di Carlo Bertilaccio e Maurizio Valeriani
Capita talvolta che una degustazione, oltre che interessante, sia anche piacevole e divertente, senza lungaggini e soprattutto senza noia. E’ quel che è accaduto giovedì 6 marzo in occasione dell presentazione dei vini top di CASTIGLION DEL BOSCO, azienda-sogno di Massimo Ferragamo che ne ha fatto un modello di ospitalità e organizzazione grazie a una grande passione e a un team di tutto rispetto. Parliamo di una serata in un luogo magico di Roma: la terrazza dell’Imago, ristorante stellato dell’hotel Hassler che ha ospitato l’evento con la cortesia puntuale e attenta del patron Roberto Wirth e dello chef Francesco Apreda. In questo splendido contesto, sospesi tra Trinità dei Monti e la scalinata di piazza di Spagna, Simone Pallesi (CEO di CASTIGLION DEL BOSCO) ci ha gentilmente accolto insieme alla sua squadra e a Francesca Pelagotti, impeccabile organizzatrice dell’incontro con un ristretto gruppo di rappresentanti della stampa di settore.
Per iniziare, Simone Pallesi ci ha raccontato della grande determinazione con cui Massimo Ferragamo ha fatto nascere (nel 2003) e poi crescere un’azienda e una cantina esemplari a nord-ovest di Montalcino, nel parco della Val d’Orcia.
1800 ettari di bosco, prati e seminativi con 62 ettari di vigneti, tutti destinati a sangiovese. E per l’ospitalità, un Borgo con due ristoranti, 23 suite, varie ville, Spa e Golf Club con 18 buche. Una vera impresa che in pochi anni si è guadagnata l’attenzione e la stima di tanti frequentatori e addetti ai lavori.
Ma veniamo ai vini che, come anticipato, sono stati presentati dalla giovane enologa Cecilia Leoneschi in una sintesi garbata e asciutta per lasciare a noi ospiti lo spazio necessario a degustarli senza eccessivi condizionamenti e avere così un’idea dello stile di CASTIGLION DEL BOSCO. Il tutto con una simpatia che ha trasformato la degustazione in un interessante scambio di pareri tra amici.
I vini di quattro annate di Brunello DOCG (2009, 2008, 2006 e 2004) e due di Prima Pietra IGT (2010 e 2009, tagli bordolesi di merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc e petit verdot dei vigneti di Riparbella, in val di Cecina) sono stati assaggiati prima da soli e poi in abbinamento ai delicati piatti proposti dallo chef Francesco Apreda. Sottolineando che il 2004 è la prima annata prodotta e che i tagli bordolesi sono il primo e recentissimo risultato di un importante investimento su vitigni alloctoni, la prima generale impressione è che ciascun vino manifesti ed esprima un suo preciso carattere, certo influenzato dagli andamenti climatici e dalle diverse vendemmie ma anche molto dalla cura e dalle attenzioni ricevute in cantina (utilizzo importante ma non stravolgente delle barriques in varie declinazioni di affinamento legno-bottiglia).
E così per il Brunello, ecco il frutto un po’ esuberante nel 2009, l’eleganza e l’equilibrio nel 2008 (in una parola, la grazia), la mineralità e la speziatura nel 2006 e la grande struttura e concentrazione nel 2004. Mentre per il Prima Pietra, fatta salva la necessaria ulteriore maturazione di annate relativamente giovani, colpisce nel 2010 la prevalenza degli aromi varietali di merlot e cabernet (in particolare erbacei) e nel 2009 quella dei sentori terziari (in particolare minerali) accompagnati da tannini già piacevoli.
A questi vini si è aggiunto, infine e a sorpresa, il cru di Brunello Campo del Drago. E qui, sin dal primo impatto, ha prevalso l’emozione tipica del vino senza se e senza ma, quello che arriva direttamente al cuore, senza elucubrazioni, definizioni e distinguo: il vino in cui si fondono forza ed eleganza, profumi e persistenza, freschezza ed equilibrio. Un vino che è facile prevedere longevo, frutto di un vigneto di un ettaro e mezzo ( Campo del Drago, appunto) e che fa due anni di legno piccolo e tre di affinamento in bottiglia.
Abbiamo a questo punto chiesto qualche indicazione sui prezzi a Sabine Lodhal, simpatica e precisa responsabile Wine Sales e Mktg dell’azienda: ebbene, a scaffale, circa 30 euro per i Brunelli, 60 per Prima Pietra e 65 per Campo del Drago ( 15 per il rosso di Montalcino, non in assaggio).
In conclusione, un incontro piuttosto gradevole, e anche sorprendente, con i vini di CASTIGLION DEL BOSCO, accomunati da una caratteristica non secondaria per questi vini, in genere esaminati al microscopio alla ricerca di stupefacenti specificità: la bevibilità. Ma crediamo opportuno aggiungere , in questo caso, che quello che abbiamo riscontrato sono l’impegno, la forza e la passione che Massimo Ferragamo è riuscito a infondere in un vino bandiera del nostro paese.
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