di Teresa Mincione
L’ Ame de la Terre 2004 di Françoise Bedel è un delizioso e interessante champagne dalla natura tutta biodinamica. A Cruttes-sur-Marne, un piccolo villaggio di circa 700 abitanti nel dipartimento dell’Aisne, proprio sul confine orientale della zona dello Champagne, si trova il domaine gestito (da tre generazioni) dalla famiglia Bedel.
La filosofia aziendale asseconda il desiderio di creare vini capaci di rispecchiare le caratteristiche del terroir da cui provengono gli uvaggi, ecco perché dal 1998, fra i primi della regione, tutta la produzione segue i metodi e la normativa della viticoltura biodinamica alla continua ricerca di armonia e di equilibrio per la vigna e per il vino. Promuovere gli scambi tra il suolo, il sottosuolo e l’apparato radicale delle viti consente la piena espressione del terroir attraverso le uve. Naturalmente, le vigne di proprietà sono coltivate senza uso di diserbanti o concimi chimici. La produzione ha ottenuto la certificazione “Bio” Ecocert, che fra le altre norme, impone l’obbligo di rispettare il calendario di Maria Thun per tutte le operazioni nella vigna e nella cantina e vieta l’uso di lieviti che non siano assolutamente indigeni. L’applicazione in vigna dei composti naturali con un gran numero di microrganismi che favoriscono la vita del suolo, avviene al mattino presto, prima dell’alba.
Negli 8,40 ettari dei vigneti Bedel, ripartiti in varie parcelle su entrambe le sponde della Marna, si coltivano i tre vitigni classici dello Champagne: Pinot Meunier, Chardonnay e Pinot Noir. Nello specifico, a Crouttes Sur Marne Pinot Munier e Chardonnay, a Nanteuil Sur Marne, Charly-Sur-Marne Pinot Meunier e Chardonnay e a Villiers-Saint-Denis solo Chardonnay. Tutti gli Champagne nati in questo domaine hanno il marchio RM, che attesta che il vino è prodotto dagli stessi proprietari delle vigne: Récoltant-Manipulant, appunto.
Uno dei segreti di questo calice è la composizione del terroir: argilla e calcare.
Nasce da una cuvèe per la maggior parte composta da uve nere (Pinot Munier 67% e Pinot Noir 17%). Le sue uve sono raccolte a mano negli ettari della maison, fermentate in botti di rovere e poi assemblate e imbottigliate per la seconda fermentazione in bottiglia.
Uno champagne biodinamico che racchiude tutto il fascino e il raffinato gusto dell’artigianalità e della produzione bio. Il mio calice ha una sboccatura 2015.
Un perlage quasi impercettibile. Vado oltre perché c’è molto oltre..
In un abito giallo paglierino, le prime olfazioni svelano immediatamente una complessità intrigante. Tracce di tartufo, fungo, ostrica, terra bagnata, cioccolato. Lentamente anche l’aspetto vegetale viene fuori attraverso un sottile refolo di foglia di pomodoro. Lo scorrere del tempo aggiunge un tocco leggermente salmastro. Note di sottobosco, nocciola, cacao in grani, sandalo. Non smette di incuriosire e provocare. Un continuo mutare. Nell’assaggio la CO2 è così metabolizzata che più che una sensazione di petillant, si avverte una pallida sensazione di piccantezza. La nota sapida vira quasi verso il salato, eppure mai invadente, predominante o aggressiva rispetto alle altre sensazioni aromatiche. Integro, elegante, equilibrato in ogni sfumatura e coerente gustolfattivamente. Tutto ritorna. L’arma segreta? L’ infinita persistenza che incornicia la chiusura minerale. Qualcuno potrebbe definirlo atipico nelle forme (nell’impercettibilità del perlage), ma è centrato e completo nella sostanza. Di grande vivacità gustativa e piacevole complessità olfattiva. Mai banale e scontato capace di svelare un carattere complesso e equilibrato. Un calice di grande piacevolezza e finezza che sfata quanti hanno sempre creduto, o continuano a credere, che il biodinamico sia un copione da film di fantascienza. Roba superata!
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