Cannavacciuolo e la burocrazia da incubo.
Un giorno un ristoratore stellato di Amalfi, provato da un lungo controllo amministrativo che lo aveva tenuto lontano dal lavoro mi disse: “Ho chiesto perché mai venite sempre da me e la risposta è stata secca. Fatti togliere la stella e sarai lasciato in pace”.
Devo dire che, asterisco o non asterico, il punto politico sembra essere sfuggito ai due partiti che si formano in queste occasioni, quando un personaggio famoso viene coinvolto in modo poco gradevole sui media. C’è da un lato l’Italia di Piazzale Loreto, quella che ha goduto perchè Cracco ha perso la stella e che aveva goduto quando Cracco aveva avuto lo stesso problema di Cannavacciuolo per della roba trovata in frigorifero nel suo ristorante a Milano. L’Italia che si ammanta di un giacobinismo etico che in genere vale sempre per gli altri e non per se stessi e che urla: tutti sono uguali davanti alla legge e i personaggi come Cannavacciuolo non possono essere esentati dai controlli!
Poi c’è la reazione della stampa di settore, che nel caso dela gastronomia non si regge quasi più sugli investimenti editoriali ma sulle sovvenzioni dello stesso mondo di cui si occupa, solidale a prescindere con il cuoco, il cantante, lo sportivo preso di mira di volta in volta dal fisco, dai controlli e ltro.
Infine c’è il backstage che io da ex cronista giudiziario conosco molto bene: i controllori si dirigono con piacere verso chi è famoso perché sanno che il loro lavoro applicato al Signor K di kafkiana memoria non troverebbe lo spazio neanche per una breve. Anzi, per un curioso gioco di contrapasso, quando vengono sequestrati e chiusi esercizi ristorativi viene rigorosamente rispettata la privacy e i nomi non compaiono sui giornali.
Quindi forse una bella inchiesta da fare sarebbe capire come è trapelata la notizia, giusto per capire.
Per esperienza diretta vi assicuro che il 90 per cento delle volte viene data da chi ha esercitato l’azione e il 10 dall’avvocato che si vende il cliente alla stampa per spaventarlo e alzare la parcella.
Ma in un paese dove si spacca il capello perché mancano progetti oltre che ideali sfugge forse il dato politico di quello che è avvenuto: il caso Cannavacciuolo non è che la punta dell’iceberg del vero probema che attraversa il nostro paese e di chi fa impresa, che non è territoriale, di immigrati, di sicurezza, neanche di destra o sinistra visto che ormai la marmellata è la stessa. Il vero problema, che pesa dal 50 al 60% sulle tasse di chi lavora è il moloch burocratico che si nutre non di risutati ma di vessazioni. Un ceto politico-burocratico che ha occupato i centri di potere negli enti pubblici ai tempi in cui il Paese viveva dei pagherò firmati dai tutti i partiti che piazzavano persone fedeli più che efficienti nella pubblica amministrazione.
Questo moloch è come un cancro che divora chi lo fa vivere: con il potere di vita e di morte che il Fisco ha sui cittadini che prima devono pagare e poi andare a vedere se hanno ragione, con gli autovelox che spingono a non muoversi che servono non alla sicurezza ma alle casse dei comuni che devono pagare gli stipendi con le multe ascritte persino nelle previsioni di bilancio, nelle decine di controlli che vengono eseguiti senza un coordinamento dagli enti tra i quali non c’è comunicazione e che spesso applicano regole diverse e visioni opposte allo stesso problema.
In un Paese normale la mancanza di un asterisco sarebbe stata corretta aggiungendolo a penna e non partendo dal presupposto che un’azienda che crea lavoro vuole frodare il cliente.
Pensare che Antonino Cannavacciuolo lo abbia fatto per questo è semplicemente da dementi, anche se risponde perfettamente alla logica della burocrazia. La stessa, per fare un altro piccolo esempio, che ha imposto ad un locale centenario di Napoli di togliere le piante all’ingresso perché era una occupazione di suolo pubblico facendo poi posto al parcheggio abusivo dei motorini.
E purtroppo non c’è forza politica che sia in grado di rappresentare seriamente il problema dei problemi perché a tutti fa comodo questa situazione in cui un paio di milioni di persone vivono alle spalle di chi lavora e fa impresa opprimendoli con comportamenti vessatori che nessun altro popolo accetterebbe.
L’italiano alla fine è educato: si suicida dandosi fuoco davanti alla sede di Equitalia invece di bruciarla insieme agli altri perseguitati come lui!
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