TERRE DEL PRINCIPE
Uva: casavecchia e pallagrello nero
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
La storia ormai è stata raccontata più volte, ma cumm’è bella! Circa 15 anni fa, la giornalista (oggi vignaiola) Manuela Piancastelli sente parlare di un signore di campagna in quel di Castel Campagnano, certo Avv. Peppe Mancini, che si sta cimentando nella riscoperta di due antichi vitigni autoctoni: pallagrello e casavecchia, lo intervista e Cupido e la passione comune per la terra e per il vino fanno il resto. Parte un progetto di vita in comune a 360°. Basta guardarli negli occhi questi vignaioli per essere contagiati dalla passione che li anima. E’quanto è venerdì sera all’Enoteca L’Arcante di Angelo Di Costanzo e Lilly Avallone a Pozzuoli. Atmosfera intima, Manuela, Peppe, per tutti Mr. Pallagrello, circa 20 incuriositi ospiti e 4 vini: Fontanavigna Pallagrello bianco 2007, Castello delle Femmine 2006, blend di pallagrello nero e casavecchia, Ambruco 2006 pallagrello nero e Centomoggia 2006, casavecchia in purezza. L’occasione di questa serata è di prim’ordine: il Pallagrello, con l’Ambruco 2006, ha ottenuto il primo Tre Bicchieri del Gambero Rosso della storia. Una bella soddisfazione per questi due vignaioli che sono andati di persona a portare le carte al Ministero a Roma per il riconoscimento del disciplinare del vino “fuorilegge”. Adesso, mi dice Manuela, dobbiamo fare in fretta per il riconoscimento della doc, prima che vada in vigore la normativa europea che stravolgerà le denominazioni, giusto per chiarire un po’ le idee ai consumatori. Tutto è pronto, diamo il via. Manuela racconta la storia dell’azienda e l’avventura del pallagrello interrotta a tratti dal Principe, “il mio Principe”, precisa la vigneron dagli occhi azzurri. La storia, io l’ho ascoltata diverse volte, ma l’entusiasmo, la determinazione e la voglia di far crescere bene questi tre adorati “figli”, pallagrello bianco e nero e casavecchia, assumono ogni volta sfumatura diversa e pi˘ intensa.
Non mi soffermo sulle due etichette monovitigno ma sul blend, il Castello delle Femmine. Il nome intrigante ha una sua storia, deriva dal “Castrum foeminarum” nei pressi di Caiazzo, dove a cavallo tra XII e XIII secolo, alle ragazze veniva insegnata l’arte dell’amore e dell’esser cortigiana. Conosco già questo vino che rappresenta la fascia base della gamma. E che base. Intanto il prezzo, poco più di 6 euro dalla cantina e poi il raffronto con la qualità: straordinario. Ci sono tutte le premesse di un rosso di stoffa.
Eleganza, equilibrio e tipicità. Il colore è un rosso rubino vivace e luminoso, al naso confettura di casa, quella fatta con la frutta, seguita da un profilo speziato molto interessante per un vino cd.base. L’ingresso in bocca è morbido ed equilibrato. Una bella freschezza fa da spalla all’alcool e ai tannini ammorbiditi da 6/8 mesi di botte piccola. Un vino piacevole, bevibile a tutto pasto. Avvolge il palato e lo lascia pulito, chiudendo con una bella persistenza.
Una bella scommessa che Peppe e Manuela hanno vinto insieme con Masina, figlia di Peppe, e con Luigi Moio enologo dell’azienda e amico di sempre.Il grande Gino Veronelli sarebbe stato felice di questi successi che, del resto, lui aveva previsto. Lo abbiamo bevuto con le due entrèe studiate in abbinamento da Lilly Avallone de L’Arcante: tortino di scarola riccia “ammollicata”, olive nere e una sniffata di acciuga e polentina con ragu’ di salsiccia paesana e funghi porcini freschi. Gli occhi di Mr.Pallagrello approvano sorridenti.
Sede a Castel Campagnano, località Squille contrada Mascioni
Tel. 335.5878791
Enologo: Luigi Moio
Bottiglie prodotte: 55.000
Ettari: 11 di proprietà
Vitigni: pallagrello bianco, pallagrello nero e casavecchia
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