza Fresca fa una buona pizza e serve anche altri piatti con un’ottima lista dei vini.
*Ci sarebbero decine di osservazioni di fare sul pezzo di Charles, e scatenare un dibattito sui presenti e gli esclusi da questa lista. Poi saremmo interessati al suo punto di vista sulla nuova pizzeria di Donatella Arpaia in città. La frase più interesssante, però è quella finale sugli abbinamenti: la pizza vuole vino non omologato dal gusto internazionale.
Meditate gente, meditate:-)
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