di Antonella D’Avanzo
Nell’incantevole e magico scenario del Castello dell’Abate a Castellabate, in provincia di Salerno, ha avuto luogo la quarta edizione del Premio Pio Alferano organizzata dalla Fondazione in memoria di Pio Alferano (Generale dei Carabinieri che si è distinto per l’impegno a tutela della legalità e dell’arte) e della consorte Virginia Ippolito, in collaborazione con il Comune della città cilentana.
Nel corso della serata, presentata da Nicola Porro giornalista e conduttore televisivo, Vittorio Sgarbi Direttore Artistico della Fondazione, ha consegnato il premio a otto personalità del mondo dell’arte, dei media e delle istituzioni e ad un comune, la città di Urbino, che si sono distinti per l’impegno nel sostegno dell’arte e nella tutela del patrimonio artistico e naturale in Italia e nel mondo.
Con questa edizione, anno dell’Expo, uno sguardo anche alla gastronomia rappresentata nella rosa dei premiati da Oscar Farinetti fondatore di Eataly e Fulvio Pierangelini, chef simbolo della cucina mediterranea il cui nome è legato al celebre Gambero Rosso che definisce la cucina “una storia di donne”.
Le motivazioni.
Oscar Farinetti. Esempio di pura energia, di creatività e di fantasia, anche nel rendere utile il bello, bello il buono, nella perfetta coscienza del privilegio di essere italiano. Patriota, piemontese, quindi senatore del Regno del buono e della bellezza. Ogni volta che l’ho ascoltato ho sentito il compiacimento e la certezza di quello che so e di quello che sono. Farinetti ha la lucida intelligenza di chi conosce per cambiare. Cavour sarebbe stato orgoglioso di lui, Garibaldi l’avrebbe voluto con sé nel processo di unificazione dell’Italia. L’Italia ha ancora bisogno di essere unita attraverso la piena considerazione della sua infinita varietà, in ciò che la natura produce, in ciò che l’uomo crea. Farinetti ha una visione positiva e alta dell’Italia. Ne ha accresciuto la conoscenza in tutto il mondo e ha voluto che essa fosse unica e distinta all’Esposizione universale di Milano, affiancando ai prodotti della terra e alla loro elaborazione nel cibo le testimonianze della sensibilità dell’uomo e la loro meravigliosa espressione nell’arte. Eataly è l’affermazione dell’Italia nel mondo.
Fulvio Pierangelini. È consuetudine considerare i grandi cuochi persone autorevoli per la capacità non di preparare cose buone, come probabilmente era un tempo, ma per indicare scelte di vita e, propriamente, di gusto. Ne è un esempio la considerazione in cui sono tenuti, certamente personaggi, Arrigo Cipriani o Gualtiero Marchesi, per parlare di quelli radicati in una storia consolidata e vincente. Della generazione più giovane ha raggiunto grande autorevolezza, forse più di ogni altro, Fulvio Pierangelini, il cui nome è legato al mitico Gambero Rosso, che ha l’aura di un movimento importante per la cultura italiana. Gambero Rosso è una filosofia di vita come Slow Food e Fulvio è un profeta. Toscano. Quando andai a trovarlo la prima volta, ed ero già Sgarbi, mi avvicinavo a San Vincenzo dov’era il suo celebre ristorante, come a un santuario. Sentivo che la mia non era soltanto la visita a un ristorante e l’incontro con un ristoratore, ma un’esperienza più ricca e complessa. Pierangelini indicava a me e ad altri una visione e tuttora la indica con la serietà, il divertimento e l’ironia di un ragazzo che vuole cambiare il mondo.
Il cibo è stato anche il tema del Concorso d’arte le cui opere sono state esposte nella prima delle tre mostre inaugurate da Vittorio Sgarbi e Camillo Langone: Su tela e su tavola, Mani e Papi, Sogni acrobatici.
Gli artisti premiati sono: Rocco Normanno, Testa di bue, olio su tavola; Carlo Guarienti, Senza titolo, tecnica mista su pannelli; Roberto Rampinelli, Tavola imbandita, colore ad acqua su tavola; Pino Deodato, Oro zecchino, terracotta policroma ex aequo con Franco Matticchio, Minestra ciclabile, acrilici su tela.
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