Uva: fiano di Avellino
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio
Sono passati tre anni, stavolta becchiamo questa bottiglia nella bellissima carta dei vini di Arbustico selezionata da Tomas Torsiello e la scegliamo senza esitazioni. Le sensazioni sono le stesse appena descritte, freschezz, sensazioni di idrocarburi, complessità. Queste magistrali esecuzioni di Lucio Mastroberardino purtroppo diventano sempre più rarae da trovare ma se le incrociate il mio consiglio è di non farvele sfuggire perché vi troverete di fronte a vini superbi, in grado di competere con qualsiasi altro al mondo. Bellissimo.
Scheda del 1 aprile 2015. Non c’è nulla da fare, davvero i bianchi campani hanno una marcia in più rispetto a tutti gli altri. Quando, nella bolgia caotica di Opera Wine, l’anteprima organizzata da veronafiere in collaborazione con Wine Spectator ho assaggiato questo bicchiere, mi si è aperto un mondo: il mondo del Fiano.
Campore è una vigna piantata nell’argilla grigia di Lapio e questa bottiglia che compie ormai cinque anni è stata inserita nelle prime cento etichette italiane dall’importante rivista americana che riesce ancora a fare mercato in Usa e nel mondo. Si tratta di una delle ultime esecuzioni di Lucio, che in quella occasione, con una bottiglia in uscita a meno di dieci euro, riuscì a realizzare un capolavoro.
Gli studi scientifici dell’equipe guidata da Luigi Moio, che tra l’altro di Lucio era molto amico avendo frequentato la stessa scuola enologica, lo hanno dimostrato, il vitigno ha una spiccata propensione al miglioramento olfattivo con il passare del tempo e infatti Campore assume i toni di frutta matura molto ben evoluta in un corredo di spezie, zafferano e allungo fumé quasi da idrocarburo.
Ma è in bocca, come sempre, che il vitigno esprime il meglio con un atatcco acido, non ruffiano, una beva sapida e veloce, la chiusura che promette e che invita subito a ripetere il sorso. Insomma, un vino che si beve.
Non credo di peccare di campanilismo se scrivo che questo vino emergerebbe in una qualsiasi degustazione coperta in altre categorie, compresi molti francesi.
Comprare questi vini è ancora un affare: per pochi euro ci si assicura bottiglie che si possono concervare per oltre diecini anni e che sono quasi sempre in grado di regalare emozioni grazie alla complesistà olfattiva e alla incredibile energia che esprimo al palato. Un affare dunque, a cui è davvero da sciocchi rinunciare.
Tra tutti i vini del Sud, Campore era l’unico bianco ad essere premiato, segno che Wine Spectator deve approfondire sicuramente la conoscenza di questi territori che hanno una spiccata vocazione bianchista.
Sede a Montefusco, via Serra. Tel. 0825.968215. www.terredora.com. Ettari: 200 di proprietà. Bottiglie prodotte: 1.000.000. Vitigni: aglianico, fiano, greco, falanghina.
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