Via Croce, 11/15
Tel. 081.9787850www.tiberiopalace.com
Bianco, immacolato come il lino. Ma anche grigio perla in sfumature declinate fino all’antracite, pavimenti a mosaico a forma di fiore, piedi-scultura ai tavoli, orchidee bianche ovunque, una terrazza silenziosa e chic. è l’altro volto della mediterraneità, l’alternanza possibile alle atmosfere colorate e caciarone che caratterizzano quella certa idea che abbiamo del Sud. White, il nome del locale è la sua filosofia. L’importante è convincersi che non c’è bisogno di riferirsi al Giappone, perchè questo minimalismo è qualcosa che ci appartiene. Non solo ravioli, vien voglia di dire (anche se il piatto resta un caposaldo indiscutibile dell’isolanità a tavola). La ristorazione a Capri sta cambiando. E il White del Capri Tiberio Palace ne è la prova più convincente. Dall’apertura nel 2005 ad oggi, Manuele Cattaruzza ha lavorato davvero bene. Al giovane chef executive originario di Pordenone le esperienze internazionali hanno insegnato molto. Ma la lezione di vita credo sia arrivata da Gualtiero Marchesi e dalla sua «cucina essenziale». Perchè tale è la definizione migliore per i piatti che abbiamo assaggiato: contemporanei e al tempo stesso classici, senza eccessi estetici, pieni di sapore e di affettuose citazioni della grande tradizione partenopea. Così è la sfogliatella croccante farcita di provola affunicata e melanzane, accompagnata da un gazpacho all’arancio. Così è il piccolo sartù di riso con fiordilatte, pomodori canditi e olio al basilico, guarnito da bocconcini di pescespada alla griglia. E la pezzogna locale al forno in crosta di patate, con scarola e olive. Anche il crudo, per fortuna, giapponese non è. è tonno appena marinato in salsa di soia, aceto balsamico e zenzero candito; o è un gambero coperto da morbido sorbetto al pomodoro. Tra il Danieli a Venezia e il londinese Gavroche di Michel Roux, Cattaruzza ha dato il suo contributo a varie stelle Michelin apprendendo tecnica e cuore. Particolarmenre riusciti un paio di primi piatti: i semplici paccheri all’astice con pomodoro e basilico e gli scialatielli al limone con ragù di cappone di mare e crema di cicerchie. Al White non manca la carne: filetto di vitello, ad esempio, o carrè d’agnello irlandese al forno con couscous di peperoni dolci. Appetizers e pre-dessert s’incuneano con discrezione tra un piatto e l’altro, con belle sorprese come il sorbetto di fichi e i magnifici cioccolatini, realizzati come tutti i dolci e come il pane fragrante dal giovane pasticciere Dario Costigliola, originario di Bacoli. Su tutto il locale l’impeccabile regia del maitre Franco Gargiulo. Dalla elegante cantina a vista escono soprattutto etichette campane. Accattivante (e a costi contenuti) il menu degustazione a 79 euro, vino compreso.
Santa Di Salvo
Il Mattino 24 agosto 2008
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