Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e ,aturazione: acciaio e legno
Ogni volta che mi siedo a tavola per il pranzo o per la cena si presenta sempre lo stesso dilemma : e mò che mi bevo??? E allora si incomincia con il solito vagare tra il “caveau ” dei vini del secolo scorso e lo scaffale dei vini “giovani”. L’altra sera avevo da contrastare l’untuosità di una fenomenale cotichella alla brace, si alla brace, l’avete mai mangiata cotta sui carboni? E allora non sapete cosa vi perdete!!!
La carellata della ricerca inizia dai bianchi, ma poi vira decisamente sui rossi, ma di quelli tannici ed alcolici q.b. per ripulire la bocca dall’aromatica untuosità di questa preparazione. Mi fermo, conoscendomi, ovviamente sul “reparto Irpinia”…e dove se non nel triangolo Castelfranci-Montemarano-
E’ l’areale che a mio avviso “incarna” meglio l’aglianico dell’Irpinia. Forte, materico, muscoloso, schietto, testardo, leale, diffidente, insomma ti da subito l’idea del suo e quindi del nostro carattere di irpini. Afferro una bottiglia di Aglianico doc Campi Taurasini 2006 dello schivo Michele Perillo e mi vengono alla mente i ricordi dell’ultima visita in azienda a Castelfranci. Ero con un grupo di svedesi miei ospiti e con i “piccioncini” Ilaria Pipola da Roma (giornalista-professoressa) e Dario Tornatore (non siamo parenti, ma è mio fratello…di vino) chef dell’Enoteca reg.le del Lazio, Palatium.
La disarmante timidezza di Michele colpì un pò tutti, mentre ci accompagnava insieme al suo bel cagnolone in visita alle vigne. La pendenza del terreno è tale e tanta che non consente lavorazioni meccaniche. Solo sfalciatura dell’erba, niente concimazioni, ed i pochi trattamenti…fatti a spalla!!!
Le viti appaiono sempre sofferenti, stressate, la migliore condizione per dare un’uva al top delle aspettative, la scuola francese docet…Ma torniamo al vino!!! Uno splendido colore rubino, vivacissimo, ci parla di cosa vorrebbe fare da grande, rotea nel bicchiere a fatica, indice di una bella consistenza. Al naso la frutta, prima ciliege poi gelsi neri e more, sentori aromatici che ci aiutano nella contrapposizione con la cotichella alla brace aromatizzata al pepe nero. In bocca un’acidità da “vecchia zitella”, camperà ancora parecchio questo vino, tannini non esagerati, ma svolgono benissimo il lavoro di ripulitura dall’untuosità della sugna sciolta sulla brace. Il tenore alcolometrico a 13,5° provvede a venire in soccorso ai tannini levigati, per compiere il lavoro. Beh, mentre penso di aver scelto proprio bene il vino, alla fine, dopo aver deglutito il boccone contestualmente al nettare di Bacco (la classica prova del nove per l’abbinamento cibo-vino), mi rimane in bocca il “flavour” dell’aglianico…ho capito, la prossima volta devo scegliere la cotica…di cinghiale!!! ;-))
Questa scheda è di Lello Tornatore
Michele Perillo
Sede in Castelfranci (Av), contrada Valle 19
Tel e fax 0827.72252
Enologo: Carmine Valentino
Ettari: 5 di proprietà
Bottiglie prodotte: 17.000
Vitigni: coda di volpe ed aglianico
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