Castello Bonomi, il pioniere dell’Erbamat. Cuvée 1564 Franciacorta Brut Nature Millesimato 2017 Docg | Degustazione in anteprima

Pubblicato in: Bollicine
Castello Bonomi – la Tenuta

di Giulia Cannada Bartoli

Castello Bonomi si attesta tra le Maison emergenti della Franciacorta ormai da parecchi anni. L’azienda è a Coccaglio, comune situato per metà in pianura e per l’altra, sul rilievo del Monte Orfano, che occupa un’area semi collinare del margine meridionale dell’areale del Franciacorta. La tenuta si estende in un anfiteatro naturale proprio alle pendici del Monte Orfano. Il nome della cantina deriva dal castello liberty progettato alla fine dell’800 dall’architetto Tagliaferri per la famiglia del “Carbonaro” Andrea Tonelli, compagno di Piero Maroncelli e Silvio Pellico. A metà anni ’80 la proprietà fu acquistata dall’ingegner Bonomi che avviò il recupero dei terrazzamenti vitati. Nel 2008 la tenuta è stata acquisita dalla famiglia Paladin.

Casa Paladin raggruppa sotto un’unica gestione, diverse aziende vitivinicole tra Lombardia, Veneto e Toscana. Castello Bonomi conta su uno staff importante diretto da Roberto e Carlo Paladin, con la consulenza scientifica di Leonardo Valenti, docente dell’Università Statale di Milano, uno dei più autorevoli nomi della ricerca viticola. In cantina è lo chef de cave Luigi Bersini a seguire ogni passo della produzione.

I vigneti, 32 ettari in totale, delimitati da un muro a secco di metà ‘800 e circondati da un parco secolare, si sviluppano in terrazze fino a 275 metri sul livello del mare. Il suolo è di natura calcarea e gessosa, mentre il particolare microclima è quasi “un’oasi mediterranea”, grazie al Monte Orfano a nord che protegge le piante dai venti alpini; all’esposizione a sud, sud est e sud ovest che regala molte ore di sole e meno piogge rispetto ad altre zone della Franciacorta. . Le buone escursioni termiche, dovute all’altezza del monte, e il clima mite consentono una maturazione ideale per la vendemmia, che avviene manualmente e si svolge nell’arco di più giorni, così da consentire a ogni pianta di raggiungere la piena maturità tecnologica e la corretta proporzione tra zuccheri e acidità delle uve.

Il nome del vino è un vero e proprio riferimento storico, infatti, proprio nel 1564 l’Erbamat è descritto per la prima volta da Agostino Gallo, agronomo italiano dell’epoca: “Le vinti giornate dell’agricoltura et de’ piaceri della villa”, in cui nella giornata dedicata alla vite, citando Messer Giambattista Avogadro, scrive “Non manco sono buone le albamatte, atteso che fanno vino più gentile d’ogni altro bianco, ma perché tardino a maturare, egli non è perfetto fino al gran caldo, e più quando ha passato l’anno”. Nel 1897 l’autore bresciano Solitro nomina l’Albamatto o Erbamatto tra i migliori vitigni del Garda.

In vigna si lavora in regime biologico con grande attenzione alla sostenibilità ambientale. Le diverse parcelle sono vendemmiate e vinificate separatamente per esaltare al massimo le micro-peculiarità del territorio. L’inerbimento dei vigneti avviene con leguminose annuali auto riseminanti.

Veniamo alla novità Erbamat: 45% Chardonnay, 45% Pinot nero (l’enfant terible) e, appunto, 10% Erbamat.

L’Erbamat è un vitigno che è stato inserito nel disciplinare di produzione del Franciacorta nel 2017 e che può essere utilizzato nella quantità massima del 10%; seppur in crescita il vitigno rappresenta una percentuale molto contenuta del vigneto franciacortino, se ne contano, infatti, circa una trentina d’ettari. Castello Bonomi è una delle cinque aziende che dieci anni fa decise di appoggiare il Consorzio di Tutela nella più grande sfida intrapresa dal territorio: recuperare e valorizzare questo autoctono bresciano.

La varietà presenta un grappolo di dimensioni abbastanza importanti; è un vitigno a maturazione tardiva, la vendemmia, infatti, ha luogo con circa un mese di ritardo nell’area del Monte Orfano, rispetto a chardonnay e pinot nero.

E’ un’uva ricca in acidità, in particolare grazie all’elevata presenza (6 – 7g/l a maturazione) di acido malico negli acini. L’Erbamat si esprime bene su a suoli sciolti e poco fertili,  e resiste bene allo stress idrico. Proprio l’acidità nelle basi spumante è un elemento fondamentale per conferire freschezza e longevità e va quindi preservata il più possibile.

La spiccata acidità consente inoltre di dare un contributo di freschezza alle basi senza però stravolgerne il profilo, grazie alla sua neutralità aromatica di base.

Castello Bonomi alleva un ettaro e mezzo a Erbamat. L’obiettivo è arrivare a una superficie vitata che rappresenti il 10% dell’intero vigneto aziendale, ulteriore dimostrazione della volontà di scommettere su questo vitigno e il suo valore. Le uve Erbamat sono coltivate in prossimità della cantina e nella parte più alta della tenuta, su vigneti terrazzati con esposizione a ovest e allevati a Guyot.

Impegnata da oltre 10 anni nella sperimentazione, Castello Bonomi è stata l’unica azienda a spumantizzare l’Erbamat in purezza nel 2011 (come V.S.Q.) e a continuare, potendo vantare oggi  una verticale completa, indispensabile per analizzare le caratteristiche e il potenziale di questa varietà.

Ecco le percentuali delle diverse annate, catalogate naturalmente come V.S.Q.:

2011: Erbamat 30 %, Chardonnay e Pinot Nero al 35 %.

2012: Erbamat 36 %, Chardonnay e Pinot Nero al 32 %.

2013: Erbamat 36 %, Chardonnay e Pinot Nero al 32 %.

2014: Erbamat 32 %, Chardonnay e Pinot Nero al 34 %.

I vigneti sono stati impiantati dal 1993. L’annata 2017, in Franciacorta se la ricordano bene: una gelata a fine aprile ha scombinato le previsioni, con riduzioni di produzione quasi del 50%. La vigna del Monte Orfano di Castello Bonomi si è salvata donando uva di grande qualità.

Vinificazione: vendemmia selettiva e scaglionata, con grande attenzione alla pressatura e al frazionamento dei mosti. La raccolta manuale dello Chardonnay è avvenuta all’inizio di agosto 2017, seguita dal Pinot Nero a fine agosto e, a settembre, dalla (limitata quantità) di Erbamat. Dopo la raccolta, le uve sono state sottoposte a pressatura soffice. Ogni parcella di vigna è stata vinificata separatamente, con fermentazione e successivo affinamento in vasche di acciaio inox a temperatura controllata, per non favorire la fermentazione malolattica. Il mosto fiore dello Chardonnay e una parte dell’Erbamat hanno fermentato e affinato per 7 mesi in barrique. Il Pinot Nero, invece, è stato vinificato in bianco e affinato in vasche di acciaio inox.

La spumantizzazione prevede un affinamento sui lieviti di quasi 60 mesi. La sboccatura ha avuto luogo nell’ottobre 2023, senza alcun dosaggio in aggiunta.

Il primo spumante quindi con la più alta percentuale di Erbamat (10%) per un Franciacorta. La presenza dell’Erbamat in questa percentuale conferisce al calice un “boost” verticale che fa di questo vino, un esempio da seguire per un nuovo concetto di territorio che si adatta al cambiamento climatico che non può più essere ignorato. Un  quadro organolettico diverso e più marcato, è ciò che le aziende del Franciacorta stanno cercando, non solo per adeguarsi alle problematiche derivanti dal cambiamento climatico, (ndr. al quale i vitigni autoctoni meglio si adattano) ma anche, per distinguersi da altri areali spumantistici in crescita.

La degustazione

La famiglia Paladin presenterà lo spumante dal 13 al 15 settembre prossimi, dunque la nostra degustazione è un’anteprima!

Ogni anno, nel mese di Settembre, per due weekend consecutivi, si svolge il Festival del Franciacorta che coinvolge la maggior parte delle cantine della denominazione. Durante il Festival è possibile fare visite guidate e partecipare a degustazioni ed eventi.

A maggio avevo assaggiato un Franciacorta con soltanto l’1% di Erbamat, che mi aveva colpito particolarmente per equilibrio e freschezza.

Dalla vendemmia 2017, il Dosaggio Zero di Castello Bonomi si evolve per esprimere in modo più autentico i vitigni utilizzati, diventando così Cuvée 1564 Franciacorta Brut Nature.

Il calice si presenta giallo paglierino intenso e luminoso con riflessi dorati. Il perlàge è fine e persistente, il corpo appare ben presente già allo sguardo (12,5%).

Il naso esordisce con delicate sensazioni floreali  che evolvono presto in note agrumate e sbuffi minerali, per proseguire, ancora, con erbe officinali e aromatiche. Il quadro olfattivo riflette un raro equilibrio aromatico: la gentilezza dei fiori bianchi si sposa perfettamente con i sentori più esuberanti della frutta tropicale. Ne deriva un profilo assolutamente elegante accompagnato, in evoluzione, da delicate note candite, mielose e di pasticceria con un accenno di lieve tostatura, in perfetto equilibrio con le note citrine e i sentori aromatici di timo e melissa.

Il palato esplode con inebriante acidità dovuta alla presenza dell’Erbamat. Il sorso si distingue per equilibrio acido, eleganza, lunghissima persistenza e pulizia. La bocca è fresca, agile, tesa e sapida, in equilibrio con la morbidezza. Il finale è lungo, citrino e minerale. La nota agrumata si fa sempre più presente in perfetta coerenza con le sensazioni retronasali. In bocca ha una bella texture cremosa.  Il punto di forza è  proprio la coerente simmetria gusto olfattiva.

Siamo davanti a un Signor Franciacorta, che si distingue per l’importante presenza di Erbamat che concorre alla particolare freschezza e a una sicura longevità.

La combinazione tra finezza e ricchezza di sfumature disegna un profilo seducente  che non fa leva sulla potenza, ma sull’eleganza dei particolari. La riscoperta di questo vitigno può essere una buona occasione sia,  per valorizzare il territorio franciacortino facendone un sorprendente marcatore di tipicità, sia, per ovviare ai cali della freschezza dovuti al rialzo delle temperature.

 

Abbinamenti

Perfetto con antipasti a base di salumi tipici come il salame di Montisola e la Ret, se si vuole cercare l’abbinamento territoriale.  Il salame, prodotto sull’isola lacustre più grande d’Europa, è ottenuto con la carne di maiali cibati con castagne e granturco e con l’aggiunta di aglio schiacciato e un misto di spezie segrete. In piena fase di affumicatura il salame viene appeso per una notte in una stanza apposita (la “cà del salam”), ovvero una cantina in pietra e camini accesi  con fuoco costante, alimentati con legno di olivo, alloro e bacche di ginepro.

La Ret è il salame tipico di Capriolo, Comune della Franciacorta a due passi dal lago d’Iseo. Si tratta di un insaccato tutelato dal marchio De.Co. (Denominazione Comunale) con una particolarità oggi sempre più rara: quella delle dimensioni importanti. Il sapore è ottenuto grazie all’uso di salvia locale o scorza di agrume, oltre che a sale, spezie, aglio locale e a una buona dose di vino Curtefranca bianco.

Sicuramente eccellente con piatti di lago e di mare.  Lo vedo anche su primi piatti semplici e aromatici senza pomodoro, come tagliolini con bottarga di tonno e limone. Vista la struttura e cremosità, il calice non teme sapori decisi, perché no, con il Calamaro alla brace, zucchine alla scapece, lardo di montagna e composta di cipolla di Angelo D’Amico a Locanda Radici, o con i Cavatelli freschi, seppia, bottarga di muggine, zucchine e fiorilli di Gianluca D’Agostino a Napoli.

Possiamo anche azzardare la nostra mozzarella di bufala e – parlando di pizza – la Pala, di Antonio Polichetti, “Seppie Nocerine”: provola di mucca, cipollotto nocerino brasato, tagliatelle di seppie, ventresca di tonno, crema di zucchine alla Nerano, basilico fresco e olio Evo Cilento Dop.

Posizionamento a scaffale sui 40,00 €

La cantina, come la gran parte delle aziende franciacortine, svolge un’importante attività di accoglienza ed enoturismo.

La degustazione del 2022

Castello Bonomi, via San Pietro 46, Coccaglio 25030 (Bs) – +39.030.7721015 info@castellobonomi.it www.castellobonomi.it  Ettari 32 – ettari a Erbamat 1, 5- vitigni: chardonnay, pinot nero, erbamat- Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah e Petit Verdot per vini fermi Igp Sebino. Enologo Luigi Bersini – bottiglie Cuvée 1564 Brut Nature 3.200 produzione totale: circa 200.000 bottiglie.

 


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