Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Mario Struzziero è sicuramente fuori da ogni discorso di comunicazione moderna del vino, quella partita negli anni ’90 per intenderci. Ma la sua purezza è da ricercare soprattutto nella sua totale estraneità anche rispetto al linguaggio di chi è controcorrente, di chi è antimodaiolo per moda: il suo fare vino è nella semplicità del mestiere senza orpelli di chi ha iniziato a commercializzare nel 1920, terza azienda irpina dopo Di Marzo e Mastroberardino.
Fa molto bene tornare qui in questo momento storico in cui la crisi sta falciando sogni e progetti. Vai da chi ha visto la crisi della fillossera, la guerra, il dopoguerra, il colera, il terremoto, il metanolo. “Questa è una situazione strana, troppe aziende, troppa gente che viene da altre attività e che all’inizio pensava di fare i soldi facilmente e in breve tempo. Ora soffrono, e ci credo: con il vino non si diventa ricchi e tante aziende già sono in vendita”.
Ma tu, Mario, stai ampliando la cantina. Com’è? “In questi periodi bisogna investire. Non conviene affatto comprare quando tutti comprano perché i prezzi salgono e non si rientra negli investimenti. Avevamo bisogno di spazio per lo stoccaggio e le vasche d’acciaio, creaiamo una piccola sala degustazione”.
E compri anche terreni?
“Procediamo con quattro nuovi ettari a Venticano dove metteremo Falanghina e ancora Aglianico. Siamo a tre chilometri da San Giorgio del Sannio, questa è zona di confine tra Sannio e Irpina, unite dalla coltura del tabacco ormai in crisi profonda”.
Ancora oggi girando tra Castel del Lago, Taurasi, Montefusco e Venticano ci imbattiamo tra piantagioni di tabacco e strutture per essiccarlo al sole, tutto è sostanzialmente immutato da sempre: viti e tabacco, tabacco e viti.
Mario è enologo, in azienda è dal 1989. Il primo Taurasi firmato Struzziero è del 1977, sbarcò subito in America. Ed è firmato dal padre Giovanni, ancora oggi in azienda.
Il trittico storico ancestrale dei consumatori irpini è sempre stato questo sino alla fine degli anni ’80: Mastroberardino per Fiano di Avellino e Greco di Tufo, Struzziero per il Taurasi, Di Marzo per il Greco di Tufo.
Mario non teorizza, racconta.
“Quando sento che in commercio entra Taurasi 2007 mi chiedo: come è possibile? Ovvero, so bene che si può fare, ma questo vino ha sempre dovuto aspettare molto tempo prima di uscire e se lo si vuole fare solo con Aglianico è impossibile produrlo tutte le annate. Forse gli altri sono più bravi di me, ma noi non lo abbiamo fatto tutti gli anni. Per esempio abbiamo saltato 2002 e 2003 e a fine marzo imbottigliamo la 2004, la vuoi sentire?”.
Ovvio.
Scendiamo giù e rivedo la scena di sempre, quella che mi apparve la prima volta nel 1996 quando feci la prima visita da Struzziero insieme ad alcuni amici.
Neanche l’ombra di legno giovane. Non metto neanche in mezzo il discorso della barrique, mi sembra stupido.
“Il legno non deve dare nulla al vino, serve solo a fissare il colore e a stabilizzarlo. Basta. Noi lo abbiamo sempre fatto così”.
I suoi vini fanno la maratona, il Taurasi Campoceraso è davvero squisito. Ricordo il 1990, il 1992 e il 1993, qui abbiamo iniziato a schedarlo dal 1997 e stiamo seguendo con passione l’evoluzione del 2001, l’ultimo in commercio.
Ci torniamo sul vigneto Campoceraso, uno dei nostri preferiti.
“Il Taurasi è questo, io voglio sentire il frutto e ci vuole tanto tempo per risolvere i tannini. Senza pazienza è impossibile fare un buon Taurasi. Ora io esco con il 2004 e qua le aziende già presentano il 2007, ma cosa deve pensare uno che non è dentro la materia? Nel migliore dei casi avrà un po’ di confusione e questo non è buono”
“Questa mole di aziende ha creato non pochi problemi. Con la pressione sui prezzi che c’è, quando non vendono subito si spaventano e svendono. Io lo capisco, almeno cercano di rientrare nei costi, ma così si crea confusione e si riducono i margini di guadagno. Oggi il mercato è molto cambiato rispetto al passato: si esige qualità, sempre più qualità, ma non si vuole pagare e il reddito dei produttori si riduce. Non ho vergogna a dire che noi stiamo usando moneta vecchia, nuova non ce n’è quasi. Se non hai una storia familiare è difficile reggere nel tempo e credo che nei prossimi anni vedremo molte chiusure”.
La visita da Struzziero ci butta nelle correnti profonde del mondo del vino contemporaneo, annulla molte diatribe e ci restituisce anche una visione dall’alto: critici e blogger spesso soffrono di quello che io definisco l’effetto fotografi, ossia quando c’è un evento e un fotografo si ferma a fare scatti su un soggetto, subito è imitato da tutti gli altri in modo automatico. L’effetto viene dalla moda, dall’antimoda, dalla sapienza di un ufficio stampa, dalla capacità del produttore di smanettare nei social network, ma è chiarissimo che si tratta della sola increspatura del mare.
La visita alla tradizione serve a scoprire i percorsi autentici sul medio e sul lungo periodo ed evita le ingenuità della passione e i trasporti subitanei. L’amore non è la somma di flirt.
Poi devi bere il 2004 per capire cosa significa 35/35 di non omologazione. Non è un vino che puzza come direbbero gli appassionati della new wave anni ’90, ma non è neanche ostico e selvaggio o difficile da comprendere come amano alcuni talebani del gusto: è bella la franca amarena che subito di avvolge appena si apre, sono belle quelle stelline di speziatura appena dolce e quei primi tipidi richiami al tabacco tostato ma non bruciato. In bocca è sapido, pieno, lungo, intenso, con i tannini ancora protaonisti, quasi quanto l’acidità. Capisci allora che negli ultimi tempi avevi intuito bene ad appassionarti alla 2004 per le grandi aspettative che può regalare questo bicchiere.
E non abbiamo parlato dei bianchi. E neanche del fatto che Mario è stato il primo a fare uno spumante da Greco metodo classico. Prima o poi tireremo il collo a queste bottiglie nascoste nell’antro del passato
Sede a Venticano, via Cadorna 214.
Tel e fax 0825.965065.
www.struzziero.it
Enologo: Mario Struzziero
Ettari: 14 di proprietà.
Bottiglie prodotte: 350.000.
Vitigni: aglianico, greco di Tufo, coda di volpe, fiano, falanghina.
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