Cannonau Mamoiada: la Granazza ed i Cannonau di Sedilesu non deludono mai

Pubblicato in: I vini da non perdere, in Sardegna

di Maurizio Valeriani

Da un punto di vista enoico, purtroppo, Roma parla pochissimo la lingua sarda, e se è vero che il Vermentino ha avuto una discreta diffusione, il Cannonau ed altri vitigni isolani stentano ancora a farsi conoscere dal pubblico della Capitale. Abbiamo dunque colto subito l'occasione, parlando con Salvatore e Francesco Sedilesu per organizzare una serata che in qualche modo potesse trasmettere attraverso i vini e la cucina  la cultura, la passione e la tradizione di uno dei territori più selvaggi e più affascinanti della Sardegna: la Barbagia. Lo abbiamo fatto in compagnia di Salvatore Sedilesu presso il Ristorante/Bottega Piccolo Continente di Roma che ha messo a disposizione materie prime di prima scelta (alcune delle quali provenienti dai presidi Slow Food della Sardegna) ed un menu adatto alla serata (tra l'altro i prodotti dei presidi ed altro sono acquistabili anche per l'asporto).

Abbiamo così parlato la lingua di Mamoiada, comune barbaricino famoso per le maschere carnevalizie chiamate Mamuthones, che è il paese più alto tra quelli della zona “classica”, dove si produce Cannonau (ci riferiamo principalmente alla zona che comprende  Oliena, Orgosolo e Jerzu). Ed infatti vigneti che vanno dai 500 ai 700 metri di altezza sul livello del mare, esprimono dei Cannonau che non si è abituati a bere, con acidità molto alte che mettono in secondo piano il pur tipico tono alcolico.

Come sempre parliamo di una storia che parte comunque dalle persone. Così Salvatore ci racconta che il padre, giunto all'età della pensione, ed affaticato dai lavori della vigna, convoca i 3 figli per decidere di dividere il vigneto in 4 parti uguali, in modo da liberarsi di un carico troppo oneroso. E' qui la svolta: a questo punto i 3 figli decidono di lasciare indivisa la proprietà e di occuparsi loro di tutto. Francesco, tecnico agronomico segue la vigna e Salvatore e la sorella si occupano dell'aspetto commerciale e della amministrazione.  Qui comincia un percorso che porterà al graduale aumento del numero di etichette ed ad un miglioramento della qualità costante e sempre percepibile, sempre nel rispetto della natura, cercando di usare meno chimica possibile (praticamente solo una bassissima solfitazione.

Vi chiederete cosa abbiamo assaggiato e mi sembra giusto soddisfare questa vostra curiosità:


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