di Michela Guadagno
Ischia, Ponza, Capri e Pantelleria al Capri Palace
I vini delle piccole isole, ma perchè poi definirli così? Ha quasi un senso riduttivo, come a voler minimizzare. Piccole perchè da non confondere con le maggiori Sicilia e Sardegna, certamente; isole del Mediterraneo del sud, e allora la geografia insegna che si dice del Tirreno meridionale. Insomma, non c’è una dizione che mi convince, quando la proposta per organizzare il laboratorio di degustazione a corollario del convegno Vino e Salute voluto a Capri dall’Ais Campania, presieduta da Antonio del Franco, mi coglie di sorpresa con appena dieci giorni di tempo, in epoca di vendemmia poi, soprattutto nelle nostre “isole minori”. Ma, incredibile, in poco più di mezza giornata il laboratorio è approntato.
Ecco dunque la degustazione de I vini delle Piccole Isole a cura di Nicoletta Gargiulo, campionessa italiana nel 2007, di Angelo Di Costanzo, primo sommelier della Campania nel 2008, e di Salvatore Correale, primo sommelier campano in carica per quest’anno 2009.
Ischia è la patria del biancolella, vitigno straordinario campano, punta di diamante della regione. Il terreno è vulcanico, lavico-tufaceo, quindi un habitat idoneo ma con enormi difficoltà per la coltivazione, si definisce viticoltura eroica di montagna, a quote elevate, le vigne sono arroccate sulle pendici dell’isola su terrazzamenti a strapiombo sul mare, contenuti da muretti a secco, le parracine; viticoltura di montagna ma con il carattere e lo spessore dei vini marini, con sensazione salina elevata, salmastro di natura vulcanica, sensazione di zolfo, mineralità. Il vitigno biancolella è diffuso ad Ischia ma lo troviamo anche a Capri, con il nome di Sannicola, e in Costa d’Amalfi, chiamata bianca tenera.
Biancolella Vigna del Lume Ischia bianco doc 2008 Antonio Mazzella
Colore paglierino delicato, sottile riflesso verdolino, consistenza facile, veste brillante di colore vivo che denota acidità, freschezza e perfetto stato di salute delle uve. Il naso è fruttato, floreale, di erbe aromatiche, minerale: riconoscimenti di frutta esotica, banana, ananas, frutto della passione, mimosa, ginestra, finochietto, anice stellato, mortella, il finale di zolfo è delicato, celato. In bocca senti l’isola, la sapidità prende il palato, salmastro, acidità celata dalla sapidità, vino secco e facile l’abbinamento con crostacei e frutti di mare, intensità e persistenza salina, piacevole, fine, alla ricerca di armonia, da bere giovane.
Biancolella Ischia bianco doc 2008 Casa D’Ambra
Differisce il colore che va verso l’oro, dimostra estrazione di colore maggiore, coltivato su pendici diverse ad un’altitudine più elevata. Consistenza più pesante nel bicchiere, veste cristallina, vivace, fresco. Naso minerale, fruttato, floreale, erbe aromatiche, pietra focaia, zolfo vulcanico, rosmarino. In bocca risulta di estrema freschezza e di sapidità più contenuta, il raffronto tra i due vini ci fa comprendere le caratteristiche del vitigno; l’alcol è contenuto, la sensazione di durezza è maggiore della morbidezza, è di corpo ed ha un’intensa persistenza gustolfattiva. L’accostamento va con formaggi freschi, di preparazione non stagionata.
Quando si parla di vini di isole minori viene scontato pensare alle produzioni di Ischia e di Pantelleria; all’Isola d’Elba più che grandi espressioni enoiche si trovano piccole produzioni; Ponza e Capri allora diventano una scommessa per quei vini che vengono fuori da un’idea di progetto che nasce dal lavoro svolto.
Fieno di Ponza Lazio bianco igt 2008 Antiche Cantine Migliaccio
Dalla grande passione della famiglia Sabino, il vino prende il nome da Punta Fieno, una collinetta che sovrasta Cala Luna, dove in estate si arriva anche a 50° al sole. Da biancolella 80% e falanghina 20% su piede franco, nessun reimpianto se non una rieducazione dei tralci, in vigna si accede senza strade ma percorrendo una mulattiera dopo 40 minuti di cammino a piedi oppure saltando dalle barche sugli scogli, vendemmia e vinificazione sul posto, trasportato al porto di Ponza tramite un sistema di tubi collegati, nel cellaio è stato ricavato uno spazio per un silos in acciaio, la temperatura è controllata tra 22 e 32 gradi tramite termocondizionatori. Ricco di materia estrattiva, giallo che tende al dorato, può avere evoluzione aromatica, l’impatto visivo è piacevole e dimostra il lavoro ben fatto, all’olfatto zolfo, floreale maturo di fiori secchi, camomilla, erba secca che richiama dal nome il fieno macerato. All’aspetto tecnico una leggera sensazione di riduzione data da una vinificazione non controllata, è un vino con caratteristiche terragne, da lunghe macerazioni con lieviti endogeni. All’esame gustativo la freschezza è accentuata, la sapidità ha un’anima iodata; è adatto a zuppe di pesce, a preparazioni all’acqua pazza per pesci più grassi, scelta dell’abbinamento per tradizione e vocazione.
Capri rosso doc 2006 Vinicola Tiberio
Da uve piedirosso, nonostante i tre anni il colore è vivo e brillante con una nota purpurea, scarico di consistenza glicerica, vendemmiato quando l’uva è ben matura e i pigmenti ben fissati. Olfatto dal circuito non ampio, note di geranio, frutto rosso acerbo, eleganza nei profumi, intenso e complesso, leggere spezie fini retrolfattive. Bocca breve, non mostra persistenza come al naso, ci si aspettava di più; frutto acerbo, da una viticultura essenziale, adattamento nella cura del vigneto. Dopo tre anni integro, da servire anche a temperature più basse, vino piacevole e gradevole da bere su pesci e anche come aperitivo.
I ritmi stagionali dell’isola non consentono di programmare una viticultura, di scegliere una temporalità per la vendemmia, la viticultura a Capri è strappata alla terra e alla ricezione turistica. La Capri viticola ha una prima area in via Maruccella, a ridosso di Marina Grande, con pochissimi ettari di proprietà di privati, per produzione di uva da vino; un’altra zona va da Monte Solaro a Cala Ventrosa, a ridosso sul mare aperto. L’istituzione della doc Capri risale al 1971, alcune viti sono centenarie, si trovano due uve autoctone isolane, la Ciunchesa che è un clone di uva greco del Sannio beneventano, e uva Rassa, che dà colore al vino, quindi un’uva tintoria, non vinificabile da sola ma utilizzata per il tono cromatico. Era diffusa la tipologia rosato: spesso quando finiva l’annata si tagliava il rosso con biancolella o falanghina, se messo in frigorifero si serviva come vino rosato, altrimenti si trattava di piedirosso scarico, comunque una produzione di non alta qualità.
Oggi Raffaele Pagano ha scommesso su Capri con un lavoro di ricerca di appezzamenti per comprare uve per tirare fuori un bianco particolare, ha centrato la novità venendo da fuori.
Moscato secco Yrnm Pantelleria bianco doc 2007 Mid Miceli
All’esame visivo è giallo dorato, limpido, con intensità aromatica dolce, olfatto aromatico, intenso di agrumi e fiori bianchi, erbe aromatiche e pietra focaia. All’esame gustativo è secco, morbido, buona l’alcolicità e l’aromaticità avvolgente, buona freschezza, ritorna l’intensità e la persistenza aromatica gustolfativa, mineralità data da una struttura equilibrata, armonica. Perfetto da bere su piatti di crostacei.
Vigne di Janno Piro Ischia rosso 2007 Pietratorcia
Da piedirosso e guarnaccia, rosso rubino violaceo, colore giovane vivace, buona stoffa cromatica. Olfatto di note floreali e frutta rossa, sentori di viola, noce, pelle animale e spezie, chiusura minerale sulfurea. Gusto secco, buona morbidezza e acidità, sapidità equilibrata, di corpo, giovane, ritornano note rosse, minerali, intenso, aromatico e fine, armonico, da abbinare a piatti di carni poco strutturate, con salse particolari.
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