VESTINI CAMPAGNANO
Uva: casavecchia
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
E’ sempre affascinante studiare l’evoluzione del vino del tempo, direi decisamente che è questo l’aspetto che mi piace di più: la mente torna indietro all’anno della vendemmia, si ricordano le persone che non ci sono più, si fa anche una sorta di bilancio di se stessi, in fondo al bicchiere lo scorrere delle stagioni e delle emozioni. E, a parte questi segni soggettivi dell’animo, è naturalmente decisivo provare ilcomportamento delle uve, soprattutto di quelle che, come in questo caso, sono assolutamente nuove. Di cabernet sauvignon, pinot noir, chardonnay, si sa praticamente tutto perché i francesi ci studiano bene da oltre duecento anni, adesso qualcosina si conosce anche dell’aglianico e della falanghina, ma il casavecchia è sicuramente un vitigno ancora misterioso, qualcuno ha messo addirittura in dubbio che si tratti di una uva tipica secondo la tipica declinazione autolesionista del Mezzogiorno che obbedisce al comando animale di distruggere tutto quello che è stato inventato dagli altri vicini. Il Casavecchia 2000, una magnum, fece buona mostra di sé anche se la pulizia olfattiva al primo impatto non era di quelle migliori, poi il vino ha mostrato carattere sia al naso che al palato dove la freschezza era ancora ben sostenuta con i tannini non completamente risolti. Ma quella era, forse, in assoluto, la prima vinificazione fatta dalla Vestini Campagnano. L’annata 2001, come è noto, ha invece rappresentato il boom di questo vitigno grazie ai riconoscimenti della critica e al successo di pubblico: l’abbiamo riaperta con grande curiosità al Tre Olivi del Savoy di Paestum e dobbiamo confermare quel che altri hanno scritto, cioé che si tratta di un vino importante, imponente,complesso, sontuoso, capace di affrontare piatti ben strutturati. Rispetto alle versione 2000, la 2001 a cinque anni di distanza conserva l’elemento base del suo successo, il buon equilibrio tra la finezza, l’eleganza e il corpo, ossia l’alcol e i tannini pur essendo presenti in maniera marcata sono ben equilibrati dalla freschezza che tiene sotto controllo anche gli zuccheri dell’uva. C’è dunque tanta intensità, poi la persistenza, sia al naso che al palato, con spiccati sentori di frutta matura, liquirizia, cacao, pepe bianco, un po’ di cannella, poca vaniglia, poi ancora un po’ di tabacco, cuoio: ci ha colpito più di tutto la freschezza della frutta, davvero singolare in un vino che ormai ha comunque compiuto il quinto anno. L’abbiamo scritto più volte, la 2001 è stata forse l’annata migliore di cui ci siamo occupati, ma il Casavecchia, c’è ancora la mano di Moio in questa versione perché non era avvenuta la separazione societaria, si presenta senza un minimo, dico minimo, segno di cedimento, proprio come accade ai Taurasi di Antonio Caggiano. Dunque una bella conferma ed una esatta corrispondenza tra la fiducia non tradita di un giudizio emesso qualche anno fa: direi anzi che il vino è migliorato grazie al completo assestamento tra i sentori del legno e quelli del frutto. E, per affrontare un altro discorso, ecco un vino in cui un prezzo alto è più che giustificato: pagarlo anche 40, 50 euro significa affrontare il giusto costo di una emozione unica, tipica, di qualità, da vivere in un momento speciale, una ricorrenza o un piatto importante.
Sede a Caiazzo. Via Barraccone, 5 frazione Santi Giovanni e Paolo. Tel. e fax 0823.862770.www.vestinicampagnano.it Enologo: Paolo Caciorgna. Ettari: 5 di proprietà. Bottiglie prodotte: 50.000. Vitigni: pallagrello bianco, pallagrello nero, casavecchia.
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