Qualcuno dirà che è una non notizia. Ma la battaglia con la Pizzeria del Popolo di Gianni Breglia non è stata una passeggiata.
La gara si è conclusa da poco ed è Gino Sorbillo il secondo semifinalista dopo Pasqualino Rossi
Ed ecco il pezzo con cui l’abbiamo presentato
Ciclone Gino. Da quando l’ultimo rampollo dei Sorbillo, una tradizione iniziata da nonna Esterina, si è affacciato sul 2.0 niente è stato più come prima per la pizza napoletana. Prima era un prodotto consumato dai giovani ma spiegato da vecchi, dopo è diventato un cibo giovane per tutte le età.
La guerra, il Dopoguerra, la pizza fritta, via dei Tribunali controllata da guappi che umiliavano chi lavorava. Questi ricordi pesanti non hanno cancellato il sorriso solare di Gino, il suo incessante ottimismo, la sua voglia di stare continuamente sulla notizia. A volte in modo un po’ eccessivo, secondo i suoi critici, ma molto meglio chi comunica rispetto a chi sta zitto.
Nel suo locale, di recente ampliato, c’è il suo cuore. Mentre vicino c’è la Casa della Pizza, uno studio pensatoio dove rifugiarsi con qualche amico. Poi l’apertura a via Partenope, un salto di tre chilometri per uno straniero, di almeno tre secoli per un napoletano che si trova proiettato in un altro mondo.
Ma il nome funziona e il locale ad angolo, Lievito Madre, è sempre pieno come un uovo, proprio come ai Tribunali dove la fila è infinita.
Gino sa tenere la scena, occupa Facebook e ogni suo post raccoglie sempre centinaia di con divisioni e di «Mi Piace». Poi il salto alla Prova del Cuoco dove è ospite fisso di Antonella Clerici, la partecipazione a Identità Golose e alle Strade della Mozzarella.
Un ciclone mediatico, appunto, che però dietro il messaggio positivo ha davvero tanta sostanza.
Oltre agli anni di sacrifici di chi ha iniziato a lavorare da bambino, anche la costante ricerca dei prodotti di uqalità, la consapevolezza che l’olio d’oliva al posto di quello di semi e una buona farina non ti colpiscono poi più di tanto sul food cost, non tanto almeno in termini di soddisfazione e di ritorno di una clientela più esigente ma anche più fidelizzata.
Sua anche l’intuizione di creare un collegamento con l’alta ristorazione campana e italiana e di fare scambi di esperienze con altri pizzaioli.
Ciclone Gino. Dopo di lui la pizza è tornata giovane e moderna, questo è forse il contributo più forte che ha dato negli ultimi anni ad una tradizione che affonda nella note dei secoli in città e che ha ritrovato orgoglio e dignità di una divisa, quella del pizzaiolo, prima irrisa e sbeffeggiata.
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