CANTINA DI VENOSA
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Tra le tante annate in commercio e facilmente reperibili al consumo di massa la 1997 è sicuramente la più straordinaria, la vendemmia del secolo della nuova viticoltura italiana post-metanolo. Non altrettanto facile da trovare invece è il Carato Venusio del 1997 ed è un peccato perché davvero si tratta di una bottiglia spettacolare: ne abbiamo aperta una qualche sera fa al Grifo, lo storico ristorante vicino il castello di Venosa oraziana con il presidente della Cantina Teodoro Palermo. Nella dura battaglia iniziata dal Vulture per difendere la propria tipicità questo rosso ha segnato la svolta, il passaggio all’imbottigliato rispetto allo sfuso come core business aziendale e il Carato Venusio, top wine che all’epoca costava poco più di diecimila lire, è subito piaciuto molto per l’eleganza, la sua classicità e soprattutto per l’incredibile rapporto tra la qualità espressa in bottiglia e il costo. Fu lanciato intorno al 1999, quando i prezzi erano iniziati a lievitare senza controllo e senza ragione, il successo fu immediato tirando tutti gli altri prodotti della Cantina tra cui il Dry Muscat: le bottiglie passarono in un solo anno da 250.000 a mezzo milione, un tetto sostanzialmente mantenuto nel corso di questo periodo di contrazione del mercato in cui lo sfuso, cari signori, ha ripreso ha viaggiare verso il Nord nelle annate 2002 e 2004 mentre dal 2005 questo segmento di mercato è passato in mano straniera provocando pesanti eccedenze in Puglia, Sicilia e anche qui nel Vulture. Adesso l’azienda a cui aderiscono circa 500 soci è chiamata a fare il salto di qualità, imbottigliare tutto seguendo l’esempio della Cantina del Taburno sempre più salda nel mercat onazionale e internazionale grazie al rinnovamento attuato nella linea dei vini: qui il management ha seguito alla lettera i consigli di Moio. Ma tutto questo riguarda il futuro, il passato è invece costituito dallo splendido 1997, un vino classico abbiamo detto, perché concentrato ma non iperconcentrato, con delicati sentori fruttati di prugna seguiti da un sottofondo persistente di tabacco e poi di altre spezie dolci. C’è poi la morbidezza regalata dal tempo e non dall’uso invasivo del legno, una differenza molto importante quando parliamo di Aglianico perché separa negli scaffali i commercianti dai contadini. In bocca il Carato ha poi segnalato ottima longevità, l’impianto sapido eminerale era sostenuto dalla freschezza pimpante tipica di questo straordinario vitigno qua coltivato su terra sabbiosa nera vulcanica e su argilla. La beva è lunga, piacevole, netta e pulita: niente, dalcolore all’odore e al sapore, lascia intravedere segnali di ossidazione, o comunque di cedimento, mentre nel corso della serata la frutta ha ripreso decisamente il sopravvento con sentori di amarena molto marcati e gradevoli, quasi un ritornare giovane del vino. Infine, altra cosa che fa grande il Carato, la sua straordinaria abbinabilità pur essendo così complesso e monumentale: su pecorino di Filiano e agnello ha fatto intera la sua parte ma anche, non vi scandalizzate, sulla pizza con i peperoni cruschi e la lucanica che è la specialità del Grifo. Chi ha bottiglie le conservi pure ancora per qualche anno.Venosa oraziana, la città bianca ricca di storia, ha ancora una volta fermato il tempo e stroncato la voglia di tornare, neanche le macchine parcheggiate nel suggestivo centro storico, la volgarità moderna denunciata da Fellini, riesce a coprire la magia del castello, dei palazzi baronali, della cattedrale, delle chiese e delle rovine romane.Un altro sorso di Carato Venusio 1997 e le auto scompaiono con un desiderata: non si potrebbero abolire le elezioni nei paesi al di sottodei 20.000 abitanti e mettere a concorso il posto da sindaco?
Sede a Venosa, via Appia contrada Vignali. Tel. 0972.36702. Fax 0972.35891. www.cantinadivenosa.it
Enologo: Luigi Cantatore.
Ettari: 900 di proprietà dei 500 soci.
Bottiglie prodotte: 600.000.
Vitigni: aglianico, moscato, malvasia, greco.