Via Cavaniccie, 6, 40035 Castiglione dei Pepoli BO
La taverna del Cacciatore era nel mirino da tempo: Lucia Antonelli, che dal 1991 è il motore della cucina di questo ristorante di Castiglione dei Pepoli (fondato negli anni ’60 dello scorso secolo), aveva fatto parlar di se vincendo, per ben due volte di seguito, la disfida del tortellino ideata dalla ristoassociazione tOur-tlen, fondata nel 2013 per comunicare la tradizione e l’eccellenza della cucina bolognese e non solo.
Imbocco l’autostrada in una ventilata, ma non fredda, domenica autunnale e mi dirigo verso Castiglione dei Pepoli (mi sono arrischiato senza aver prenotato: mi avevano detto che se fossi arrivato dopo le 14 un posticino lo si trovava comunque) motivato a capire quanto sarà buono il ricordo di questi blasonati tortellini (e non solo).
Alla taverna del Cacciatore si arriva facilmente grazie alla DIRETTISSIMA (ovvero il nuovo tratto autostradale) dell’A1 Napoli – Milano: uscendo a BADIA in meno di cinque minuti si arriva al ristorante, davanti al quale è facile parcheggiare. Se doveste sbagliar la scelta (imboccando la PANORAMICA) bisogna uscire a Pian del Voglio e dovrete far qualche km in più di strada interna.
Dal ristorante si gode una bella vista sulla valle del Brasimone, è suddiviso in due sale (completamente piene e piuttosto rumorose, come da tradizione del classico ristorante popolare); dalla sala principale si riesce anche a sbirciare in cucina.
Attendo con tranquillità la riapparecchiatura di un tavolo e mi trovo, quindi, seduto e pronto a capire di che pasta è fatta questa chef (pardon: cuoca!).
Decido di saltare gli antipasti e di dedicarmi alla pasta – rigorosamente fait maison: opto per i tortellini del buon ricordo (in cialda di parmigiano e olio EVO), i passatelli asciutti al tartufo nero, le tagliatelle al ragù (ovviamente non si tratta del ragù napoletano, bensì del suo analogo che a Napoli vien chiamato ‘la bolognese‘!). Ben eseguiti, impeccabili, tutti e tre i piatti.
A seguire fegatelli di cinghiale (siamo o non siamo nella tana del cacciatore?) su polenta, contorno di funghi fritti: validi, ben eseguiti.
Avrei voluto chiuder in bellezza con le pappardelle al rosmarino con capriolo (pre-dessert creativo che scelgo nei ristoranti in cui prevedo che le gioie del dessert difficilmente potranno superar la maestria dei primi o secondi piatti) ma eravamo veramente fuori tempo massimo – bollitore già a riposo, da tempo – per cui si è optato per un assaggio di dolci (crème brûlée, torta savoiarda) anche questi rigorosamente di produzione propria.
La carta dei vini presenta qualche etichetta di pregio a prezzi più che interessanti con scelta abbastanza ampia di vini locali (colli bolognesi): io ho optato per un Chianti Classico di quelli che non deludono, mai. Per i più virtuosi c’è una scelta, limitata, di vini a bicchiere.
Donna energica, la cuoca (non chiamatela chef, non perderà occasione per sottolineare che lei è una cuoca!) Lucia Antonelli: contenta della notorietà che si è guadagnata sul campo e sui social (che per la taverna del cacciatore hanno rappresentato un acceleratore di popolarità) e che comunque resta, saldamente, a governar la cucina, in prima persona e ad autografare – ho notato almeno tre persone che l’hanno comprato ed hanno voluto farselo firmare – il suo libro di ricette ( Cucina di frontiera. Ricette di montagna e di tradizione ).
Forse vi ho già convinti o, forse, starete giustamente chiedendovi: ma quanto si spende alla Taverna del Cacciatore?
Si paga il coperto (3 euro); primi piatti: da 10 a 18 euro (il buon ricordo è il primo piatto più costoso, ma ci si porta a casa il piatto griffato!); secondi piatti da 8 a 16 euro; dessert a 4,5 euro. Vini al calice a 4 euro.
La Taverna del Cacciatore è chiusa la domenica sera ed il lunedì; aperto a pranzo e cena negli altri giorni; la domenica solo pranzo: meglio prenotare con qualche giorno di anticipo nei giorni festivi (o sperar nella fortuna e nell’accoglienza dei titolari, come nel mio caso!).
Una bella gita alla scoperta dell’Appennino Tosco-Emiliano, una esperienza gastronomica di qualità, un de-tour intelligente per chi ha da attraversare la penisola in auto e vuol mangiare bene spendendo il giusto: vari sono i motivi per consigliarvi di risciaquar i panni nel Brasimone e mandare a memoria una solida rappresentazione della cucina di tradizione italiana (nello specifico: Emiliana!).
Sarebbe bello aver certezza di trovare un piatto di semplici tagliatelle al ragù come quelle di Lucia Antonelli in ogni ristorante italiano!
Via Cavaniccie, 6, 40035 Castiglione dei Pepoli BO
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