Contrada Campo San Lorenzo, 14
Tel.0984.579026
www.latavernetta.info
Sempre aperto, chiuso lunedì
Man mano che i fornelli rurali si sono spenti, l’eredità dei sapori si è parzialmente trasferita nei ristoranti. A volte in modo caricaturale, altre invece in modo straordinariamente filologico. Sicché alcuni osti sono divenuti nel corso degli anni una sorta di bibliotecari del gusto, parlerei di Peppe Zullo e Pietro Zito in Puglia, Federico Valicenti in Lucania, Raffaele Vitale e Pasquale Torrente in Campania. E in Calabria? Pietro Lecce poffarbacco.
La sala è asettica e non manieristica, niente aria di baita e cazzate del genere in stile piccola Heidi: buona hotellerie ma soprattutto, cari amici, una grande cucina organizzata come una caserma che farebbe invidia per dimensioni, utensili e funzionalità a parecchi stellati chessoio.
Una cucina che detta i tempi della sala che è alla base di un servizio rapido ed efficiente anche quando ci sono oltre cento coperti: noi lo abbiamo visitato nelle peggiori delle condizioni possibili, a pranzo una domenica estiva, senza preavviso e senza essere riconosciuti dal servizio al conto e ci siamo trovati più che bene.
C’è un preambolo: una sala attrezzata per salumi, formaggi e vini alle pareti per godervi l’aperitivo con una buona antologia di sapori calabresi di qualità. Il mio consiglio è quello di bypassare questo stadio se dovete pranzare o cenare perché altrimenti sarete già pieni quando vi sedete. Per un saporito spuntino o per una colazione va invece benissimo.
La cantina parla calabrese, per fortuna, anche con una certa profondità quando tocchiamo Librandi, Ippolito, Zito e Odoardi. E poi bei francesi e italiani. Insomma, si può costruire il cibo attorno ad una buona bottiglia o viceversa.
La cucina è di tipo tradizionale con alcune tecniche di cottura moderne che la rendono più pulita e netta, non mancano guizzi di inventiva che svecchiano il repertorio classico e svoltano anche verso il divertimento, segno che Pietro, affiancato dalla moglie Denise e dai figli Emanuele e Biagio, è uno che si guarda intorno e gira senza restare arroccato.
Ed ecco il menu degustazione a 50 euro: insalatina di porcini e piccola tartare di podolica, mozzarelle e ricotte silane, sfogliatine di castagne con ragù e pesto leggero, minestra di talli con pasta spitazzata, podolica a lama di coltello, padellata di patate e porcini, gelato affondato nella spuma di miele di fichi.
Tra gli antipasti, salami di maiale nero calabrese al coltello, formaggi silani, sfogliatine di castagne, insalata tiepida di podolica (12 euro)
Tra i primi, citiamo l’ottima minestra di talli, i malfatti di grano saraceno con porcini, tagliolini ai funghi del sottobosco, ferretti al ragù di cinghiale, ravioloni di porcini al tartufo, tortelli di provtura di soppressata, risotto con salicornia e gamberi di fiume (12 euro)
Carni: filetto di vitello podolico, petto di maiale laccato con il miele di fichi, capretto silano, costine di agnello, costata e salsiccia di suino nero. (18-20 euro)
Contorni, padellata da patate e porcini, patate ‘mpacchiuse, insalatona primavera (6 euro). Si tratta di piatti che da soli vagono il pranzo, tutto lavorato e tagliato a mano per respirare le antiche atmosfere familiari delle tavole della festa.
Planiamo sul dessert, caciocavallo arrostito e cipolle di Tropea, caciocavallo stagionato sei mesi (10 euro). Quanto ai dolci, ci sono morbido di liquirizia, scrigno al gianduia, spumone all’amaretto di Saronno, bavarese di fichi, tiramisu ai semi di sambuco, mousse di castagne (7 euro).
Bene dunque, quando da Cosenza andate a Crotone passando per la Sila, o se più semplicemente siete in vacanza da queste parti, questo è davvero un indirizzo sicuro per rinfrancarvi il palato.
Servizio professionale, veloce, attento.
Sui 40/50 euro alla carta.
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