Uva: falanghina
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Giovanni Iannucci, 29 anni, ha mandato la sua Falanghina a molti ristoranti della Costiera ma solo uno ha risposto: Gennaro Castiello dell’Acquapazza di Cetara. La cosa non mi stupisce, perché Gennaro non è mai stato un routinier e dopo vent’anni di lavoro e di bevute ama ancora girare per cantine e scoprire piccole chicche da offrire ai clienti.
Ed è lì, infatti, che l’ho beccata dopo la serata dedicata alla colatura di alici e, come una scimmietta che viaggia sulle liane, ho mollato Gennaro per agganciarmi a Pasquale Carlo per piombare direttamente in cantina. Non conosco altro modo per parlare di un vino se non visitare il produttore anche se capisco essere questo un mio grave limite nell’era di internet:-)
Come a tanti nel Sannio e in Irpinia, anche alla famiglia Iannucci il vigneto ha sempre offerto un reddito integrativo. In questo caso parliamo di appena due ettari tra Castelvenere e Guardia Sanframondi piantati a Falanghina, Barbera del Sannio e Trebbiano Toscano.
Siamo nel cuore vitivinicolo della provincia di Benevento, dove si produce il 64% di tutto il vino della Campania.
Giovanni ha provato a giocarsi la carta della produzione interrompendo la tradizione di famiglia che conferiva le uve alla Guardiense. Con intelligenza, ha puntato a fare qualcosa di diverso e l’incontro con Fortunato Sebastiano è stato sicuramente utile.
La Falanghina è macerata sulle bucce, ma non è orange, anzi, è un bel giallo dorato vivo, in bocca ha una enorme freschezza e a due anni dalla vendemmia possiamo dire che è ancora l’acidità a trainare tutto il corpo del vino. Un bianco di personalità, insomma, non banale, che può sembrare marginale nell’Oceano di vino sannita.
In realtà un territorio maturo ha bisogno sia di grandi cantine (qui abbiamo Solopaca, la Guardiense, Cantina del Taburno), che grandi imbottigliatori ma anche di una serie di piccoli produttori che apparentemente sono in alternativa ma che in realtà ricoprono un rispettivo ruolo complementare.
Al consumatore finale questi discorsi possono non interessare, ed è giusto così: allora diciamo che è un gran bel bianco, adatto allo spaghetto con la colatura di alici notturno sotto il cielo stellato di Cetara che ci ha fatto Gennaro. Ma anche un vino per piatti strutturati e ricchi oltre che su carni bianche.
Bella esecuzione, sicuramente la più convincente dei tre vini saggiati in cantina (un Trebbiano e una Barbera del Sannio).
Chi vivrà, berrà.
Sede a Guardia Sanframondi, via Sorgenza 87. Ettari: 2 di proprietà. Bottiglie prodotte: 4000. Vitigni: falanghina, barbera del sannio e trebbiano.
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