Da appassionato quale sono decido di recarmi ad Agerola sulla costiera amalfitana per partecipare alle degustazioni organizzate da Campania Stories, un impegno faticoso e economicamente oneroso, ma la passione mi porta a partire alle sei del mattino e rientrare a mezzanotte a casa.
Location di degustazione splendida con vista mozzafiato, organizzazione inappuntabile del sommelier, peccato che in soli due turni non si riusciva ad assaggiare tutto: i vini erano proprio tanti.
Quindi vi riporto le note di degustazione di aziende che già conoscevo e poi sono andato random nella scelta, ma soprattutto mi sono fatto consigliare dai sommelier preparatissimi.
Tanti i territori in degustazione ma inizio dai Campi Flegrei che tirate le somme è quello che più mi ha entusiasmato con i suoi due vitigni autoctoni più diffusi, la Falanghina e il Piedirosso e dialettalmente chiamato “per’e palummo.
Territorio molto frastagliato, di origine vulcanica a nord di Napoli e che comprende anche l’isola di Ischia e Capri.
Qui la Falanghina ha un sapore tutto diverso, si arricchisce degli umori del mare e della terra vulcanica come note di salsedine e mineralità infinita. E poi ho riscontrato tanta autenticità, come pure il Piedirosso un vitigno che dona vini freschi e molto floreali.
Qui di seguito la mia lista di Falanghine che mi sono “piaciute assai”. Parto dalla più giovane ma questo vitigno, in questi territori, ha bisogno almeno di una sosta in bottiglia di un anno.
Martusciello Salvatore
Campi Flegrei Falanghina SETTEVULCANI 2020
Piccola azienda a conduzione famigliare con sei ettari di vigneto fra Asprinio, Falanghina, Piedirosso , Sciascinoso e Aglianico. Mi spiace di non essere riuscito ad assaggiare gli altri vini perché nella sua Falanghina ho trovato “il mare dentro”; note di ostrica appena aperta nei profumi misto a sentori di minerali date dal vulcano, ma dai profumi puliti e freschi: il sapore si apre con salsedine e note mentolate, bella acidità e sapidità con un finale piacevole fatto di anice. Lavorazione in acciaio e breve sosta in bottiglia.
Cantina del Mare
Campi Flegrei Falanghina 2019
Solo otto ettari di vigneto conduzione e allevamento dei vigneti che guardano il mare, un panorama unico che merita il viaggio. La Falanghina nasce dai vigneti di Bacoli, Monte di Procida e Cigliano con età variabile da 20 a 70 anni e il risultato è un vino coinvolgente: la differenza di vigneto si nota subito nei profumi dove la giovane apporta profumi di floreale e frutto, mentre quelle più mature arricchiscono il vino di note speziate come zafferano e radice di genziana, un mix ben pensato che è tenuto assieme dalla notevole sapidità data dalle fragranze di salsedine. Al sorso è elegante, pieno, avvolgente, con la nota minerale e sapida molto pronunciata rendendo il vino molto fresco nel berlo e succoso. Lavorazione solo acciaio con sosta sui lieviti e bottiglia per sei mesi
La Sibilla
Campi Flegrei Falanghina Cruna Delago 2019
I miei appunti partono “vino che merita il viaggio”, perché già dai profumi si sente la sua estrema aderenza territoriale, effluvi di note di zolfo e minerali emergono già dai primi istanti che lo metti al naso, tutto in equilibrio con il frutto e le note di spezia bianca. Profumi che ti coinvolgono positivamente e soprattutto l’immancabile salsedine che ritroviamo anche nel berlo, freschissimo al gusto, con tanto frutto al centro bocca che ti riempie e ti appaga, con una buona spalla acida che gli da tanta bevibilità e finale piacevole: complimenti bel vino davvero. Lavorazione solo acciaio.
Astroni
Campi Flegrei Falanghina Vigna Astroni 2018
Una cantina con all’attivo 25 ettari di vigneto fra Falanghina e Piedirosso, infatti sono tre le versioni di Falanghina di cui una lavorata in legno, ma la mia preferita è la 2018. Breve macerazione con le bucce e lavorazione tradizionale in acciaio con sosta sui lieviti per sei mesi e otto mesi di bottiglia: ameno questo è scritto sulla scheda dell’azienda, ma quei profumi di nocciola tostata, caffè e cioccolato bianco da dove arrivano? Ammetto che sono puliti e lineari ma sicuramente una parte di mosto ha visto il legno. Il vino è sicuramente eccellente, più elegante dell’altra versione di Falanghina Strione dove in scheda è riportato la lavorazione in legno. Al palato è pieno e ricco di frutto, e molto corrispondente con le note di caffè e cioccolato bianco che si ripropongono. Ottimo il risultato di bevibilità e piacevolezza nel finale.
Sempre dei Campi Flegrei riporto le migliori valutazioni del Piedirosso, un vitigno che in questa zona si esprime con tanta bevibilità e freschezza, vini da finire a tavola. Ma ho trovato una versione con aggiunta di Aglianico che merita una menzione particolare e la menzionerò nei prossimi articoli.
Astroni
Campi Flegrei Piedirosso Colle Rotondella 2020
Inizio con un vino dalla bevibilità sfacciata, che racchiude tutte le caratteristiche che deve avere un Piedirosso; fritto rosso fresco e note floreali che non si sovrappongono alla spezia come il pepe e la cannella: insomma una beva dinamica dal gusto contadino ma di fattura moderna, e soprattutto si finisce volentieri la bottiglia.
Martusciello Salvatore
Campi Flegrei Piedirosso Settevulcani 2020
Un vino che al primo impatto olfattivo non sembra un 2020. Il suo esordio è con note di cuoio e poi a seguire la spezia tipica con il pepe nero in evidenza. Il corredo olfattivo si completa con le note floreali in evidenza c’è il geranio ma anche tanto altro. La beve è tutta tipica, snella e piacevolissima, con tanta acidità e sapidità che gli consentono un finale rifrescante e piacevolissimo. I tannini ci sono ma sono ben equilibrati dal frutto.
Cantina del Mare
Campi Flegrei Piedirosso Riserva Terre del Padre 2017
Devo ammettere che non pensavo che un Piedirosso potesse esprimersi con la riserva, ma questa versione ha un esordio ricco di balsami, spezia scura e una nota di cuoio dolce. A mitigare queste note importanti c’è l’immancabile frutto fresco a scapito dell’assente nota floreale. Il frutto rosso ritorna al palato e va a mitigare una trama tannica importante ma vera, con una persistenza degna di un grande vino. Ottimolavoro con fermentazione in acciaio e maturazione in botti grandi non hanno snaturato la freschezza del vitigno. Ad essere sincero non mi è dispiaciuta la versione più fresca il Terrazze Romane 2019 sempre da Piedirosso con dei profumi giocati su erbe aromatiche come alloro e sfumature di umami, ma è la trama tannica che è rimasta molto evidente dando al vino un impatto gustativo molto rustico.
La Sibilla
Campi Flegrei Piedirosso Vigna Madre 2018
In questo vino il Piedirosso si esprimi in tutte le sue caratteristiche distintive, con grafite, pepe nero e note floreali quasi invadenti, ma pulite e nette. Carico nel colore che può trarre in inganno alla beva resta fresco e sapido anche se ha un tannino importante che si fa subito notare: ormai con queste annate strane c’è sempre il rischio di perdere di mano la gestione dei polifenoli. Comunque il vino si beve bene e ha un finale ricco di frutto.
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