Uno sfregio, una vendetta. Non a Scampia o a Bagheria, ma nel cuore della tranquilla Montalcino. Ci è molto piaciuto il commento di Carlo Macchi e, soprattutto, la sua idea per creare una risposta di territorio ad un danno di immagine che si annuncia forse ancora più terribile di quello provocato da Brunellopoli. E, con il suo permesso, lo rilanciamo in questa sede.
Ho riattaccato adesso il telefono dopo aver parlato con Gianfranco Soldera. Prima di tutto mi è sembrato il solito Soldera: sicuramente colpito ma tranquillo e battagliero. “Non ci fermerà certo un gesto del genere, io e la mia famiglia andremo avanti e combatteremo. Abbiamo perso 626 ettolitri di Brunello in una notte (sei annate, dal 2007 al 2012 n.d.r.) ma continueremo a produrre vino”.
Questa è a caldo la prima dichiarazione di Gianfranco. Mi ha poi detto quello che un po’ tutti già sapevano e cioè che i vandali, approfittando del sonno profondo della persona che dormiva vicino alla cantina, sono entrati nella notte del 2 dicembre forzando una porta antisfondamento, hanno aperto i rubinetti e fatto andare nelle fogne il lavoro di sei anni.
Anche se l’assicurazione coprirà sicuramente una parte dell’enorme perdita quello che non si riuscirà tanto facilmente a sanare sarà la perdita d’immagine per un territorio, che da angolo di pace diventa in una notte luogo dove un produttore (e speriamo solo un produttore) non riesce a dormire in pace.
Una mancanza di sicurezza che, nonostante il pronto intervento dei carabinieri, sarà sicuramente sfruttata all’estero da chi vorrà infilare il dito in questa piaga. Mi ricordo la copertina di molti anni fa di un settimanale tedesco in cui si vedeva un piatto di spaghetti con una pistola sopra. Erano altri tempi, ma non meravigliamoci se qualcuno magari sostituirà agli spaghetti un bicchiere di vino.
Comunque sembra proprio si tratti di una vendetta, miope e vigliacca, ma solo la vendetta contro alcune posizioni prese da Soldera in passato può giustificare una cosa del genere.
Una cosa che colpisce non solo un’attività perché, come ha sottolineato Gianfranco Soldera, “il vino è qualcosa di più di una semplice attività economica”.
Non possiamo che essere d’accordo: specie a Montalcino il vino è nelle radici stesse della terra, fa parte della storia, riesce a unire e a dividere destini, segna il tempo e le stagioni. Per questo un atto che colpisce il vino di Soldera è un atto contro tutti i produttori, contro Montalcino. Mi sembrerebbe quindi più che auspicabile che tutti i produttori, il Consorzio e il Comune si stringessero fattivamente attorno alla famiglia Soldera non solo con dichiarazioni pubbliche ma riuscendo a trovare un modo reale per aiutarli e aiutarsi a superare questo momento.
Creare un’etichetta di Brunello “Montalcino per Soldera” dove tutti i produttori mettono x litri del loro miglior vino credo potrebbe essere un modo serio e concreto per far capire che quei rubinetti sono stati aperti in tutte le cantine, quelle botti vuote sono di tutti e tutti contribuiranno a riempirle.
Se non ci sarà forte e reale unione in questo momento avranno avuto ragione quei vigliacchi che hanno aperto i rubinetti.
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