di Monica Bianciardi
A grandi sorsate mi ubriacavo di stelle. (Guillaume Apollinaire)
Cantine Garrone nasce in alto Piemonte ad Oira di Crevoladossola, nella Valle Ossola.
La viticoltura che si sviluppa tra i 400 e 500 metri, è frutto di una tradizione lunghissima, andata a perdersi nella seconda metà del secolo scorso a fine 800 quando ha raggiunto i 759 ettari vitati nel suo periodo di massima espansione. Snodo commerciale importante, Domodossola ed i Comuni limitrofi hanno da sempre attribuito alla viticoltura una grande importanza. Tesi avvalorata dal ritrovamento di una pergamena del 1309 dove il vino viene usato come merce di scambio per l’aldilà. Nel documento un nobile locale tal Dumino di Pello di Trontano, lasciava al Convento dei frati minori di Domodossola 200 litri all’anno di vino da usarsi durante le funzioni religiose e garantirsi così un posto in paradiso. La Valle Ossola è attraversata da nord a sud dal fiume Toce sul letto di un antichissimo ghiacciaio ritirato. Posto estremo dove la lotta per il proprio spazio ha radici ataviche e dove gli abitanti erano attaccati al proprio lembo di terra da un legame indissolubile e viscerale.
In questo contesto va ad inserirsi la storia della famiglia Garrone. Il bisnonno Luigi Garrone nel 1921 lascia Grana Monferrato, stabilendosi a Domodossola e qui continua la tradizione familiare iniziata nel basso Piemonte dove già era dedito alla produzione e vendita vinicola. Inizialmente sia lui che in seguito il figlio commerciano Barbera e Grignolino relegando la produzione al solo uso familiare. In seguito la produzione si focalizza sempre di più sui vitigni autoctoni che in quei luoghi hanno radici antiche e consolidate in particolare il Prünent, clone omonimo del Nebbiolo isolato negli anni 50 a Torino. Negli anni 80 lo zio Mario ed il padre Roberto Garrone, volendo dare un’impronta commerciale alla cantina e data la limitata quantità produttiva, tentano di comprare nuovi appezzamenti vitati cercando di vincere con scarso successo la reticenza degli abitanti. La svolta arriva quando un decano dei viticoltori ossolani l’allora novantenne Pierino De Gregoricede i propri vigneti, un gesto che viene preso ad esempio e seguito da altri proprietari. L’azienda assorbe le produzioni di minuscoli appezzamenti, convogliando le uve di una 50 di micro viticoltori i quali sotto la consulenza agronomica aziendale gestiscono 11 ettari di vigneti che si sommano ai 3 ettari familiari per un totale di circa 14 ettari. Una produzione di circa 150000 bottiglie annue che Matteo e Marco nuova generazione della famiglia Garrone gestiscono con dedizione e progettualità.
I terreni sulle pendici delle montagne, sono scoscesi suddivisi in un mosaico di piccoli lembi di terra frammentati, formati da micro altipiani composti da pietra di materiale roccioso sabbia e poca argilla difficili da coltivare per cui tutte le operazioni vengono eseguite manualmente. L’eta media dei vigneti è di circa 60 anni di cui alcune allevate a “Toppia” o pergola sono antichissime ed a piede franco che in alcuni casi arrivano a superare i 200 anni di età. Un importante progetto di recupero del Prünent è stato eseguito in collaborazione all’Associazione Produttori Agricoli Ossolani e all’Università di Torino ha permesso di selezionare tre cloni di “Nebbiolo Ossolano” oggi riprodotti in vivaio.
Importanti sbalzi termici e microclima condizionato dalle correnti alpine danno vita a vini vibranti come gli echi delle montagne da cui nascono. Nei profumi si percepiscono i panorami verdi e freschi, profili olfattivi aristocratici, dove si ritrovano le note di pietra bagnata, violette, erbe di montagna, muschio; i frutti sono rossi piccoli ed esili, maturi ma con una vena leggermente acidula come i lamponi che si raccolgono nei sentieri alpini in primavera. Vini che non ostentano, sussurrano e scorrono in scioltezza con la freschezza dei ruscelli di montagna, è questo incedere aggraziato che distingue i vini della Val d’Ossola, un filo conduttore che unisce e distingue senza artifici posto in una naturalezza espressiva a cui fa capo tutta la produzione.
Per l’accoglienza, oltre alle visite in cantina, la famiglia gestisce, come bed and breakfast, un’antica “casa forte” in pietra ossolana risalente al 1598 e perfettamente conservata dove si trova anche la cantina di affinamento.
Tasting Notes
Munaloss. Vino da tavola 60% Nebbiolo 40%Croatina 2020
Vinificazione ed affinamento in acciaio per un anno prima dell’imbottigliamento.
Classificato come Vino da tavola quindi senza annata evidenziata in etichetta dal momento che alcuni dei viticoltori che contribuiscono alla produzione aziendale non hanno i vigneti iscritti al registro DOC. Colore rosso rubino molto trasparente e vivace nei profumi, la pietra, il gesso hanno intagli citrini, viole, lamponi, melograna, erbe spontanee di montagna. Palato caratterizzato da un fremito acido in ingresso, e da uno sviluppo stemperato da una invitante morbidezza fruttata, discreta persistenza e tannini docili e sottili.
Cà d’Maté Valli Ossolane Rosso Doc 2019. Nebbiolo 70% Nebbiolo, 20% Croatina, 10% Prünent
Vinificazione in acciaio inox affinamento in botte per un anno ed un’altro anno in bottiglia.
Bel colore vivido rubino intenso, giusta consistenza e sfera olfattiva data da intense tonalità speziate. Fragrante con i frutti rossi in primo piano, marasche, freschezze floreali e sottili note balsamiche, ritornano le sensazioni pietrose di terreno umido e felce. Palato intenso e freschissimo, morbido succoso, impreziosito da uno sviluppo continuo in scioltezza tra frutto e spezie, il tessuto tannico è ben definito e reattivo, persistente e sapido sul finale.
Prünent Valli Ossolane Nebbiolo Superiore 2019. 100% Nebbiolo biotipo Prünent
Acciaio inox a una temperatura massima di 28°C. affinamento in botte per almeno un anno, dove effettua la fermentazione malolattica e sei mesi in bottiglia.
Rosso granato trasparente e vivace. Si apre senza fretta declinando i profumi su sentori di roccia che aprono la porta a delicate sfumature floreali e balsamiche, frutti rossi di matrice matura e dolce, ribes , agrume rosso, fragoline, more, ferro e una speziatura di sottofondo. All’assaggio maggior austerità che in bocca si traduce in un sorso deciso ma carezzevole, tessuto tannico affusolato e aggraziato, disidratante e snello, dotato di finale rigoroso sapido e incalzante.
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