Antica Trattoria Innarone Casolla di Caserta
Via San Pietro ad Montes 11
Tel. 0823.386454
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Aperto sempre
Pizza da 3,50 a 9 euro
Pasto in trattoria sui 30 euro
di Tommaso Esposito
Ecco, ci sono dei posti che vorresti avere sotto casa.
Così, tanto per sentirti sempre in famiglia.
D’inverno vicino al focolare.
D’estate immerso nel verde del grande giardino.
Ma non sempre è possibile.
E allora basta fare qualche kilometro per salire qui, poco lontano dal centro di Caserta.
Un piccolo borgo che ha origini romane.
C’è ancora un tempio pagano che si nasconde tra i muri della parrocchia.
E c’è l’Antica Trattoria Innarone, che sta per Gennarone, papà di Giovanni e nonno di Daniele Vanore che da lui hanno ereditato arte e parte.
Siamo un una rustica casa a corte con tanto di campagna alle spalle e una serie di sale interne.
L’arredo è quello di una villa padronale.
Tanti mobili e oggetti di antiquariato che hanno il loro fascino.
In cucina c’è mammà Maria che cura i piatti, in sala ci sta il fratello Francesco, papà e Sabrina la fidanzata.
I sapori sono quelli di una volta: dai pancotti, alla minestra con patate e broccoli, alla farenata con rraù, alle frittate di cipolla, patate, maccheroni. La caciotta del casaro accanto è formidabile.
Poi c’è il piatto di lagane e fagioli o gli arrosti di carni dell’aia.
Ma stasera siamo per assaggiare la pizza di Daniele.
Lui ha scelto di fare pizzaiolo dopo essere stato cuoco e cameriere.
Dice che questo è l’unico modo per saper fare bene le cose in questo mestiere.
Ovviamente ha imparato a stendere e ammaccare dal pizzaiolo che prima stava qui.
Poi ha fatto un giro di addestramento per qualche pizzeria storica casertana.
Ha le idee chiare.
Tra l’altro qua c’è la tabella della AVPN Verace Pizza Napoletana.
Idee chiare, dicevo, giacché oltre alla proposta tradizionale lui punta a creare cose nuove e insolite.
Ragiona sul prodotto.
Da quello recuperato da filiera ultra corta, l’orto di casa o i campi del borgo, a quello acquistato nei viaggi in Italia come il salame d’oca e la rosa, il radicchio, di Gorizia.
L’ingrediente principale deve essere esaltato, non mortificato sulla pizza.
Poco pomodoro. Non deve essere invadente.
E poi latticini di qualità.
Il suo fiordilatte è veramente buono
Nascono così pizze del tipo Pesto di ortiche e salame di suino di nero casertano.
Eccola.
L’impasto è fatto con una farina 00, a mano.
Lunga lievitazione.
Struttura con cornicione non eccessivo, morbida, scioglievole
Veramente saporita.
Poi c’è la pizza della settimana con pomodoro giallo e fegato d’oca.
Oppure quella con la scarola riccia.
Ecco, due ingredienti soltanto.
Il gioco rende e non stanca, anzi invita a fare un giro pizza, a condividere l’assaggio.
Si finisce con una pastiera di riso, l’alternativa al grano, cioccolato e biscottini di pasta frolla.
E due elisir di intensamente aromatici.
Quello di mirto raccolto a Casolla e il nocillo.
Insomma quassù si può pure restare un giorno intero o una notte.
Intorno a questa tavola può calare il tramonto e sorgere l’alba.
Non ve ne accorgete mentre Daniele e Giovanni vi coccolano e vi raccontano storie.
Quelle del tempo della tavola di ieri, di oggi, di domani.
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