TERRE DEL PRINCIPE
Uva: casavecchia e pallagrello nero
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Dopo l’esordio con due bei bianchi molto apprezzati dagli appassionati, il primo lampo rosso sul mercato di Terre del Principe. Con quei vini-territorio che a noi piacciono molto: cinque euro più iva franco cantina per un blend di casavecchia e pallagrello che ha aspettato quasi due anni prima di uscire. Niente male per quello che viene considerato un vino base. Le premesse della impostazione di questo bicchiere sono nel Sèrole, bianco di struttura ancora in ascesa, e nel Fontanavigna, pallagrello bianco vinificato in acciaio che abbiamo riprovato appena quindici giorni fa senza appuntare alcun indizio della fine. In attesa dei rossi, veri fuoriclasse da acquistare en primeur, arriva dunque il Castello delle Femmine. Bel nome capace di evocare luoghi segnati dall’assenza dei maschi, così noiosi in questa loro ansia di interpretare ruoli, così fuori tempo per questa loro esigenza a cui nessuno crede più, così patetici nelle loro depressioni. In realtà il Castello delle Femmine è un sito, realmente esistito (ci sono ancora le mura) a Caiazzo, una sorta di scuola per le cortigiane, un’università dell’ars amandi dove le ragazze imparavano a fare cose molto carine così da essere pronte ad essere accolte, poi, nel castello di Caiazzo. Pare fosse un’usanza nata in Francia e arrivata nelle corti italiane tra 4 e 500….Il bicchiere ha un bel colore rosso rubino cupo, al naso ha sicuramente i soliti sentori di frutta e di sottobosco ma anche leggero speziato, terziari in evoluzione e per i quali si deve attendere l’affinamento in bottiglia. In bocca c’è freschezza, l’alcol e la morbidezza si compensano abbastanza bene: un rosso a tutto pasto da spendere sicuramente su gran parte della cucina napoletana. Confessiamo la nostra incapacità nell’individuare il ruolo di ciascuno dei due vitigni in questo blend: abbiamo ancora da studiare bene la cosa. Anche perché solo adesso si comincia ad avere un po’ di memoria olfattiva di questi due campioncini casertani: il Castello delle Femmine è stato preceduto da una bottiglia da tre litri di Casavecchia 2000, la prima vendemmia etichettata della Vestini provato da un panel delle grandi occasioni: oltre a Peppe e Manuela, Vito Puglia, Sergio Galzigna, Marco Ricciardi, Antonio Tubelli, Maristella Di Martino. Il vitigno ha urlato la sua tipicità, il colore dopo cinque anni era rosso rubino carico senza alcun cedimento sull’unghia, il naso da inseguire: dopo un primo impatto poco pulito (la storica bottiglia era stata custodita a casa mia per tre anni senza alcun accorgimento se non quello di tenerla sempre al buio), c’è stato un vero e proprio valzer dei sentori che ha disegnato uno spettro aromatico praticamente infinito e assolutamente persistente. Ma è in bocca che questo Casavecchia ha dato il meglio di se con una spalla di freschezza ancora straordinaria, la morbidezza non piallata, l’intensità e la persistenza. Un grande vino, l’ouverture di una storia lunga, credo che il suo stadio evolutivo fosse tra il giovane e il pronto. Sicuramente, insomma, il casavecchia si conferma vitigno dal lungo invecchiamento proprio come l’aglianico dal quale però lo distingue una eleganza maggiore e naturale. Così è finito uno dei venti esemplari sigillati in ceralacca da Peppe in persona. Dopo questo coinvolgimento eno-emotivo, sappiamo infatti come Peppe e Manuela hanno dovuto ricominciare daccapo, è arrivato a tavola il Castello delle Femmine. Ove si registra l’ulteriore affinamento della mano di Moio con queste uve e l’inizio di una nuova, bella, storia.
Sede a Castel Campagnano, contrada Mascioni. Tel.335.5878791. Enologo: Luigi Moio. Ettari: 3 di proprietà e 7 in affitto. Bottiglie prodotte: 16.000. Vitigni: pallagrello bianco, pallegrello nero e casavecchia
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