Cannavacciuolo Café & Bistrot
Piazza Martiri della Libertà, 1
28100 Novara
Tel: 0321.612109
di Luca Fontana
A tavola con I Signori
Novembre 2015
Eccoci a vagare per la pianura padana durante un anonimo venerdì di novembre, con le prime nebbie che ci accompagneranno per tutto l’inverno. Grande è l’interesse per il nuovo progetto di Cannavacciuolo, il nostro Tonino Nazionale, ed è così che una sosta a Novara pare quasi scontata.
Lo chef-star partenopeo ha recentemente aperto nella cornice del Teatro Coccia, uno degli storici riferimenti culturali per il novarese, il suo “Café & Bistrot,” in cui si propone di creare una cucina “cool” in un ambiente storico, tra tradizione ed innovazione.
Prima di parlare della cucina, il centro di ogni ristorante, vorrei soffermarmi in modo particolare sull’ambiente e sul servizio. Il primo è estremamente curato, con uno stile a tratti post-industriale tendente all’organico, con una base classica ma non vecchia: molto moderno e vivibile. Il servizio è di evidente scuola “Villacrespiana”: solerte, preciso ed accomodante, un’esperienza da prima classe, tranne che per un leggero ingorgo alla cassa del piano terra, in comune per tutti gli ambienti (il conto non viene portato al tavolo).
Il menù richiama fortemente al teatro ed alla musica, a primo impatto, anche se la struttura è quella classica, di antipasto-primo-secondo-dolce.
La cucina è semplice ed accomodante. Ci ha colpito la rotondità che accomuna tutte le portate, che risultano facilmente interpretabili. Se questa fosse una recensione per un ristorante di cucina creativa, definiremmo lo stile del Cannavacciuolo “monocorde”. Ma qui siamo al bistrot, la cucina d’autore si trova a Villa Crespi, per cui il ruolo di questi piatti è di avvicinare ed accomodare una nuova fascia di clientela, meno avvezza a questo tipo di esperienza, oppure di servire il “pane quotidiano” ai palati più esperti, facendoli sentire come a casa. In quest’ottica l’esperimento è pienamente riuscito: il bistrot Cannavacciuolo offre un’esperienza a tutto tondo, confortevole e con qualche guizzo creativo molto apprezzato.
Un plauso alla pasticceria napoletana, molto simile a quella di Villa Crespi, segnalata come pericolosa a causa dell’altissima golosità. Interessante l’opzione, al piano terra, di poterla associare ad un caffè veloce, per una breve pausa gustosa.
I prezzi non sono dei più economici, ma qui, oltre ad una cucina di buona qualità, si paga il brand di uno chef che sta’ conoscendo il suo momento di notorietà ed esposizione mediatica (e la lunghissima lista di attesa per prenotare ne è la dimostrazione), in quest’ottica rimangono quindi comunque accessibili. Oltretutto apprezziamo molto la mancanza del coperto.
Scendiamo ora nei particolari, piatto per piatto.
Il pane è preparato in casa, con lievito di pasta madre.
Polpo con tegola di riso al latte di capra e salsa alla Luciana. Il polpo è cucinato perfettamente, con una tegola croccante fuori ed avvolgente dentro. Pensando alla rotondità della cucina sopra citata, questo antipasto è quello che meglio la rappresenta. Da notare la “mano dello chef”, stampata su tutti i piatti.
Plin al ragù napoletano con spuma di parmigiano. Un bel mix tra nord e sud, con una spuma straordinaria che ben si sposa ai plin. Unico appunto per il ragù napoletano, sin troppo poco incisivo.
Risotto allo zafferano, midollo di bue e gremolada di limone. La cottura è eccellente, con la scelta di una grande mantecazione che lascia tuttavia il chicco definito e consistente. Interessante la scelta del limone, che fornisce il giusto mordente ad un classico altrimenti un po’ spento.
Baccalà con castagne e cipollotti. Altra portata rotonda ed accomodante, ma sempre gradevole.
Testina di vitello cotta a bassa temperatura e sgombro con salsa verde di sedano. Una portata decisamente impegnativa, dove terra e mare si incontrano. Il risultato finale è una degna conclusione del comparto salato della cena.
Come anticipato, la pasticceria è di assoluta eccellenza. Il babà (foto in apertura) è di altissimo livello, ma il nirvana lo si raggiunge con le code d’aragosta, riempite con crema chantilly sifonata. Altre 1000 per favore!
Alla carta: circa 50€, bevande escluse
Foto di Luca Fontana
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