di Andrea De Palma
Per avere un’idea più chiara di cosè il Greco a Tufo bisogna andare a trovare Gabrielle Ferrara e Sergio Ambrosino a San Paolo, una frazione di Tufo in provincia di Avellino dove ci sono i migliori vigneti ad altezze che variano fra i 400 e 500 mt s.l.m.
Arrivo da loro una mattina assolata di fine novembre e, puntuali marito e moglie sono li ad accogliermi come un amico d’altri tempi, sorriso e cortesia.
Casa e cantina sono un’unica struttura, così come dovrebbe essere per le aziende a conduzione famigliare. Addirittura la zona di affinamento del Taurasi dove sono custodite le barrique risale alla fine dell’800 quando il nonno di Gabriella iniziava a fare vino.
Ambienti piccoli ma essenziali danno vita a quasi 60 mila bottiglie per quattordici ettari di vigna quasi tutte in zona San Paolo frazione di Tufo. I terreni sono argillosi, compatti con sistema di allevamento a spalliera.
Sergio sottolinea sempre la grande opera del compianto Antonio Mastroberardino che ha saputo dare valore al territorio di Tufo, dove il Greco ha il sua habitat migliore. Da sempre ha combattuto contro l’espianto degli storici vitigni nelle zone collinari, perché sapeva quanto il loro valore potesse controbattere il crescente successo dei vitigni più produttivi e facili da coltivare altrove.
Per questi motivi ha sempre comprato l’uva da tutti i contadini della zona delineandone i metodi di gestione e pagando il giusto prezzo ad ognuno.
Già allora Antonio Mastroberardino sapeva che con le uve autoctone si poteva combattere un mercato esigente e nulla si poteva contro lo strapotere dei vitigni molto produttivi e internazionali, poco adatti a quei territori irpini.
Ma, torniamo ai vini di Sergio, che mi ricorda il lavoro fatto assieme ad un altro uomo, Marc de Grazia, che ha creduto il lui, come a tanti altri piccoli produttori facendolo conoscere in tutto il mondo e a cui lui è molto riconoscente.
Quando gli chiedo di assaggiare qualcosa vedo che volge lo sguardo verso Gabriella e annuiscono assieme e, poi mi dicono “sai, ormai non abbiamo più vino, è tutto venduto, questo è l’ultimo pallet che sta partendo per l’estero e altre destinazioni, ma, ora ne tolgo una bottiglia per tipo e poi la recupero altrove per il reintegro”.
Finalmente passiamo in casa dove iniziamo con il Greco 2017 ancora in fase di fermentazione: e dopo averlo sentito anche in un’altra azienda mi conferma che è una grande annata, berremo sicuramente dei Greco di Tufo favolosi, ricchi di frutto e floreale intenso, con acidità equilibrate e ben integrate. I terreni argillosi fingono da riserva idrica, soprattutto quando non vengono dissodati e, quindi non hanno sofferto la siccità di quest’estate.
Ma passiamo alla degustazione e scopro con piacere l’eleganza e la rotondità con nerbo gustativo ben equilibrato, e la complessità del corpo di entrambi i vini, che non amano la fermentazione malolattica e, che allo stesso tempo hanno un sorso delicato e morbido perché ricchi di frutto.
Conduzione attenta e integrata dei terreni, solo zolfo, rame e in casi estremi trattamenti mirati. Vendemmia in cassetta, pressatura soffice e fermentazioni in acciaio per dei vini eleganti e dal carattere sincero.
Terre D’Uva 2016 Greco di Tufo DocG Benito Ferrara
Nasce dall’assemblaggio di più appezzamenti di vigneti, dal bicchiere emergono immediati note floreali bianche e agrumate molto deliziose, con bella simbiosi con il frutto.
Al gusto è cremoso, come già si evince girandolo nel bicchiere, dove la struttura ne rallenta la corsa.
Al palato l’acidità molto presente, cede subito il passo alla morbidezza di frutto e alle piacevoli note di pepe bianco e spezia. Molto minerale e giusto equilibrio per una morbidezza senza fine.
Costo da 15,00 a 17,00 euro in enoteca
Villa Cicogna Greco di Tufo Docg 2016
Eleganza e sobrietà con carattere… in solo tre ettari di vigna. Questo è il titolo che darei aduna serata con questo vino, grande espressione di quel territorio. Immagino un turista che ha bevuto un vino del genere e si aspetta di trovare uno Château alla francese, invece incontri due vignaioli irpini in un territorio pieno di salite impervie.
Tanta umiltà e solo lavoro, un concetto ben espresso dal primo sorso che ci avvicina ai profumi in modo sotteso e delicato per poi stravolgerci l’olfatto che, un’insieme di profumi fine ed elegante con pulizia assoluta seguite da note di frutto, come l’immancabile pesca, e fragranze minerali quasi tufacee, per poi essere rinfrescante dal sambuco ed erbe mediterranee, e tanto fiore bianco con persistenza infinita.
Al gusto entra rotondo e morbido dove il frutto primeggia sulla struttura acida e imponente che equilibra il tutto . L’alcool c’è, ma quasi si nasconde da un corpo elegante intriso di materia. La persistenza è fata di note saline, mineralità e tanta sapidità con una persistenza molto lunga. E, strano ma vero, sotto le gengive sentivo un attacco piacevole di polifenoli: ma certo…!! È la carica fenolica dei flavonoidi del Greco che mi accarezzavano il palato e rilanciano un sorso da grande vino dalla persistenza infinita e vellutata…
Costo sui 20,00 euro in enoteca
Azienda Agricola Benito Ferrara
Frazione San Paolo, 14/a
Tufo (Av)
Email: info@benitoferrara.it – www.benitoferrara.it
Dai un'occhiata anche a:
- Cantina dei Monaci a Santa Paolina, trent’anni di qualità
- Il Grignolino della Cantina Vicara: un vino di carattere, un tesoro del Monferrato
- Boschetto Campacci (Castelnuovo Berardenga) – Falanghina e Sangiovese: matrimonio perfetto
- Cantina del Barone a Cesinali: i grandi Fiano di Luigi Sarno
- Vigna delle Rose di Casa Setaro: Un Viaggio nel Turismo del Vino ai Piedi del Vesuvio
- Il vino di Canonico&Santoli a Santa Paolina
- La Veceta: il volto internazionale de La Fortezza di Torrecuso
- Cantine Magliulo: da quattro generazioni il volto dell’ Asprinio d’Aversa