Nel vino ci sono storie che non toccano il bicchiere, lo sfiorano, esistono prima di esso e delle vendemmie che scandiscono gli anni delle vigne.Una di queste storie l’ho scoperta percorrendo i sentieri tra i vigneti di Casa di Baal, a Montecorvino Rovella nel Parco Regionale dei Monti Picentini, al fianco di Francesca Salerno, su quella terra calpestata da decenni dalla sua famiglia tra frutteti, olivi e vigne.La coltivazione dell’ulivo è oggi l’attività principale della famiglia che col suo marchio “L’Oliveto” produce con un proprio impianto l’olio extra vergine di oliva, un prodotto delicato ricavato dalle varietà Rotondella, Frantoio e Leccino.
La superfice vitata oggi rappresenta meno di 5 ettari ma gestita con grande passione sin dal 2006 quando è nata Casa di Baal, nome che richiama nel suono il nome del patriarca Annibale Salerno, che vede affiancarsi le principali coltivazioni di Fiano ed Aglianico, con i rossi Barbera e Merlot ed i bianchi Moscato e Falanghina
In cantina incontriamo il padre Annibale, condottiero della storia dell’azienda e della sua famiglia, le mani solcate dalla fatica per l’amore della terra, una storia scritta sulla pelle.
Francesca, versando un calice del loro Fiano, mi racconta della loro storia di figli di agricoltori, delle sue sorelle e fratello, storie non solo fatte di lavoro ma anche di opportunità, quella datale di poter studiare, di scegliere di non occuparsi dell’azienda di famiglia, di andare a studiare lontano ma con un messaggio dentro che la legava a quelle piante e paesaggi.
È questo “lontano” dai propri luoghi che custodisce una piccola storia in quella grande di una famiglia e mi viene raccontata mentre sorseggio l’annata 2013 col pane condito con il loro olio, erano gli anni dell’università, del tempo lontano da casa, dei pasti da soli l’uno dagli altri.
Ma c’erano poi le domeniche, un giorno in cui quando poteva, Annibale e la moglie Anna percorrevano l’Italia, dal Salernitano, di notte, fino alla Toscana o Umbria, un viaggio di un’intera notte che vedeva l’alba negli occhi delle figlie, quei chilometri percorsi per poter riunire almeno per un istante la loro radice, per poter pranzare insieme, gesto spesso sottovalutato nella sua semplice importanza.
E poi quel doversi lasciare nello stesso giorno perché la campagna dà frutti ma richiede dedizione senza compromessi, ma c’era quel rincontrarsi per ribadire che le distanze non ci sono, che i grappoli seppur distanti appartengono alla stessa pianta, quel sentirsi parte di un unico raccolto.
Quest’intimo appartenere alla terra ha riportato Francesca, dopo gli studi di economia ed altre esperienza lavorative, alla propria casa fatta non solo di mattoni ma di vocazione ed amore per la natura.
Il loro Fiano li identifica con i suoi profumi essenziali di frutta rispettati dall’uso del solo acciaio, la roteazione nel calice non pesante e l’assaggio con un impatto di freschezza iniziale che finisce riproponendo un frutto non eccessivamente maturo e mineralità, in bocca morbido e piacevole per nulla pretestuoso ma vestito di sincerità.
Il commiato è non solo dalle persone ma anche dalle loro storie cioè i ricordi che rimangono, il mio ricordo sono due immagini : un bouquet di basilico dono della moglie di Annibile da cui ho ricavato un delicato pesto e l’immagine di Francesca abbracciata a suo padre, lei in attesa del suo bambino…
In un abbraccio la loro storia, lui radice, lei la voglia di tornare e tra loro l’invisibile che è il futuro, quella sensazione che qui è sospesa sulla danza delle argentee foglie di olivo…
Casa di Baal
Macchia di Montecorvino Rovella
Via Tiziano, 14
www.casadibaal.it
Enologi: Gennaro Reale e Fortunato Sebastiano.
Ettari: 30 di cui 4,vitati.
Bottiglie prodotte:25.000.
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