Quanto l’Aglianico deve a Luigi Moio e quanto Luigi Moio all’Aglianico? Una cosa è certa: da quando il giovane professore di Portici è tornato da Bordeaux nulla è più come prima. Grazie a lui il re dei vitigni comincia ad esprimere in bottiglia le sue straordinarie potenzialità e noi che lo preferiamo senza mezzi termini siamo felici. Si dissertava di ciò alla serata dei vini cilentani organizzata lunedì scorso all’ombra dei templi di Paestum da Nonna Sceppa (tel. 0828 851064) quando è entrato in scena un rosso austero, ancora sconosciuto alle guide specializzate: La Firma. Gerardo Giuratrabocchetti ama giocare sui nomi e ha battezzato la sua azienda a Rionero in Vulture «Le Cantine del Notaio» (via Roma 171, tel 0972 717111 e 0335 682483).
Si tratta di un Aglianico vinificato con macerazione intensa e affinato per dodici mesi in barriques nuove di rovere francese. Anche la Lucania è ormai attraversata da nuovi fermenti produttivi che saranno sicuramente apprezzati dal mercato. Sinora, infatti, La Firma è nota a pochissimi gourmet come Mario Avallone e Massimiliano Boscaino che giovedì hanno inaugurato a vicoletto Sant’Arpino La Stanza del Gusto a cui Santa Di Salvo ha giustamente deciso di dedicare la rubrica in questa pagina. Qui e da Nonna Sceppa potrete già berla.
Si diceva di Moio. Con Luigi si sta concretizzando un progetto di valorizzazione dell’Aglianico del Vulture puntando su un vino al tempo stesso innovativo e di tradizione. La Firma ha un fratello, si chiama Il Repertorio. Anche in questo caso si tratta di Aglianico che ha macerazioni più corte e meno intense mentre l’affinamento in barriques non supera gli otto mesi. Attenti, dunque, produttori di Taurasi e di Aglianico del Taburno: sono tornati i briganti della Lucania, pronti a prendersi la grande rivincita da noi lungamente attesa e auspicata.
Un nuovo colpo all’omologazione del gusto imposta dalle carte dei vini stampate con il ciclostile.