STRUZZIERO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro franco cantina
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista: 5/5. Naso: 25/30. Palato: 26/30. Non omologazione: 35/35
Continuiamo a seguire con piacere questo giovanotto. La semplicità di esecuzione sul tempo lungo esalta sicuramemte le caratteristiche del vitigno. L’Aglianico a ormai quasi dieci anni continua a presentarsi di un bel colore rosso rubino senza alcun cedimento, un naso fatto di ciliegia, spunti agrumati canditi, tabacco. In bocca l’attacco è senza mediazioni, ideale quando lo abbinate su un piatto grazie alla freschezza.
Il tempo si sente soprattutto sui taninni che, pur presenti, sono appaiono morbidi e ben levigati. In bocca il vino ha un buon allungo, dimostra di superare le incertezze dell’ultimo assaggio, probabilmente dovute anche al caldo.
Sull’agnello al fonro, il mio buon vino di Natale.
Assaggio del 16 agosto 2009.
A un anno dal precedente assaggio, ormai otto dalla vendemmia, il Campoceraso tradisce una sorta di immobilità composta: come se, insomma, la scheda che leggete sotto fosse stata fatta appena ieri e non quattordici mesi fa. Stesse sensazioni olfattive, davvero molto varie e ricche, mentre registriamo in bocca un sensibile ripiegamento della freschezza: in un parola, siamo quasi spostati su un vino morbido. Difficile dire se dipenda dalla bottiglia, quanto piuttosto dalla evoluzione naturale, anche se dobbiamo comunque ricordare come il cammino dei vini di Mario trova più o meno il proprio compimento appunto intorno ai dieci anni, con l’appaiamento tra naso e bocca.
In questo caso, pero, il ritrarsi della freschezza evidenza un impatto materico di cui non avevano sofferto in precedenza. Insomma, per dirla tutta, siamo in presenza di un vino che, da solo, cammina con un certo sforzo. Sarà l’annata 2001, comunque piena e opulenta dal punto di vista della frutta e della struttura? Oppure una certa svolta concentrativa che proprio nel 2001 ha avuto il suo nadir con l’uscita del Fòscaro, un Irpinia igt molto materico e ipermuscoloso? Oppure, semplicemente, uno stadio evolutivo del vino beccato?
Difficile rispondere. Comunque sempre di un gran bel vino si tratta, e vi diamo appuntamento ai prossimi assaggi. Intanto, come rosso operaio da abbinamento su cibi strutturati e complessi, svolge il suo lavoro in manierà più che soddisfacente.
Assaggio del 2 giugno 2008
Una conferma, se pure ce ne fosse bisogno, del nostro caro Mario Struzziero: chi ama il Taurasi poco spinto, non iperconcentrato, insomma quello che comunemente si definisce di impostazione tradizionale, si può senz’altro sentire appagato da questa proposta che nell’annata 2001 si aggancia idealmente alla grande 1997 e alla 1993 per la sua capacità di regalare robuste sensazioni olfattive, ma soprattutto per la sua vivace freschezza identitaria. A distanza di quasi sette anni, il vino per certi versi si presenta ancora in fase di ricomposizione fra olfatto e palato, ove al naso ci sono dolci sensazioni speziate regalate con discrezione dalla botte grande, ritorna come al solito il tabacco biondo, ma anche chiodi di garofano, sicuramente preponderanti rispetto alla frutta ormai un po’ magra eppur presente con rimandi di confettura.
A bicchiere aperto, l’odore varia in continuazione riproponendo una visita nel tempo, nei primi Taurasi assaggiati, assolutamente smarcato dalle tendenze attuali che, alleggerendo l’uso del tostato, volgono alla frutta fruttosa fruttata. Particolarmente affascinante è la nota minerale, quasi zolfo o comunque quella che rilascia nell’aria il fiammifero appena usato, un rimando preciso al territorio e che per certi versi, assieme alla nota di tabacco, è sicuramente uno degli elementi per costruire un varietale di territorio, di identificazione, quasi come per il Greco. Ma è in bocca, ancora una volta, che l’Aglianico esprime il meglio di se perché la beva non fa sconti: è irruenta, per certi versi selvaggia nella sua indomita freschezza, assolutamente spiazzante rispetto alle note tranquillizzanti del naso, sovrasta immediatamente quel vago senso di dolcezza fruttata per conquistare, ben posizionandosi in modo autoritario, in tutto il palato dove sosta a lungo, i tannini sono levigati dal tempo ma ben presenti, l’alcol fa il paio con l’acidità regalando quella sensazione calda e familiare.
La struttura è comunque di grande espressione e forse meglio di ogni altra cosa disvela l’annata straordinaria, divenuta ormai un classico e non più superata al momento nonostante le buone prospettive della 2004 tutte però in itinere. La verifica, come al solito, è con il cibo, per il 2001 non solo ha retto un piatto di fusilli alla cilentana, ossia con il ragù di castrato, cacioricotta e peperoncino forte di Giovanna di Corbella, ma anche un pecorino crotonese stagionato del caseificio Cimino fattomi scoprire dal grande Roberto Ceraudo. Fra questi due sapori intensi, forti, è stata una battaglia senza esclusione di colpi ma il vino, proprio grazie alle sue qualità portanti, ha ben controbilanciato il formaggio e fatto il proprio lavoro con tignosa precisione, tipo quegli incontri di pugilato che vanno duri sino al quindicesimo round con vittoria incerta ai punti.
Riproponendo, nel giorno del mio compleanno immersi fra questi sapori ancestrali del mitico Cilento, l’ovvietà di sempre, di quanto infatti sia importante l’abbinamento per capire come camminerà il vino e che, soprattutto, come qualsiasi altra cosa, ogni bottiglia è destinata a giocare un ruolo diverso, quale da bere in assoluto, tale in degustazione, altre a tavola ed è questa poliedricità il suo fascino che lo rende un campo sempre appassionante perché ogni episodio ha un suo valore intrinseco e personale pur, ovviamente, nel contesto di alcuni parametri generali validi per tutti. Ma questo Taurasi, ad esempio, ha regalato la doppia emozione di un vissuto antico e del territorio, una premessa per le grandi cose che stanno accadendo in Irpinia e nel resto della Campania dove sono i giovani come Mario a tirare adesso la carretta in un momento sicuramente non facile per la contrazione dei consumi. Dalla loro, questi produttori, hanno un territorio unico e potente, ché pochi vini in Italia possono esprimersi con questa naturalezza i tempi così lunghi. Si berrà, questa 2001, per sempre, sino a che ci sarà.
Sede a Venticano (AV), via Cadorna 214.
Tel e fax 0825.965065.
www.struzziero.it
Enologo: Mario Struzziero
Ettari: 14 di proprietà.
Bottiglie prodotte: 500.000.
Vitigni: aglianico, greco di Tufo, coda di volpe, fiano, falanghina.
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