di Teresa Mincione
Napoli si sa, è una delle cornici più belle del mondo. Se poi la si sceglie e la si immortala al tramonto e, per di più, ci si trova anche in una delle location più esclusive e particolari del napoletano come Palazzo Petrucci in via Posillipo, beh, il successo è garantito.
Proprio qui, tra i colori porpora dell’imbrunire, lo scorso 10 Settembre, era di scena la Puglia con una delle aziende leader del settore vitivinicolo pugliese: Cantine San Marzano.
Un’azienda che è cresciuta col tempo e nel tempo ha saputo migliorarsi puntando ad un obiettivo di qualità e alta distribuzione. Un polo vitivinicolo che ha avuto, da sempre, l’amore per il vino come coordinata principe. Ma è bene fare qualche passo indietro e raccontare di qualche tempo più remoto, quando nel 1962 la passione e la forza di 19 vignaioli crearono quella che sarebbe diventata, negli anno 2000, una cooperativa di ben 1200 conferitori finali.
Nel cuore della doc Primitivo di Manduria c’è un piccolo paese di nome San Marzano (di San Giuseppe) in provincia di Taranto, che altro non è che una lingua di terra amata dai due mari nel Salento, lo Ionio e l’Adriatico.
Oggi il disciplinare prevede che la zona di produzione delle uve atte alla produzione del vino a Denominazione di Origine Controllata “Primitivo di Manduria” ricada nelle province di Taranto e Brindisi e comprenda i terreni vocati alla qualità di tutto o parte dei Comuni compresi nelle suddette province.
Più di cinquant’anni fa la doc non era ancora nata e ancor più il Primitivo di Manduria era ben lontano dall’essere quel vino di culto, quale è diventato oggi. Eppure, nel 1962, in assenza di qualsivoglia disciplinare, diciannove vignaioli vollero unirsi per inseguire un sogno e creare dal nulla una cantina cooperativa capace di valorizzare al meglio i frutti del loro lavoro che prese il nome di Cantine San Marzano. Una realtà vitivinicola che è cresciuta e cambiata con il tempo; un’azienda nata come realizzatrice di vino sfuso per poi cambiare rotta e dirigersi verso una produzione propria puntando ad un percorso di alta qualità.
Con il passare del tempo il numero dei conferitori è cresciuto al punto tale da arrivare, ad oggi, a 1200 viticoltori e diventare, con l’ausilio e la guida del Presidente Francesco Cavallo, un punto di riferimento non solo per la provincia di Taranto ma anche per tutta la Puglia. I pochi ettari sono diventati ben 1500. Nel proprio grembo, l’amore per la Puglia, per il Primitivo, per l’alberello pugliese e per i vini fatti con il sapore di quello che facevano i padri. Nel 1996 le prime bottiglie uscirono finalmente dalla cantina, grazie ad un impianto di imbottigliamento acquistato con l’impegno dei soci. Tale acquisto segnò il passaggio dalla commodity al brand, dall’economia dello sfuso al rapporto diretto con il consumatore finale. Oggi la sede produttiva ospita una barricata con 3000 barriques di rovere francese, americano e caucasico e lo sguardo del mercato abbraccia diversi paesi come la Germania, il Giappone, la Svizzera, il Regno Unito, il Brasile , il Belgio e l’Olanda.
La filosofia dell’azienda verte, in primis, sulla valorizzazione e la salvaguardia dell’alberello pugliese (a cui si ispira anche il logo d’azienda), poiché in quest’antica tecnica di coltivazione, identità e retaggio storico del territorio, si ritrovano i cardini delle sue radici contadine; ancora, sul recupero dei vitigni autoctoni, anche minori, come il Moscatello selvatico, la Malvasia Nera, la Verdeca e il Minutolo.
I vini in degustazione sono stati accompagnati dai piatti appositamente realizzati dallo chef napoletano Lino Scarallo.
Ai calici..
TRAMARI ROSè DI PRIMITIVO SALENTO IGP 2017
Un calice di Primitivo in purezza nato tra l’aria salmastra dei due mari del tacco d’Italia.
Le uve provengono dai vigneti di San Marzano ubicati a circa 100 metri sul livello del mare tutti rigorosamente ad alberello. Il terreno è a medio impasto, argilloso, poco profondo e con buona presenza di scheletro. La coltivazione è a Spalliera con 4.500 viti per ettaro. La vendemmia cade nella prima settimana di settembre, leggermente in anticipo. La vinificazione di questo rosato avviene per salasso (saignée) che consiste nell’effettuare la normale pigiatura delle uve, effettuare una breve macerazione variabile possibilmente a temperatura bassa, per poi estrarre una parte del mosto e indurre la fermentazione in assenza di bucce. L’affinamento è in acciaio.
Particolare come la sua nuance così tenue e sottile giocata su un color cipolla chiaro, ricordi le luminosità dei rosati provenzali. All’olfatto note di zenzero, zafferano, pepe bianco. A seguire refoli di petali di rosa, piccoli frutti rossi si uniscono alla profonda anima balsamica. L’assaggio è calibrato nel binomio acido – sapido e nonostante l’anima del Primitivo, che indubbiamente si racconta, volteggia senza sbavature. Buona la chiusura.
In abbinamento: mozzarella di bufala campana e crudo di gamberi.
SALENTO BIANCO IGP “EDDA” 2017 – SAN MARZANO
Edda, che in dialetto pugliese significa “lei, è l’anima femminea di Cantine San Marzano.
Un blend di Chardonnay e uve autoctone come il Moscatello selvatico. Nasce dalle uve provenienti da un vigneto deputato di sei ettari posizionato a 100 mt s.l.m.. Le percentuali di produzione del blend variano di anno in anno a seconda dell’annata e delle valutazioni aziendali. La scelta dell’autoctono (Moscatello Selvatico) è dovuta alla sua buona capacità di conservare l’irrinunciabile acidità nel tempo rispetto alla resa di altre varietà locali.
Nell’Edda lo Chardonnay si presta a far la parte del leone, sia per la percentuale utilizzata (80%), che per l’espressione aromatica d’insieme. La prima annata in produzione fu la 2014.
Un calice che rispecchia l’ambizione (o rivoluzione) d’azienda: produrre in terra di Puglia un bianco che effettua un passaggio in legno, che sia al tempo stesso elegante ma di sruttura, fruendo della chiave autoctona del Moscatello e del carattere indiscusso dello Chardonnay. Una scommessa, certamente, quella di Cantine San Marzano il cui intento è proporre una rivalutazione dei vini bianchi in terra di rossi che non rinnegano l’uso dei legni.
Le uve vengono diraspate e lasciate in criomacerazione per qualche ora. Successivamente vengono soppoposte a una pressatura soffice delle vinacce seguita da una decantazione statica a freddo. I terreni sono prevalentemente argillosi. La fermentazione alcolica ha luogo in barrique di rovere francese. L’ affinamento è di quattro mesi sui lieviti in barrique (di primo passaggio a tostatura media) di rovere francese con bâtonnage settimanali.
Le tre annate in degustazione (2017, 2016, 2015), hanno raccontato ciascuno con la propria voce, la poliedricità e la singolarità di questo vino dall’anima tutta pugliese.
EDDA BIANCO SALENTO IGP 2017
Nonostante l’annata siccitosa e calda il millesimo 2017 ha mostrato una interessante agilità gustolfattiva e un evidente cambio di passo rispetto alle annate precedenti. Paglierino estremamente tenue e luminoso dal bouquet dinamico e estroverso. Refoli di erbette aromatiche precedono i sottili echi di salvia selvatica e cipria. Il roteare offre una piacevole vena agrumata accompagnata da delicatissimi sentori di fiori d’arancio. La nota salmastra è nel profondo ma è ancora da allineare in precisione. Timo. L’assaggio racconta di un vino dalla personalità interessante, scattante e rampante al tempo stesso. E’ la verve che mostra a conquistare il riassaggio. Buona la componente acido-sapida da vedere tutta in proiezione così come la chiusura che si offre di buona lunghezza.
In abbinamento: tagliolino di calamaro mango e buccia di lime.
EDDA BIANCO SALENTO IGP 2016
La veste cromatica si arricchisce di intensità nel millesimo 2016. Paglierino dai riflessi dorati che ben racconta l’influenza del Moscatello selvatico che compone, seppur in minor percentuale, il calice di questo vino.
Il panorama olfattivo è giocato sulla dominanza dei sentori di salvia e selvatico (che sono propri dell’autoctono pugliese) arricchiti e completati da una vena salmastra e balsamica. Il sorso è opulento e non nasconde le sue coordinate al roteare. Buona sapidità in leggera predominanza sulla acidità. Un calice certamente di diverso impatto e compiutezza rispetto al millesimo 2017.
In abbinamento: salmone marinato con rafano e salsa d’arancio.
EDDA BIANCO SALENTO IGP 2015
Color oro luminoso. Al naso regala sensazioni di camomilla, miele e di pietra focaia. Un profilo olfattivo che introduce ad un assaggio verticale e sapido, capace di conservare quella traccia di balsamicità che da sempre ritorna come un fil rouge. Al palato risulta, infatti, salino, fresco, con note vanigliate e leggermente burrose che si fondono elegantemente a sentori di frutta e di agrumi.
In abbinamento: seppia affumicata, patate e mujol
SESSANTANNI PRIMITIVO DI MANDURIA DOP 2015
Al confine tra l’agro di San Marzano e l’agro di Sala si trovano i vigneti da cui nasce il vino icona e bandiera di Cantine San Marzano: il Sessantanni.
Lo spirito che ha ispirato la sua produzione è stato fare un vino come quello che facevano i padri e renderlo inedito e contemporaneo. Un calice che racconta la forza della viticoltura locale ma ancor più quella del Primitivo nato in suoli privi di sostanza organica e di presenza idrica ma ricchi di ossido di ferro. Un vino che nel tempo è diventato un nuovo “classico”, nato ormai ben 18 anni fa, essendo la prima annata la lontana 2000.
I vecchissimi vigneti selezionati nei comuni di San Marzano (TA) e Sava (TA), con la loro terra rossa residuale a tessitura fine con substrato calcareo dai radi affioramenti rocciosi e intensa presenza di ossidi di ferro, conferiscono un timbro particolare. La coltivazione è ad Alberello e i ceppi vantano almeno sessant’anni di età (5.000 per ettaro). L’uva, in avanzato stato di maturazione, viene raccolta manualmente e vendemmia verso la fine di settembre. La macerazione avviene per 18 giorni sull’80% della massa e per 25 giorni sul 20%, con lieviti indigeni selezionati in vigna. La fermentazione avviene a temperatura controllata di 24-26 °C e l’affinamento è di 12 mesi in barriques di rovere francese e americano.
Rubino intenso dalla trama non serrata per il calice di Primitivo in purezza. L’impatto è rotondo e immediato tratteggiato su refoli di frutta rossa croccante, marasca, mora, ciliegia. Seguono tracce di prugna, tabacco da pipa, noce moscata, bacche di pepe nero, caffè tostato, bacche di cacao. Il roteare regala ritorni femminili e dolci di cipria e vaniglia. L’assaggio racconta di una sapidità immediata e corretta, di un tannino moderato e amalgamato.
Un vino dalla matrice territoriale, di nerbo e dal elegante complesso muscolare caratteristiche conferite sia dal vitigno che dalla maturazione in pianta del primitivo. Un must capace di camminare nel tempo.
In abbinamento: tacos di braciola.
Da una lettura d’insieme, il passo di Cantine San Marzano viaggia con il passato nell’anima e l’occhio proteso al futuro. Fuori metafora, il Sessantanni è un vino cult che restituisce in ogni annata il ricordo del voler far vino come quello che facevano i padri e renderlo inedito e contemporaneo, il Tramari è un piacevole assaggio pugliese che si tinge di Provence, l’Edda (2017), nel campo dei bianchi, è l’anima rivoluzionaria che si propone al mercato con una fisicità moderna e intraprendente.
Cantine San Marzano
Via Monsignor Bello, 9
74020 San Marzano di San Giuseppe (TA)
www.cantinesanmarzano.com