di Raffaele Mosca
Terrazzamenti, strapiombi su crateri vulcanici, filari circondati da boschi secolari e vigne centenarie simili a ragni giganti che si ergono sulla cima di colline che guardano l’Appenino. Sono le immagini mozzafiato di una terra dove il vino non è un semplice prodotto agricolo, ma un baluardo di di buona imprenditoria che salvaguarda luoghi dall’immenso valore storico e naturalistico. Ci sarebbe di che parlare anche se la qualità non fosse esaltante, ma, per fortuna, l’asticella del vino campano in generale – e in particolare dei bianchi – si è alzata in maniera clamorosa nell’ultimo ventennio.
É oramai assodato che la Campania rientra nel novero delle grandi regioni bianchiste italiane insieme a Friuli Venezia Giulia, Alto Adige e Marche. E il dato più importante è la proliferazione di aziende degne di nota nei cosiddetti territori “minori”. I lettori abituali di questo sito sanno già che c’è vita anche aldilà della triade inossidabile composta da Fiano, Greco e Falanghina. Bere un Pallagrello Bianco, una Coda di Volpe o un Caprettone non è più un feticismo da bevitore scafato e inevitabilmente annoiato: oramai da questi autoctoni “figli di un Bacco minore” si producono vini di tutto rispetto che, nei migliori casi, invecchiano anche alla grande.
Campania Stories 2021 ci ha permesso di fare il punto sulla situazione del vino bianco campano. Ecco le impressioni generali provincia per provincia:
Napoli
Mai trovati così tanti vini degni di nota nelle piccole enclavi sopravvissute all’urbanizzazione selvaggia della zona con la più alta densità abitativa d’Europa. C’è fermento soprattutto nei Campi Flegrei, tra il Bosco degli Astroni, le solfatare e Monte di Procida, dove la Falanghina succhia sali minerali dalle sabbie vulcaniche e regala vini agili, profondamente salmastri, che tengono botta per almeno un lustro dal momento del rilascio. Interessante anche il lavoro che stanno facendo aziende come Sorrentino, Bosco De Medici e Casa Setaro ai piedi del Vesuvio, in una zona bellissima, ricca di biodiversità, ma piagata da produzioni molto approssimative. Grazie ai loro sforzi – sia in ambito produttivo che nella preservazione dell’ecosistema locale – il Lacryma Christi si sta scrollando di dosso la reputazione di vino senza pretese con un nome altisonante.
Salerno
Un comprensorio enorme ed eterogeneo dove la vigna si posiziona quasi a sempre a cavallo tra mare e montagna. In Costiera il Fiorduva non è più un caso isolato: disperse sui terrazzamenti tra Furore e Tramonti ci sono almeno cinque/sei piccole aziende che ricavano da vigne centenarie e autoctoni rarissimi – Biancatenera, Biancazita, Ginestra, Ripoli, Fenile, Pepella – vini che sanno di mare, d’agrume e di macchia mediterranea. Nel Cilento, invece, Fiano e Greco primeggiano e, in assenza di una linea produttiva comune, i produttori sperimentano affinamenti in anfora, legno piccolo e grande, vinificazioni sulle bucce, con risultati spesso spiazzanti e la solarità del territorio costiero a fare da trait d’union.
Caserta
L’unica provincia non toccata dal tour di Campania Stories per questione logistiche. Dei vini prodotti da queste parti se ne parla fin troppo poco, ma gli assaggi al gran tasting ci invitano ad approfondire la questione. Le Falanghine provenienti dai crinali del vulcano di Roccamonfina, nella zona di produzione del mitico Falernum d’età imperiale, sono tra le più stratificate e longeve di tutta la regione (provare il Caracci di Villa Matilde Avallone per credere). Il borbonico Pallagrello Bianco – testimoniato per la prima volta nella vigna realizzata dal Vanvitelli su commissione di Ferdinando IV – cambia, invece, connotati in base al contenitore: semplice e spensierato quando passa in acciaio; molto più ricco e “borgogneggiante” se fa legno. E poi c’è l’Asprinio: il vino frizzante delle famose alberate aversane, storico ma ancora incapace di sdoganarsi dallo stereotipo che lo vuole rustico e sempliciotto. In degustazione ce n’era uno solo, che, però, dimostra che si tratta di un “piccolo vino” di tutto rispetto.
Benevento
Terra di grandi cooperative e di grandi volumi – oltre il 40% della produzione regionale – che negli ultimi anni ha messo il turbo e ha colmato parte del gap qualitativo che la distanzia dall’Irpinia. La Falanghina del Sannio si presta bene sia alla produzione di vini semplici, beverini – più acidi e meno salmastri delle controparti flegree – che a quella di Vendemmia Tardive fanno del binomio freschezza-rotondità da surmaturazione il loro punto di forza. Anche Greco e Fiano riservano sorprese, ma è ancora difficile trovare un filo conduttore tra le varie interpretazioni. Il Greco 2015 di Fattoria La Rivolta dimostra, in ogni caso, che a farli stare in bottiglia per un po’ non si fa peccato.
Avellino
La terra promessa del vino campano: il luogo dal quale trent’anni addietro è partita un’onda bianchista che non si esaurirà a breve raggio. I produttori più quotati finiscono le bottiglie già in estate, le uve spuntano cifre superiori all’euro al chilo e le valutazioni dei vigneti sfiorano gli 80.000 euro l’ettaro nei “Grand Cru” del Fiano e del Greco. Insomma, l’Irpinia dei bianchi è in ottima salute e sembra aver tenuto botta anche in tempi di pandemia. Sul fronte del prezzi all’ingrosso e al dettaglio, però, si può e si deve salire, e la neonata tipologia Riserva può aiutare in questo senso. Del resto la qualità è trasversale anche in un’annata ottima sulla carta – ma difficile per ragioni che prescindono dall’andamento climatico – come la 2020. “ Non poteva andare meglio – mi ha spiegato Milena Pepe – il Covid è stato un disastro, ma la stagione è andata molto bene. Non ha fatto mai troppo, nè troppo caldo. Ha piovuto il giusto e la vendemmia è stata come quelle di una volta”. E se i Fiano sono già leggibili – e mediamente hanno una bella stoffa – i Greco hanno bisogno di qualche anno per esprimersi al meglio.
N.B.: Noterete che all’appello mancano i vini di Ischia, altra enclave produttiva di tutto rispetto. La speranza è che i produttori dell’isola decidano di prender parte alle prossime edizioni.
I vini
BLEND MONOVARIETALE E BLEND MISTI IGP
Salvatore Martusciello – Asprinio d’Aversa Trentiapoli Brut 2020
Erba falciata, salvia, lime e mandorla amara a delineare un profilo che trasuda freschezza. La bocca è leggera, citrina, slanciata, con un’effervescenza volutamente rustica che fa piazza pulita. Rinfrescante.
Ocone – Beventano Bianco 2019
Fruttato e spensierato: dolce di ananas e poi agrumato, semplice ma non banale. In bocca la morbidezza del frutto prevale nell’attacco, l’ acidità è in sottofondo, il finale è molto conciso, ma gradevole.
Montevetrano – Campania Bianco Igp Core Bianco 2020
Sottile e delicato, prevalentemente floreale – ginestra, tiglio – con qualche traccia iodata. E’ più incisivo in bocca, dove il binomio floreale-minerale ritorna coerente e un tocco di erbe aromatiche allunga una chiosa precisa e rinfrescante.
I Capitani – Campania Bianco Faius 2019
Ananas e cannella, un tocco di vaniglia da rovere e tratti erbacei che ravvivano l’insieme. E’ rotondo, suadente, non carente di nerbo, ma un po’ monocorde nel finale che insiste su ritorni di spezia dolce.
Casebianche – Paestum Bianco Iscadoro 2018
Colore dorato pieno che preannuncia sensazioni di miele e susine molto mature, erbe aromatiche e qualche lampo minerale. Bella personalità in bocca con un accenno di tannino e una polpa ricca, golosa. Finale che insiste su note accattivanti di miele e buccia d’agrume. Ottimo!
Contrade di Taurasi – Campania Bianco Grecomusc 2018
Agile e sferzante, sa di erbe aromatiche, lemon zest e pietra focaia. Il piglio acido pimpante, giovanile camuffa una struttura da piccolo rosso che lo rende un buon partito per i lunghi affinamenti. Molto buono.
CODA DI VOLPE
Porto di Mola – Roccamonfina Coda di Volpe Risiera 2020
Floreale e pera, erba limoncella. Sorso garbato e salino, con rintocchi floreali a dare soavità, acidità misurata e un finale un po’ diluito, ma piacevole.
Fattoria La Rivolta – Sannio Coda di Volpe 2020
Pesca gialla, nespola e una vena minerale che vira sull’affumicato. Incisivo, tagliente, ma con la giusta struttura e un finale tonico che insiste su rimandi sapidi di grande presa. Ottimo!
Tenuta Cavalier Pepe – Irpinia Coda di Volpe Bianco di Bellona 2020
Pesca nettarina e pompelmo, un accenno di tiglio. Appena diluito nel centro bocca, ma sempre scorrevole e aggraziato, con un finale agrumato che pulisce e chiama i crudi di mare. Discreto.
Tenuta del Meriggio – Irpinia Coda di Volpe 2020
Agrume e mandorla bianca in un quadro non troppo definito. Corretto, ma senza particolari guizzi, con qualche lampo di morbidezza e una chiusura un po’ esile.
Traerte – Irpinia Coda di Volpe 2020
Imprinting minerale deciso: zolfo e pietra focaia, limone candito e mandorla amara. Personalità da piccolo Riesling con un senso di tensione energizzante e qualche rintocco fruttato a smorzare. Scorre con grande facilità e chiama l’abbinamento con qualcosa di grasso e goloso: per esempio un bel filetto di baccalà in pastella. Ottimo!
POMPEI E DINTORNI
Casa Setaro – Lacryma Christi del Vesuvio Munazei Bianco 2020
Bella immediatezza fruttata: pesca gialla e albicocca, ginestra, qualcosa di erbaceo e di speziato. Non eccelle in profondità, ma piace per nerbo, schiettezza e succosità. Buono.
Bosco De Medici – Pompeiano Bianco Igp 2020
Erbe aromatiche e fumè, floreale soffuso. Semplice e guizzante, teso e snello, con un finale su toni di erbe aromatiche che chiama lo spaghetto a vongole.
Casa Setaro – Vesuvio Caprettone Dop Aryete 2019
Fumè e fiori bianchi. Più espressivo in bocca, ma un po’ rustico e carente di delineazione.
Casa Setaro – Vesuvio Bianco DOP Bosco del Monaco 2019
Zaffate affumicate da solfatara, limone e pepe bianco. Sorso magro, essenziale, freschissimo e ammandorlato sul fondo, sicuramente semplice, ma di ottima beva.
Sorrentino – Vesuvio Caprettone DOP Benita 31’ 2019
Dolce e maturo: ginestra, albicocca, ananas. Attacco morbido e poi vena acida tonica a dare sostegno. Non eccelle in profondità, ma è un’espressione compiuta, ammiccante di un vitigno non facile da proporre in purezza.
Sorrentino – Lacryma Christi del Vesuvio Vigna Lapillo 2019
Pietra focaia a tutto spiano, origano e un tratto floreale raffinato. Tensione convincente e bel frutto a supporto. Finale salino, salivante e appena affumicato che fa piazza pulita. Molto buono.
COSTA D’AMALFI
Ettore Sammarco – Costa d’Amalfi Ravello Bianco Selva delle Monache 2020
Macchia mediterranea a go go, ginestra, pesca noce e sfusato amalfitano a delineare un profilo particolarmente accattivante. Sale e sapore, tensione agrumata e guizzo piccante in un sorso di grande scorrevolezza ed estrema potenza evocativa. Ottimo.
Ettore Sammarco – Costa d’Amalfi Ravello Bianco Vigna Grotta Piana 2019
L’affinamento in barrique cambia completamente i connotati: albicocca e cannella, menta, noce moscata spodestano il mix di agrume ed erbe aromatiche. Piace il contrasto tra cremosità e salinità, ma l’apporto del legno tende ad occultare i tratti del territorio.
Marisa Cuomo – Furore Bianco Fiorduva 2019
Sorprendentemente sussurato: acciuga e ostrica, crema di limoni, erbe aromatiche, pietra focaia. Deve uscire fuori dal guscio, ma l’equilibrio sapido-cremoso del sorso è da fuoriclasse vero. Date tempo al tempo.
Tenuta San Francesco – Costa d’Amalfi Bianco Per Eva 2018
Più delicato, svela profumi di confetto e mandorla bianca, pesca gialla, macchia mediterranea. E’ morbido e succoso, acido quanto basta, ma nel complesso un po’ più accomodante, meno elettrizzante dei precedenti.
PALLAGRELLO BIANCO
Il Casolare Divino – Terre del Volturno Pallagrello Bianco Delice 2020
Pera e mela renetta, spensieratezza fruttata e fumè in sottofondo. Il sorso è semplice, ma non banale, con un buon corpo, la salinità a dare slancio e un finale schietto, salivante, ammandorlato al punto giusto. Interessante.
Sclavia – Terre del Volturno Pallagrello Bianco Calu 2020
Verbena, mandorla bianca, tiglio. Dinamica semplice con guizzo di erbe aromatiche e la solita sapidità a dare brio ad un sorso di media struttura e buona scorrevolezza.
Masseria Piccirillo – Terre del Volturno Pallagrello Bianco 2019
Profilo decisamente più stravagante: mela matura e acciuga, origano, qualche idea fumè e un tocco ossidativo che non stona. Il sorso è ricco, avvolgente, imperniato su di una sapidità corroborante che allunga il finale piuttosto lungo. Bella interpretazione che sembra aver beneficiato molto dell’anno in più in bottiglia.
Alois – Terre del Volturno Pallagrello Bianco Caiatì 2020
Il passaggio in legno dà pienezza, complessità, anima “borgogneggiante” che lo rende immediato e intrigante. Perfettamente integrata la traccia speziata; lungo il finale cremoso e incalzante allo stesso tempo. Ottimo!
FALANGHINA – CASERTA, BENEVENTO E AVELLINO
Porto di Mola – Galluccio Bianco Igp Petratonda 2020
Ginestra e pepe bianco, timo, tocco fumè. E’ semplice, teso, ossuto, ma trascinante e assolutamente didattico.
Villa Matilde Avallone – Falerno del Massico Bianco Dop Caracci 2017
Cherosene e cera d’api, noce moscata, acciuga e nocciola a delineare un quadro profondo, stratificato. La struttura è robusta, ma ben sostenuta da un nerbo-acido sapido inusitato per l’annata, che mette in evidenza il potenziale evolutivo eccezionale di questa etichetta sempre affidabile. Ottimo.
Viticoltori Lenza – Colli di Salerno Falanghina Ida 2020
Erbe aromatiche, mela renetta, pesca gialla e un tratto più dolce da vino costiero. E’ polputo, solare, non troppo sfaccettato, ma tonico e piacevole anche nel finale su rintocchi di erbe aromatiche. Buono.
Tenuta Cavalier Pepe – Irpinia Falanghina Santa Vara 2019
Yuzu, lemongrass e un tratto tropicale che va a braccetto con la parte minerale. Il sorso è dritto, diretto, senza orpelli, ma di bella presa. Una Falanghina dalla zona di Taurasi che ha la tempra dei vini di montagna.
Cantina di Solopaca – Falanghina del Sannio Dop 2020
Albicocca e fiori gialli, un po’ di aromaticità da lievito selezionato. Il sorso è lineare e garbato, decisamente semplice, ma corretto e gradevole.
Vesevo – Beneventano Falanghina Igp 2020
Pesca gialla, zenzero candito, una traccia floreale. Leggero e lineare con buona polpa e finale coerente, rapido ma pulito.
Terre Stregate – Falanghina del Sannio Svelato 2020
Esuberanza fruttata allettante: pesca gialla e ananas, pera, tiglio, lemongrass. Il sorso è coerente e sfizioso, centrato nella sua semplicità e classicamente ammandorlato nel finale rinfrancante. Da insalata di mare.
Fattoria La Rivolta – Falanghina del Sannio Taburno DOP
Sfiziosissimo vino d’entrata di una delle migliori aziende del Sannio: l’attacco è su toni di mela renetta e sambuco, mandorla bianca, spunti fumè che crescono progressivamente d’intensità. La bocca è ampia e suadente, carica di frutto e appena amaricante nel finale pimpante, salato. Ottimo.
Fontanavecchia – Falanghina del Sannio Taburno DOP 2020
Altra versione gagliarda, caratteriale, più spinta sul minerale con una traccia di cherosene, qualche idea floreale e il frutto in seconda battuta. L’impianto è quello di un buon Riesling con tanto di nota idrocarburo di fondo, poi erbe aromatiche e scorza di limone a profilare una chiosa dinamica, incalzante. Eccellente.
La Fortezza – Falanghina del Sannio Taburno DOP Enzo Rillo 2020
Quasi tutto frutto: pera, pesca, ananas a rendere un senso di piacevolezza semplice e immediata. Sta bene con una linguina allo scoglio.
La Guardiense – Falanghina del Sannio DOP Anima Lavica 2020
Da una selezione delle migliori parcelle dei soci della cooperativa. Esordisce con ventate di passion fruit e papaya, rosa gialla, poi tira fuori la classica parte minerale che torna coerente a supporto di un sorso essenziale, agile, ma con morbidezze di fondo che lo rendono adatto a tutti i palati. Discreto.
Mustilli – Falanghina Sant’Agata dei Goti Vigna Segreta 2019
Un anno in più in vetro, ma è ancora tutta giocata sulla freschezza dell’agrume verde, del bosso, del pompelmo e delle erbe aromatiche, con un sorso verticale, rinfrescante, cristallino. Un grande classico in forma smagliante.
Cantine Tora – Falanghina del Sannio Kissos 2016
Cinque anni in bottiglia ed emergono il miele di millefiori, la curcuma, il cherosene e lo zafferano. Il sorso è comunque algido e lineare. La spinta acida è garbata, il corpo un pochino diluito, ma lo sviluppo rimane integro e molto piacevole.
Fontanavecchia -Falanghina del Sannio Vendemmia Tardiva Libero 2015
Vitalità ed esuberanza: l’agrume spinge ancora e fa capolino tra ricordi di zafferano, curcuma e cherosene derivanti dalla raccolta tardiva. E’ spiazzante per energia, con fondo cremoso, mielato, ma anche tanta freschezza e un timbro sapido rigoroso. Ricorda certi bianchi alsaziani. Splendido.
FALANGHINA – CAMPI FLEGREI
Agnanum – Campi Flegrei Falanghina 2020
Un ritratto perfetto dei Campi Flegrei: zolfo e iodio, salvia e rosmarino. Tutti aromi per niente accomodanti che riecheggiano in un sorso grintoso, senza fronzoli, da frittura di paranza o da triglia in scapece. Molto buono.
Mario Portolano – Campi Flegrei Falanghina 2020
Timbro simile a quello di Sabbia Vulcanica, ma un po’ più semplice. Acciuga e origano, pepe bianco, limone candito riecheggiano sul fondo di una progressione sempre incalzante, salivante, ma leggermente più diluita. Comunque molto valido.
Astroni – Campi Flegrei Falanghina Vigna Astroni 2018
La più speziata delle Falanghine flegree in batteria: profuma di curcuma e cumino, zenzero piccante, origano e pepe bianco. La parte fumè, invece, torna a siglare una progressione quasi austera, tutta sale e agrume, che torna speziata nel finale di buona durata. Ottimo.
La Sibilla – Campi Flegrei Falanghina Cruna Delago 2018
Sempre nella rosa delle migliori Falanghine in assoluto: questa volta tira fuori una commistione di aromi da Riesling Renano – cherosene, idrocarburo, zafferano – e ventate marine e di macchia che riconducono subito a quei terrazzamenti a due passi dal mare. La tensione salina è rigorosa, ma c’è anche cremosità e ricchezza di frutto, un accenno speziato e una spinta affumicata che plasma un finale lungo, sfizioso, gourmand. Eccezionale.
Astroni – Campania Falanghina Strione Igp 2015
Sei anni in bottiglia e i connotati cambiano radicalmente: il miele prende il sopravvento insieme a cannella e zenzero, tabacco biondo, marmellata di arance. A un naso piuttosto evoluto corrisponde un sorso ancora pulsante che lascia una scia sapida meravigliosa. Inossidabile.
Seguirà un articolo dedicato a Fiano e Greco
Dai un'occhiata anche a:
- I primi 25 anni di Cantine Astroni celebrati con due laboratori di degustazione: Campi Flegrei Falanghina e Campi Flegrei Piedirosso
- Masterclass Champagne presso la Champagneria Popolare di Napoli: Storia, Servizio, Selezione e Abbinamenti
- Greco di Tufo, dieci etichette consigliate dalla Guida del Mattino 2024
- Garantito Igp | I Tre Taurasi di Antoine Gaita Villa Diamante
- Verticale del Fiano di Avellino Linea Tradizione Di Meo dal 2022 al 2006
- “Tenuta Collazzi“ verticale in cinque annate
- Cirò Revolution in dieci etichette in vetrina a La Botte di Caserta
- Verticale Storica di Bue Apis: la storia dell’Aglianico del Taburno in sei annate