Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Un miracolo o una conferma? Sicuramente la risposta giusta è la seconda vista ormai l’esperienza sempre più consolidata di bianchi irpini invecchiati. Ieri sera al Savoy Beach tra le bottiglie da bere per la cena di benvenuto delle commissioni di Vini Buoni d’Italia a Paestum che oggi iniziano il lavoro di valutazione di ben 900 campioni (un aumento del 25% rispettoallo scorso anno) ho voluto portare questo vino che ta tempo conservavo a casa per misurare insieme l’effetto del passare del tempo. Sicuramente il colore volge ormai al giallo oro, ma la bocca continua a manifestare integrità e freschezza a prescindere dal primo impatto visivo. Il naso, si sa, non è mai il pezzo forte di questo vitigno, ma l’evoluzione a ben otto anni di distanza rivela nuances di miele, ancora molta mineralità, persine note di pesca sciroppata e sotto spirito: eleganza, non forte intensità, ma discreta persistenza. Al palato, invece, il bianco di Teresa Bruno si rivela appagante e autoritario, fresco, ben strutturato, con un attacco sapido molto marcato, non ci sono cedimenti ossidativi e né tantomeno di riduzione dopo tanto tempo trascorso in bottiglia. Insomma, cari lettori, lo confermo con gioia come uno dei miei vini del cuore della viticoltura irpina perché ha dimostrato da tempi non sospetti le grandissime potenzialità di questo vitigno definito da Cernilli competitor diretto dello Chardonnay. Ieri lo abbiamo bevuto, mentre la Nazionale agonizzava, su merluzzo selvatico in involtini di zucchine e su un dentice imperiale in guazzetto di barbabietola, e ha fatto davvero bene il suo dovere. In sostanza erano due grandi semplicità strutturali che si incrociavano,da un lato lo stile campano di affrontare il mare che ha me piace molto perché sono un purista della materia prima in questo settore, dall’altro la tecnica di vinificazione ugualmente lineare e familiare con semplice passaggio in acciaio. Una soddisfazione, insomma, valorizzata dalla tavola di amici competenti con i quali tra degustazioni a Paestum e Coda di Volpe a Battipaglia, trascorreremo tre giorni molto intensi in compagnia del vino campano, lucano e calabrese. Dura la vita.
Assaggio del 2 febbraio 2002.Nuovo assaggio a cinque anni dalla vendemmia di questo Greco di Tufo che vanta estratti a quota 26, come dire gli manca solo il colore per essere un rosso. Non a caso ha affrontato con molta baldanza e senza complessi un piatto tipico della Valle dell’Ufita, la polenta con il ragù. E la conferma di avere nel bicchiere un grandissimo vino a cui ci fa piacere aver fatto da padrini: inserito di ufficio nella Carta dei Vini della Campania e della Basilicata, è stato adottato da Antonio Dipino della Caravella che lo offre quando vuole uscire dallo scontato. Così Paolo Massobrio lo ha incrociato ad Amalfi e ne ha scritto entusiasta sulla Stampa di Torino. Ecco allora come nasce un cult, quando si ha la voglia di fare qualcosa di serio e di diverso. Lo abbiamo bevuto con Antonio Pisaniello della Locanda di Bu che non lo conosceva: gli irpini comunicano poco tra loro, anzi, in generale direi che non si pongono molto questo problema. Succede anche questo, nel mondo del vino, qualità e autonomia professionale, tutto come si dice, sponsor free. Il bicchiere conserva una buona freschezza, l’indicazione che il vino ha almeno un altro anno, se non due, di vita al top: giallo paglierino, i profumi ancora non sono terziarizzati, la struttura regge molto meglio di alcuni bianchi inopinatamente passati in legno. Così i due fratelli Roberto e Teresa riaffermano la loro vocazione al Greco sino ad identificare quasi questo bianco con la loro azienda: oltre a loro in Irpinia parliamo volentieri di Benito Ferrara, Torricino. Anche con il Fiano se la cavano bene a giudicare dal terzo posto raggiunto in una degustazione coperta dell’Amira Paestum dello scorso anno. Queste sono aziende vere che riflettono il terroir. Volete sapere quanto costa in uscita? Poco più di sei euro! Capite adesso perché a questo campioncino assegnamo sicuramente il massimo del nostro simbolo, le tre bottiglie.
Sede ad Altavilla Irpina, via Orni, 6
Tel. e fax 0825.991696
Email: petilia@interfree.it
Enologo: Roberto Bruno
Bottiglie prodotte: 100.000
Ettari: 40 di proprietà
Vitigni: greco di Tufo, fiano di Avellino, aglianico
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