di Nicola Nicoletti
Un campo di biondo grano, un enorme campanaccio che dà il via: otto le squadre in corsa per aggiudicarsi la vittoria. Uomini, donne, ragazzi e vecchi, paesani e stranieri. Sono 25 per ogni squadra, comprendono gente del rione e dei paesi gemellati in un abbraccio che è condivisione, amicizia, passione comune. Arrivano dalla Sicilia e dalla Toscana a Caselle in Pittari, un paese-campagna che racconta da un decennio cos’è l’amore alla terra e al grano. Siamo tra il golfo di Policastro e la stradine che portano al Cilento interno, quello del monte Cervati e delle sue vette. Si vedono almeno 400 persone tra partecipanti e turisti arrivati nel Cilento per l’evento-simbolo dei grani antichi e della cultura contadina.
Il tifo è da stadio mentre Antonio Pellegrino, lunghi cappelli e barba fluente, grida la partenza delle squadre nel bel mezzo del grano. Si corre, si taglia e si fa gioco di squadra. Le falci volano nelle mani degli uomini che mietono il grano e le donne al volo, lo legano in gregne (fascine). Poi lo trasportano in un luogo stabilito della pista e si costruisce la vurredda. Vince la squadra che per prima finisce di mietere la propria porzione (450 metri quadro per pista) e lo sistema nella vurredda. Sudore e urla coinvolgono paesani e curiosi ai bordi del percorso. Due speaker dall’alto di una postazione spiegano il tutto ai presenti. Si assiste con curiosità sotto un sole caldo ma non molesto.
Alla fine è festa grande di paese. Prima della musica e della mangiata, un paio di enormi buoni arrivano a mietere il grano, memoria di come nei secoli qui l’uomo e le bestie si sono aiutati per essere sfamati da una natura generosa.
Il palio del grano è un evento voluto dalla Pro Loco di Caselle per unire uomini e terra, giovani e vecchi, tradizione e quotidiano. Clima da folk-beat, tra la Bassa di inizio secolo e le contee americane. I giovani hanno barbe e capelli lunghi, cappelli in paglia con tshirt della pro loco, mentre le donne sono vestite con gonne lunghe e capelli racchiusi da fazzoletti colorati.
“Gli Appennini così parlano una lingua comune e una nuova linfa anima le aree da sempre considerate marginali. Il palio del grano può tutto questo. Può avvicinare i nostri giorni all’alba delle prime società agricole e proiettarle in un futuro da protagonista in una rinnovata visione ecologica del mondo e nelle relazioni sociali”. Studi da filosofo, Pellegrino crede con tutti i giovani della Pro Loco a un progetto-manifesto per la sua terra e per il suo futuro.
Senza gara, per la stragrande velocità impiegata per eseguire tutti i passaggi per tagliare e accumulare il grano, vince il rione Chiazza con Castel Ruggero e Sassinoro (Bn), una vittoria a lungo attesa in una competizione con il rione Maronna ra Grazia con San Giovanni a Piro e Terranova del Pollino (Pz), Rione Urmu con Sanza e comunità siciliana delle Madonie (Pa)- rione Taverna con Monte San Giacomo e Tularù, Rieti- rione Pantanedda con Rofrano e comunità dell’Aspromonte (Rc)- rione Scarano con Atena Lucana e Conversano (Ba)- rione Forgia Mardedda con Massicelle e Bagno a Ripoli (Fi)- rione Castieddu con Sicilì Morigerati e Ruviano (Ce).
Un evento da porre come manifestazione sincera di un territorio, più di 100 sagre, convegni, proclami e parole al vento.
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