di Sara Marte
E’ istintivo fare poesia di questa terra. Estremo invece è farne vino. Così, dal “paese che non c’è”, Furore, Andrea Ferraioli guarda alla sua Costa D’Amalfi con rispetto ed amore. Incontrarlo in cantina è un’esperienza di formidabile valore. Gli occhi pieni di quel mare ed una storia del vino che comincia lontano nel tempo, e coltivata oggi, con sua moglie Marisa Cuomo, ormai da trent’anni ed i figli Dora e Raffaele.
Scavata nella roccia, la bottaia delle Cantine Marisa Cuomo, parla di cura chirurgica da parte di quest’uomo così appassionato. “Bisogna sempre ambire alla perfezione “ tradisce sovente Andrea Ferraioli, che mai s’è seduto sui successi raggiunti. E allora i dettagli sono fuori dal comune. Oltre quattro anni di burocrazia e quattro di lavori per il progetto della bottaia. Pietre laviche di 250 chili su cui poggiano travi di castagno che sorreggono le barrique, umidità costante al 90%. Sopra una delle porte il ’42, omaggio alla prima bottiglia etichettata “ Gran Furor Divina Costiera”. Subito fuori, un micro laboratorio per le analisi tecnico-enologiche. Modernissimi i macchinari che completano la struttura aziendale.
Attraversare i vigneti è un po’ come sferrare il colpo di grazia ed Andrea Ferraioli lo sa bene. Biounicità ed un territorio dal punto di vista geomorfologico svantaggiato rendono ancor più coraggiosa e straordinaria la viticoltura di questa terra inspiegabile ed infinita in cui, all’orizzonte, non si distingue il confine tra il cielo e il mare. Vedrete un terzo dei ceppi sbucare dai muri a secco, le “viti a parete”, e svilupparsi orizzontalmente, sorrette dalle pergole.
Pendenze del 60%. Territorio dolomitico calcareo, da ambiente marino, in seguito arricchito da ceneri e lapilli. Infine, ultimo ma non ultimo, il benevolo e costante influsso del mare.
Circa 3,5 gli ettari di proprietà ed un totale di 19 ettari e mezzo grazie ai piccoli conferitori di cui Andrea si occupa con rispetto e cura e che sente vivamente parte della sua grande squadra: solide collaborazioni virtuose in cui altresì il territorio ne giova. Il 90% qui è viticoltura storica, con pergolati ove compaiono tradizionalmente miscellanee di uve. Strettissimi e ripidi i terrazzamenti strappati alla roccia che, a guardarli soltanto, ti vengon le vertigini. Meccanizzazione zero e piante a piede franco con un’età media di 70’anni. Non è eccezionale tuttavia incontrare ceppi secolari prefillossera, così come antichissimi muretti a secco qui chiamati “macerine”.
Le vigne son distribuite qui e lì: A Ravello si trovano tra i 300 e i 450 metri sul livello del mare, quelle di Furore vanno dai 180 ai 650 metri ed infine quelle tra Vietri e Cetara tra i 15 e i 150 metri s.l.m.
Le uve di questa meravigliosa terra sono la base di grandi vini: ripoli, fenile, ginestra completano quel quadro di unicità che rende immenso questo piccolo territorio assieme al per’ ‘e palummo, l’aglianico, biancolella e falanghina. Difficile scegliere solo un vino; grandissima la prova e dei bianchi e dei rossi tutti. Lascio, dunque, che l’istinto mi conduca verso il preferito da sempre : il Furore Bianco qui annata 2012.
Falanghina e biancolella ed una parte di ripoli, fenile e ginestra, per questo bellissimo bianco che parla la lingua del territorio con slancio e freschezza. Un bel naso, dapprima agrumato, si fonde con soffi iodati, toni vegetali e piccoli fiorellini di campo. Il sorso è rigenerante. Sapidissimo e scattante, ha una bella spalla acida che ben si fonde con un corpo leggiadro, equilibrato, gustoso e croccante. Lungo nel finale, lascia la bocca pulita e chiama a gran voce i prodotti del mare, la tavola, l’allegria della convivialità. Bicchiere che non delude mai. Ancora meglio se bevuto con Andrea Ferraioli da “Bacco”ristorante di famiglia ed alla presenza del grande Raffaele Ferraioli.
Alle sue eleganti parole il respiro di Furore che portiamo via con noi “Ammirerai vigne e giardini, terrazzi e pergolati, poggi e tornanti che dirupano a mare. E muri: muri a secco, muri dipinti, muri istoriati. Muri parlanti. Muri d’autore. E chiese, e campanili svettanti e cupole arabeggianti. Una vertigine di panorami immersa in una luce senza suoni, sospesa, irreale e segreta come una favola.” [cit. Il paese che non c’è di Raffaele Ferraioli]
Cantine Marisa Cuomo è in via Lama 16/18, Furore. Sito: www.marisacuomo.com , email: info@marisacuomo.com. Enologo : Luigi Moio. Agronomo: Antonio Carrana. Accoglienza: Dora Ferraioli. Tel: 089830348. Bottiglie prodotte: 103.000. Uve: falanghina, biancolella, ripoli, fenile, ginestra, aglianico, piedirosso.
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