Questa ricetta Frankenstein tratta da Masterchef parla chiaro: chi mangia sta’ roba affogata in una crema di fagioli può dimenticarsi il sapore del mare.
Negli ultimi giri mi sono convinto che il muro divisorio non è tra vegetariani e carnivori, riso o pasta, olio o burro, Nord o Sud.
No, il muro divisorio sono creme e salsine che, sempre di più complici manifestazioni come Masterchef e i venditori seriali di prodotti imbustati senza sapore e uguali dalla Val d’Aosta alla Sicilia, allotanano i cuochi dalla materia, fanno credere che tutto dipenda dalla tecnica e, soprattutto, allontanano la cucina dal mercato, dai macellai, dalle pescherie, dai fornitori.
Perché è chiaro che creme e salse servono quando la materia è scarsa, non importa se di lusso o esibita con ostentazione.
Quando la materia è semplice non ha bisogno di formaggi, ricotta, latticini che rendono tutto ugiuale, piatti senza palle, noiosi e alla fine anche poco digeribili.
Per non parlare dei letti o tappeti che dir si voglia, di inutili comprimari di piatti che dovrebbero parlare da soli. Se fai una linguina di baccalà perché me l’appoggi su un letto di ceci che la stordisce?
Salse e creme se usati come esaltatori di sapore vanno bene, ma se sono la bara delle papille decisamente no.
Ma perché stanno dilagando, soprattutto con giovani che usano il formaggio e non sanno usare limoni e pomodori, propongono risotti anche quando sono al Sud e poi scuociono la pasta? Primo, perché coprono la scarsa qualità gustativa del prodotto, secondo perché sono ecumenici e vanno incontro a palati poco allenati e poco abituati ai sapori.
Auguri e figli maschi ai re dell’inguacchio, a quelli che fanno spendere un sacco di soldi ai titolari perché si scocciano di fare la spesa e divorano prodotti preconfezionati dall’estero.
Per noi i cuochi veri sono quelli che esaltano la materia, capaci di estrarre i sapori, di lavorare sui brodi.
Il resto è solo noia omologata.
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