Osteria Iotto
Corso Vittorio Emanuele, 96 – Campagnano di Roma
Tel. 06.9041746
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso domenica sera e lunedi
di Virginia Di Falco
Sta per compiere i suoi primi 20 anni l’osteria di Marco Pasquali intercettata subito da Slow Food che la premiò con la Chiocciola nel lontano 2013.
Siamo a Campagnano di Roma, praticamente un fuoriporta a circa 40 minuti dalla Capitale. Centro storico con scorci interessanti, purtroppo ancora aggredito dalle auto, ma da Iotto mangerete tranquilli lungo il corso pedonale, ai piccoli tavoli all’esterno allestiti in estate.
In questi venti anni l’osteria ha consolidato la sua cucina, lasciando saggiamente in carta i piatti che sono diventati quasi una bandiera, a partire dal ricco fritto misto dove finiscono pastellati o panati- in una frittura croccantissima e asciutta – anelli di cipolla, bacchette di carota, mele, pere, melanzane, crocchette e … sicuramente dimentichiamo qualcosa.
Sempre in carta anche le polpette ‘d’un tempo che fu‘ che recuperano il pane avanzato che non si spreca mai.
Pane in due o tre tipologie che viene servito senza parsimonia, per accompagnare tutto il pasto, questo sì come usava un tempo. Detto in altre parole, qui si sfugge alla tagliola del tot. a cestino che ormai va ben oltre il costo del coperto (da Iotto, al costo popolare di 1 euro a persona).
Tra le gradevoli conferme, una gricia eseguita a puntino, gradevolmente profumata di pepe macinato al momento. Forse un po’ magra nelle porzioni ma che non lesina in sapore.
Tra i primi, buonissimi gli agnolotti di baccalà con stracciatella, golosi, ricchi e freschi al tempo stesso, grazie alla finocchiella che li guarnisce e completa.
Soddisfacente il maialino al forno, mentre è super consigliata l’anguilla alla cacciatora, davvero il piatto che vale il viaggio. ‘Conciata’ come si deve, lasciando le carni sode, dal sapore quasi antico.
Si chiude con la proposta del giorno, scritta alla lavagna, di un paio di dessert (oltre alle pesche al vino: è pur sempre estate!). Nel nostro caso, un semifreddo allo zabaione e una crostata rustica alla ricotta e cioccolato.
Da bere ci sono solo etichette naturali, esposte nel locale accanto all’osteria. Non c’è carta dei vini, Marco ti accompagna e ti consiglia; i prezzi sono da enoteca, ai quali si aggiungono due euro per il servizio.
Insomma, una osteria di nome e di fatto. E cioè: menu asciutto, immediato, semplice; ricarico sul vino che invita a provare e a bere, ambiente minimal ma confortevole, atmosfera genuina, conto che si attesta sotto i 40 euro. Soprattutto, una osteria con vero oste incluso: protagonista, partecipe, consigliere. Dopotutto, ti sei seduto a casa sua.
Qui di seguito, la scheda della nostra prima visita del 5 giugno 2013:
di Virginia Di Falco
Semplice e affidabile. Sono i due aggettivi che ricorrono nelle guide cartacee, ma anche in rete, per descrivere la cucina di questa piccola osteria (Chiocciola Slow Food 2013) a circa trenta chilometri da Roma.
Campagnano è un tranquillo paesino con un centro storico che si ravviva l’ultima domenica di ogni mese per un bel mercatino di artigianato e antiquariato che si snoda lungo la via principale. E il locale di Marco Pasquali e Ines Cappelli si trova proprio qui.
Una vecchia trattoria ristrutturata con semplicità e avviata dalla coppia nel 2005.
Una piccola azienda agricola alle spalle, dove si coltivano le verdure e gli ortaggi che poi caratterizzano il menu stagionale proposto dalla cucina di Iotto.
Non mancano i piatti fissi, quelli che trovate in ogni stagione, come l’ottima gricia, l’abbacchio con le patate al forno, le polpette «fatte come una volta», con carne mista di vitello e maiale, o, ancora, una coda alla vaccinara preparata con tutti i crismi.
Imperdibile il fritto, per cominciare, con crocche’ di patate, frittella di mela e di pera, patata con mortadella, radicchio e gorgonzola, anelli di cipolla ed altri assaggi, quasi tutti vegetali e tutti indovinati. Di sapore e sostanza i primi, dai maltagliati al baccalà, con pepe e pecorino alle sagne con la cicoria, alla lasagnetta con il sugo della coda alla vaccinara dal gusto deciso ancorchè addolcito dai tradizionali pinoli e uvetta.
Molto buone le carni, dal classico coniglio alla cacciatora, umido al punto giusto, alla chicca dell’ossobuco alla romana, e cioè cotto in bianco, solo vivacizzato dall’aggiunta di zeste di limone.
Si chiude con i dolci casalinghi di Ines, a partire da un cremoso tiramisu’.
L’atmosfera è quella da osteria, servizio sorridente e informale, una trentina di coperti, tovagliette di carta, cucina di territorio, ricette della tradizione ma è al tempo stesso moderna. Che vuol dire descrivere i piatti che si portano in tavola con il piacere di farlo, suggerire, consigliare, informare. Possibilmente con cortesia, levità e con un sorriso. Vuol dire avere i bicchieri adatti, offrire una carta dei vini attenta alla produzione regionale e biologica senza essere talebana, vuol dire rispetto per le ricette di una volta accanto alla curiosità di proporre qualche idea innovativa e al piacere di condividere quello che si produce nella propria terra. E il tutto, last but not least, con un conto salvadanaio, per un pasto completo, che riesce a stare sotto i 30 euro.
E la clientela infatti ritorna, si affeziona, si appassiona.
E’ in posti così che pensi all’importanza della diffusione della rete di Slow Food e della lezione di Carlin Petrini. E non c’è dubbio che Marco, Ines e tutto lo staff di Iotto sono degli allievi modello.
Iotto
Corso Vittorio Emanuele, 96
Tel. 06.9041746
Aperto a pranzo (non d’estate) e a cena
Chiuso domenica sera e lunedi
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