di Marco Galetti
Arrivo per il dolce, tieni le mie chiavi
Era tornata prima del solito perché certe cose non si improvvisano, adesso non doveva far altro che aspettare, pensava a lui, come sempre e a quello che le avrebbe fatto trovandola così, era curiosa e desiderosa di sperimentare.
Come nelle letture, nel cibo e nel vino, l’attesa dello sviluppo della trama, di un nuovo sapore, del profumo inaspettato di un vino da un calice di cristallo la eccitavano, aspettare faceva parte del gioco era il bello del gioco stesso.
Aveva pensato di farlo vedendo il Krug in vetrina, fantasticare le era sempre piaciuto, insieme al caviale ne aveva acquistate due bottiglie che ora erano al fresco in mezzo alla spesa per nutrire il corpo, stasera avrebbe nutrito lo spirito e se stessa, lui si sarebbe sicuramente gettato anima e corpo, ma soprattutto corpo, sull’inaspettato banchetto.
Rientrare a casa così presto dava una strana sensazione, era come se anche alla casa stessa fosse stata preparata una sorpresa, di solito nel pomeriggio non c’era mai nessuno, lei era rientrata prima e toccava e rimetteva a posto ogni cosa sfiorandola con le sue mani oggi ancora più belle, le lunghe dita e le unghie curatissime, lo smalto rosso fuoco pronto a dar battaglia.
Era trascorsa solo una stagione dal giorno del loro si, gli impegni lavorativi e della convivenza stavano prendendo il sopravvento, lasciandoli spesso distrutti uno accanto all’altra nel letto dopo una giornata di lavoro e prima di una notte di sonno.
Erano costretti a ritagliarsi solo brevi momenti di intensa passione, sotto la doccia bollente pensava a questo, oggi sarebbe stato diverso, aprì l’acqua gelata e si lascio colpire con forza.
Aveva riempito la casa di candele profumate e scelto con cura le poche cose da indossare che non avrebbe tolto, tacchi a spillo e autoreggenti, il trucco appena accennato, i capelli raccolti in una coda di cavallo pronti per la cavalcata, era calda, avrebbe dovuto stare attenta a non sciogliere il ghiaccio per il caviale, la mente gioca anche begli scherzi, era tutto pronto, una musica ipnotica vibrava, lei anche.
Il rumore delle chiavi nella porta l’aveva fatta sobbalzare, era nuda e bellissima illuminata dalla luce delle candele, il secchiello con il ghiaccio, i calici, i tacchi sulle lenzuola di seta, le braccia all’indietro appoggiate alla testiera del letto, alle manette non era ancora arrivata, meglio così.
Poi una voce diversa, inaspettata, capì che era troppo tardi e non si mosse, la paura, la vergogna, la follia, e mentre si apriva la porta della camera, quella frase, fredda tagliente e ghiacciata come il Krug nel secchiello
Tuo marito farà tardi, ti ho portato il radicchio rosso che ti piace tanto
Era una notte buia e tempestosa, lui rientrò stanco dopo la riunione di lavoro
Scusa ho fatto più tardi del previsto, novità ?
Niente di particolare, è venuta tua mamma, ci ha portato il radicchio
Lo so, le ho dato le chiavi io, sapendo che avrei tardato, non volevo rimanessi sola…
Hai fame?
Da lupo, sono in piedi con un caffè da stamattina, mi prepareresti qualcosa di stuzzicante, almeno a tavola…
Rimisi i tacchi e lo inondai di Krug
(parziale riproduzione del mio post “Krug in tacco dodici” già pubblicato su Armadillobar)
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