Via Strangolagalli, 4
Tel 0823.878277 Fax 0823.868122
Per prenotazione chiamare 349.7874994
www.lecampestre.it
Qui la prima scheda dell’agriturismo le Campestre
Cresce, dicono le statistiche, l’interesse degli italiani per il turismo verde, per le brevi puntate nella campagna a contatto con gli animali e alla scoperta di prodotti e persone. E l’offerta gli viene dietro.
Non più un fenomeno che interessa un’elite di persone colte, ma un fenomeno che coinvolge fasce più ampie della popolazione. “La corsa all’agriturismo” con la proposizione di un’offerta ristorativa che dovrebbe valorizzare le risorse tutte interne di un’azienda agricola spinge molti all’improvvisazione. Se la parola d’ordine per chi ricerca un rifugio nella natura è sicuramente “autenticità”, una breve ricognizione al panorama campano delle aziende agrituriristiche suggerisce di andarci con i piedi di piombo. E’ facile incorrere in ristorantoni con una cucina pseudo contadina senza nessuna proporzione plausibile tra prodotti e coperti.
Le Campestre, l’agriturismo della famiglia Lombardi a Castel di Sasso dalla fine degli anni Novanta è uno degli indirizzi sicuri per chi cerca un’autentica immersione della vita di campagna accoltida chi ha fatto della terra cultura e raffinata conoscenza delle regole della qualità e della professionalità in ogni fase della lunga filiera che porta i prodotti in tavola. Una naturale predisposizione al sorriso, al servizio, all’ospitalità e al buon gusto fanno il resto.
Da quando Fabio, il fratello, ha lasciato prematuramente questa terra, su Manuel è piombata tutta la responsabilità di un progetto che è buono, pulito e giusto. E, quindi, impegnativo. Il conciato romano che Fabio, giovane casaro, ha contribuito a valorizzare è il motore dell’azienda che vede al lavoro dal nonno Antonio di 88 anni al piccolo Francesco di 7 mesi, figlio di Manuel ed Eulalia, che suo malgrado divide le attenzioni della mamma con la cucina dalla quale è completamente assorbita nel week end.
Nel mezzo c’è la generazione rappresentata da mamma Liliana e da papà Franco, entrambi dediditi alla promozione del Conciato e all’aiuto in cucina. Dal canto loro, accompagnate dai pastori e dai cani, di questi tempi, le pecore, senza le quali il formaggio non si farebbe, escono la mattina all’alba e tornano nel tardo pomeriggio dopo una lunga giornata a brucare nelle praterie sulle colline di fronte all’agriturismo. Tra circa 13 mesi, l’erba fresca e saporita della quale hanno fatto banchetto in questi giorni, darà vita alla più felice espressione di questo formaggio presidio Slow Food: quella di maggio.
E’ sorprendente vedere come sia semplice, e perfino ridotto nelle dimensioni, il laboratorio dove nasce questo formaggio per il quale parole e apprezzamenti non si contano. Due piccole stanze immacolate, una serie di bacili e alcuni orci. Tra questi ultimi, quello grande che contiene fino a 70 pezzi per volta e che viene rivoltato a mano ogni 25 giorni per consentire una uniforme distribuzione della concia.
La tavola
Il pranzo a Le Campestre non riserva grandi sorprese se non quella che tutto ha il sapore di quanto enunciato nel nome. Tra gli antipasti: Fior di sale con pomodorini, Olive caiazzane con mele sottaceto, Pizza di ricotta con erbette e pane raffermo, Cavoli rossi in umido, Salsiccia e pancetta di maiale nero casertano, Zuppetta di legumi con castagne, Crostini di pane di casa con olio extravergine di oliva di Caiazzana. In un cestino, con quello di farina bianca, un pane integrale che, fatto sempre con la farina dei Lombardi, viene portata a molire a Baia e Latina in un torchio manuale.
Tra i primi: gli Strascinati con salsiccia di cotica e carciofi e Fusilli al sugo tirato al Casavecchia e ciccioli di salsiccia. Il menù, che, ovviamente, varia di continuo in base alla disponibilità dei prodotti, chiude con un Agnello o Arista di maiale al forno con contorno di patate. Infine: mela annurca al forno caramellata all’Asprinio, ciambella al limone, limoncello di casa e caffè.
Gli animali e le piante di casa Lombardi
Che animali e che alberi vi aspettate di trovare a Le Campestre dopo che avete consumato un pasto del genere? Ci vuol poco a capirlo: pecore (abbiamo detto 170) da latte, agnelli, i famosi “pelatelli” (maiali neri) e magari qualche asino. Esattamente quello che troverete se vi incamminerete per uno dei sentieri segnalati con precisione da semplici cartelli in legno intagliato. Che le pecore stiano pascolando nei paraggi e stiano tornando lentamente all’ovile dopo pranzo, poi, lo verificherete sentendone i campanacci da lontano suonare oltre il ruscello nei cui pressi, come ho fatto io, vi sarete straiati. Nel limoneto vi imbatterete uscendo dal laboratorio del formaggio. E il vino? I due ettari di vigne esposte a Sud ve li troverete sotto il naso tirando un occhio oltre il parapetto della gran terrazza del ristorante decorata con i mazzi giallognoli di pomodori del Piennolo d’inverno. Noterete che la fioritura è da poco finita sulle piante di Casavecchia e Pallagrello. Gli ulivi, della varietà caiazzana e leccina, invece, hanno ancora fiorellini e insidiano gli allergici di turno. Nei pressi delle altalene e degli altri giochini per lo svago dei bambini, ci sono, poi, i vari orticelli provvidi di verdure. Tutto qua.
Conclusioni
Arrivata a Le Campestre mi accoglie Manuel con gli occhi vivaci di sempre, mi stringe la mano con tanta forza da accartocciarmela. Mi ha detto al telefono che mi troverà un posto in terrazza. Mentre bevo il suo Casavecchia in purezza, austero e muto come è questo vitigno e considero quanto sia incredibile la sua capacità di esaltare la pancetta e il salame di nero casertano, penso: “lo sapevo che fosse’ buono, pulito e giusto, questo posto, ma nessuno mi aveva detto quanto fosse bello!”.
Il ricordo di Fabio Lombardi scomparso prematuramente nell’ottobre 2007
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