di Tommaso Esposito
Il passaggio è obbligato.
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Due canzoncine scritte da lui.
Quanno nascette Ninno
Fermarono i cieli la loro armonia.
Furono ispirate dalla narrazione di Luca e Matteo, ma anche da quella di Giacomo, il proevangelista.
Un testo apocrifo mai ricondotto nel Libro Nuovo.
Cosa accadde in quella notte?
Dio si manifestò sulla terra attraverso il Bambinello, ‘o Ninno.
E si invertì l’ordine naturale della cose.
Era notte e parea miezjuorno, se scetaje l’auciello cantanno na forma tutta nova.
S’arrevotaje tutto ‘o munno:
La pecora pasceva co lione;
Co’ o caprette – se vedette
O liupardo pazzeà;
L’urzo e o vitiello
E co’ lo lupo ‘npace o pecoriello.
E le stelle non stettero a guardare, giacché:
Fermarono i cieli la loro armonia cantando Maria la nanna a Gesù.
Il Cosmo?
Sospeso.
Screenshot.
E come fu colta Napoli?
Sta tutto scolpito sul presepe.
‘O presebbio è il trionfo della gola.
Il Theatrum delle cibarie.
Una grande tavola imbandita.
Summa gastronomica. Metonimie, particolari occupanti la scena: quarti di manzi, testine di vitello, salsicce e soppressate, formaggi ed ortaggi, fiori e frutta, piatti e scodelle, fiaschi e bicchieri.
Vivono nature morte.
Ossimoro? Macché.
Attorno alla natività si agita la vita di una irreale Betlemme diluita tra ciabattini, lavandaie, contadini, venditori di meloni, caciocavalli e cocomeri, acquaioli, pescivendoli, fornai, macellai.
Una Napoli-Betlemme ricca di osterie, di bettole e di taverne: tante quante, forse 480, ne aveva Partenope.
E tutte affollate da avventori assisi intorno al desco.
Un’immensa cucina.
Da qui nasce ‘o Presebbio di Casa Cortese.
I cuochi d’Italia non stanno lì per fatuo gioco.
C’è Angelina, c’è Peppe.
Come Zeza al Cerriglio e Pallino.
E pure gli altri.
Stelle e cappelli.
Assisi.
Sospesi.
La luce più bella
negli occhi brillava,
sul viso sembrava
divino splendor.
Comme mme piace sto Presebbio!
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