Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5. Naso 25/30. Palato 26/30. Non omologazione 31/35.
L’azienda ha ormai ufficialmente quarant’anni. Luigi è entrato nella seconda metà degli anni 90 e grazie ai consigli di Luigi Moio l’ha radicalmente trasfornata facendone una cantina di punta della nuova enologia campana tra mille difficoltà.
Non ultima la decisione di non accontentarsi, di trasferirsi nella nuova proprietà di Giungano dove l’uva è sicuramente più fresca rispetto a quella della piccola piana di Castellabate a livello del mare. Il Cenito è stato sicuramente per molti anni una delle bandiere di questo territorio pur non raggiungendo mai una notorità di massa perché cannibalizzato dai due bianchi dell’azienda, il Kratos e il Pietraincatenata.
Inoltre non è stato certo facile trovare la giusta cifra stilistica in una zona calda per un vitigno ben acclimatato in altezza e al freddo. Le difficoltà di gestione, a cominciare soprattutto dai tannini, sono decisamente superiori e non sempre la freschezza riesce a risolvere tutto.
Forse il 2006, provato come di consueto nella nostra tradizionale visista in cantina durante le Strade della Mozzarella, incontra adesso il giusto equilibrio.
La prima cosa che viene in mente quando si avvicina al naso è l’eleganza olfattiva in cui note di frutta ben matura ma non surmatura si esaltano con rimandi speziati, leggera tostatura e ricordi terrosi. In bocca il rosso si conferma da abbinamento: la materia è davvero imponente, ma per fortuna scorre velocamete grazie alla freschezza rinfrescando la memoria olfattiva e gratificandola con la giusta salivazione sino al finale pulito e certo, decisamente lungo e appagante.
Un vino da manuale, dunque, che proprio per questa sue caratteristiche deve essere speso su piatti molto importanti e strutturati. Ma anche una bottiglia che si finisce facilmente perché ha raggiunto il suo pieno equilibrio. Dunque non abbiamo ancora la possibilità di dire quanto a lungo possa evolvere l’Aglianico nel Cilento, ma questi suoi otto anni se li porta decisamente bene.
Il plus di questo piccolo produttore è stato quello di aver tenuto sempre la barra dritta sulle sue bottiglei senza cambiare in continuazione. Così facendo ha creato uno storico davvero interessante, ciascuna delle sue etichette ha la sua personalità distinta senza dover subire l’onta di variazioni improvvise. Con il passare del tempo, anche attraverso la riconversione dei vigneti, il progetto vino di Luigi e della moglie Raffaella è diventato più rigoroso, più attento alla possibilità di comunicare con precisione puntando esclusivamente su Aglianico e Fiano. Infine, last but not least, la sua viticoltura è in conversione biologica, e questo sicuramente fa la differenza in questi momenti così difficili.
Sede a Castellabate, Località Cenito. Tel. 0974.966345. www.luigimaffini.it. Ettari: 11 di proprietà. Bottiglie prodotte: 100.000. Vitigni: fiano, aglianico.
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