La Calabria apre bar e ristoranti, ma i ristoratori e pasticcieri ribattono: da Iole Santelli decisione politica affrettata e pericolosa, aspettiamo il governo

Pubblicato in: Coronavirus

di Giovanna Pizzi

Parlare di cucina non dovrebbe voler dire parlare di politica perché è un po’ come mettere insieme sacro e profano.

Ma è una scelta politica, più unica che rara nel mondo occidentale ancora bloccato dal Covid-19, quella che da oggi, a sorpresa, apre i bar e i ristoranti della Calabria, a patto che le consumazioni siano servite esclusivamente all’aperto e a “distanza di sicurezza”.

La governatrice Santelli da il via libera quindi alle attività del mondo del food, le stesse che il premier Conte ha ipotizzato far ripartire da giugno, ma le reazioni a caldo dei più autorevoli rappresentanti del settore interessato non sembrano essere quelle di chi ha accolto di buon grado l’improvvisata iniziativa.

Di seguito le parole di Angelo Musolino della Pasticceria Mimosa di Reggio Calabria, presidente CONPAIT-Confederazione pasticceri italiani, più volte copia-incollate su diverse bacheche Facebook: “Abbiamo appreso qualche ora fa di un’ affrettata decisione da parte del presidente Santelli di anticipare la fase 2 in Calabria ad oggi 30 Aprile. Comunichiamo che la nostra attività, seppur ansiosa di tornare ad addolcire le vostre giornate, continuerà a rimanere chiusa nei prossimi giorni, per la tutela di ognuno ritenendo attualmente sconsiderate le decisioni che prevedono da una parte la riapertura della regione Calabria e contemporaneamente il passaggio dal lock down alla somministrazione ai tavolini del bar… Ci prenderemo il tempo dovuto come da DPCM per garantire la giusta sicurezza ad ognuno.”

E non sono certo positive anche le reazioni di diversi chef che fanno grande la Calabria della ristorazione di qualità, da Luca Abbruzzino ad Antonio Biafora, da Nino Rossi a Bruno De Francesco del ristorante “Zenzero” di Serra San Bruno (VV) che vedono in questa decisione più una rivalsa da giochi di potere, o l’intenzione di accontentare una parte di elettorato, piuttosto che la vera necessità di far ripartire l’economia locale. Una mossa avventata e non concertata con i diretti interessati che hanno bisogno degli opportuni tempi di riapertura per garantire la qualità della loro accoglienza e che per l’immediato futuro si sono organizzati col delivery o sono impegnati a realizzare altri progetti relativi alla vendita on line o alla stessa consegna a domicilio con opportuni strumenti per operare in sicurezza.

E di sicurezza e salute pubblica non sembra essersi preoccupata la Regione, magari con un protocollo con le opportune misure preventive da adottare in vista dell’imminente festività del Primo Maggio che potenzialmente potrebbe vedere a passeggio moltissimi calabresi ai quali si chiede semplicemente di rispettare  le misure minime “anti-contagio”. Minime!


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