di Simona Quirino
Ettari vitati: 12
Enologo: Sebastiano Fortunato
Allevamento: guyot
Composizione chimico-fisica del terreno: vulcanico sabbioso
Esposizione vigne: ovest
Epoca di impianto delle vigne: 1980
Altezza media: 500 metri sul livello del mare
Lavorazione del terreno: manuale
Concimi: sovescio
Trattamenti: biologici
Lieviti: indigeni
Mercati di riferimento: nazionale e internazionale
Bottiglie totali prodotte: 90.000
Percentuale di uve acquistate: 10%
Uve coltivate: piedirosso, aglianico, olivella (clone di piedirosso), caprettone e catalanesca
Altre produzioni: pomodorino del piennolo
La storia
Cantine Olivella è un progetto giovane, ma con radici lontane. Il marchio nasce solo nel 2004 dall’idea di Andrea Cozzolino, Domenico Ceriello e Ciro Giordano, ma ognuno dei tre soci ha alle spalle una lunga tradizione familiare di produzione di vino. “Personalmente rappresento la quarta generazione del vino”, afferma Ciro Giordano, che ci accompagna nella visita dell’azienda e dei vitigni che abbracciano i comuni di Somma Vesuviana, Pollena Trocchia e Sant’Anastasia per un totale di dodici ettari di terreno tra Monte Somma e Vesuvio. Cantine Olivella ha puntato tutto sull’uva del territorio: caprettone, catalanesca, piedirosso, aglianico e olivella, che è un clone di piedirosso, dal quale si differenzia solo per la forma morfologica dell’uva, più allungata. Il progetto è coerente, compresa la sostenibilità ambientale che non prevede uso di chimica sul terreno.
Ciro Giordano è anche Presidente del Consorzio dei vini del Vesuvio ed è stato promotore di varie battaglie a difesa dei prodotti locali. In particolare si è battuto per il disciplinare della catalanesca e del caprettone, che sono arrivati rispettivamente nel 2012 e nel 2017. Con la catalanesca hanno poi puntato sul cru, il “Summa”, un vino che è uscito solo nel 2017 ma che è una vera e propria chicca dell’azienda.
Le vigne
Le loro vigne sono curatissime e si estendono nella zona vesuviana del Monte Somma, giovando delle caratteristiche del terreno ancora più fertile, più sabbioso e più chiaro dell’altro versante del vulcano. Il vitigno è a piede franco, cosa che rende in generale le piante del vesuviano meno esposte agli attacchi di filossera. Il tipo di allevamento è il guyot, ma la particolarità sta nella legatura che avviene con rami essicati di salice piangente. Ogni anno vengono concimate con il sovescio, a filari alterni, con la meticolosità e la cura di Andrea che, dei tre soci, è quello che più si dedica alla parte della coltivazione, assieme ai figli adolescenti che, oltre la scuola, imparano a casa il mestiere di famiglia.
I vini
Conclusioni
Cantine Olivella è un cuore che pulsa tra due monti, a valle di una sorgente d’acqua da cui prende il nome e nei pressi della quale fu trovata un’anfora con su scritto “Sex Cati Fest”. Catone era probabilmente il proprietario dell’anfora e del vino che restava a fermentare lì, come accade ancora oggi nell’azienda che ha mantenuto la tradizione millenaria. Non solo. Di quel produttore di vino ha mantenuto anche il simbolo riportato sempre sull’anfora: una foglia di vite stilizzata che ricorda un cuore, a cui poi è stato aggiunto un gambo che ricorda un calice. Proprio a voler rimarcare storia, carattere e passione.
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