di Enrico Malgi
Il nastro d’asfalto sembra non finire mai. Negli ultimi chilometri, prima di arrivare a destinazione, da Mondragone a Cellole si percorre il rettilineo della vecchia Domiziana che porta fino alla capitale. Poi ad un tratto sulla sinistra appare un’oasi rassicurante in pieno deserto con la scritta “Fattoria Villa Matilde”.
Ecco, siamo arrivati finalmente alla meta. Ci troviamo proprio in pieno Ager Falernus, l’antico e mitico vigneto della Roma imperiale tanto decantato dai poeti dell’epoca. Virgilio nelle Georgiche afferma che “Nec cellis ideo contende Falernis” e Marziale di rimando “Non voglio rubare i baci della donna che amo bevendo dalla sua coppa, ma baciare le labbra bagnate di vecchio Falerno”. Aggiungendo poi che “Se si voleva bere del vino comune bisognava spendere un sesterzio e per un buon vino due. Se invece si voleva bere il Falerno si dovevano sborsare almeno sei sesterzi”.
Villa Matilde prende il nome dalla madre degli attuali padroni di casa Maria Ida e Salvatore Tani Avallone, che hanno ereditato la proprietà di famiglia dal padre avv. Francesco Paolo, artefice principe della rinascita del Falerno moderno. Ida e Tani (rispettivamente ex Presidente delle Donne del Vino della Campania ed attuale Presidente del Consorzio Tutela Vini Doc della provincia di Caserta), coniugano in modo perfetto innovazione, tradizione, territorialità e tecnologia. All’interno di Villa Matilde si respira un’aria tranquilla, corroborata da un ambiente pulito, tutto ordinato ed impeccabile.
In giro si muovono velocemente frotte di visitatori venuti qui anche da molto lontano, attratti dalla magnificenza del posto e dai famosi vini aziendali. I due fratelli sono occupati a ricevere gli ospiti, che oltre a degustare i vini possono rifocillarsi nella grande sala ristorante ed eventualmente anche pernottare nella foresteria. Nel frattempo il nostro anfitrione ci fa accompagnare dall’ enologo irpino Fabio Gennarelli (che segue la produzioneper Riccardo Cotarella) a visitare la cantina, con la bottaia ed i silos in acciaio, la sala con le bottiglie di spumante incastrate a testa in giù nei fori delle pupitres, il locale per l’imbottigliamento automatico e la grande sala di stoccaggio. Veramente un’ottima organizzazione aziendale, tutto fila liscio e perfetto come in un domaine della Borgogna. All’interno della struttura poi insiste anche una bella vigna di falanghina. Un altro locale è deputato alla vetrina ed al commercio dei vini. Resto sbalordito dai prezzi veramente molto convenienti.
Dopo poco tempo Tani Avallone, un uomo dai modi signorili ed affabili, longilineo e simpatico, ci conduce a degustare un bicchiere di falanghina, prima di partire insieme alla volta delle Tenute di San Castrese e Parco Nuovo poco lontano. Qui in una conca naturale, difesa tutta intorno dall’aggressione del vento e del freddo del nord da un’interrotta catena montuosa (il vulcano spento di Roccamonfina, il monte Massico, gli Aurunci e più in là fanno capolino anche gli innevati monti abruzzesi), sono piantate su due collinette dirimpettaie le pregiate vigne del Camarato (aglianico e piedirosso) e del Caracci (falanghina) ultratrentennali, che guardano estasiate il vicino mare del golfo di Gaeta. Ad occhio nudo si può scorgere in lontananza a destra l’imponente mole della Rocca, mentre sulla sinistra si trova il sito storico romano di Sinuessa, il cui porto è sprofondato nel mare. Un costante venticello gira tra i monti ed il mare e s’incunea prepotentemente tra i filari per spazzolarli e così andare a completare il quadro perfetto di questo magnifico terroir, in cui si è creato un microclima unico per la coltivazione della vite. In tutto ci sono settanta ettari vitati, che si vanno ad aggiungere ai trenta delle Tenute di Rocca dei Leoni nel Beneventano ed ai venticinque di Tenute di Altavilla in Irpinia. La produzione è molto variegata, comprendente sedici etichette di tutte le tipologie ed oltre 700.000 bottiglie l’anno che partono alla volta di circa trenta Paesi stranieri.
Intanto si è fatta l’ora di pranzo e così Tani ci conduce nella sala del ristorante per farci assaggiare alcuni piatti della cucina locale, preparati esclusivamente con alimenti naturali prodotti in azienda. Ancora tutto perfetto davvero.
Villa Matilde – S.S. Domiziana, 18 – Cellole (Ce)
Tel 0823 932088 – Fax 0823 932134
info@villamatilde.it – www.villamatilde.it
Enologo: Riccardo Cotarella – In azienda Fabio Gennarelli
Ettari vitati complessivi: 125 – Bottiglie prodotte: 700.000
Vitigni: aglianico, piedirosso, primitivo, abbuoto, falanghina, fiano e greco
Foto di Rosario Di Giacomo
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