La degustazione per i 15 anni della docg
di Raffaele Del Franco
Ogni volta che sento scandire da qualcuno o leggo da qualche parte la frase, Buon Compleanno, mi viene automatico pensare al CD di Ligabue dal titolo Buon Compleanno Elvis. Per chi ama il Rock & Roll come me, anche se in questo caso si parla di quello Emiliano/Romagnolo e non di quello DOCG Statunitense (forse l’unica cosa che gli Stati Uniti potrebbero proteggere con una denominazione di origine), collegare le parole alla canzoni più amate è una questione di un micronanosecondo. Con quell’album, datato 1995, il Liga, volle celebrare il Re del Rock & Roll. In copertina c’era un paffutello bambino con una splendida corona sulla testa. Mai tanta immagine fu più appropriata per fotografare quello che è successo il giorno 26 Marzo nel Castello Marchionale di Taurasi. Il Re dei Vini Irpini ha compiuto 15 anni. Un monarca bambino. Non lasciatevi trarre in inganno, la storia dice cose diverse. Dice, per esempio, che il nome Taurasi ha quasi 100 anni grazie all’azienda Mastroberardino (auguri per i 130 anni compiuti quest’anno) e che l’Aglianico in queste terre è spuntato, come l’arcobaleno dalla pentola d’oro degli gnomi, ben 2000 anni fa. La storia però dice anche che nel bel mezzo dgli anni 90 e precisamente nel 93 hanno regalato a questo vino rosso dal nome evocativo, serio e saggio, già DOC dal 1970, la lettera G. Organizzata dallo STAPA CePICA di Avellino in colaborazione con L’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Avellino, Il Consorzio i Tutela dei Vini d’Irpinia, la Camera di Commercio di Avellino e il Comune di Taurasi, la giornata dei festeggiamenti si è svolta in un’atmosfera cordiale e informale. Durante il convegno dal titolo “Storia ed Ambizioni del Taurasi DOCG” si sono incrociati gli interventi dei relatori: Alfonzo Tartaglia Dirigente Stapa CePica Avellino, Giuseppe Allocca Coordinatore AGC settore primario, Luca Perozzi Segretario generale CCIAA di Avellino, Antonio Buono Presidente del Consorzio Tutela Vini d’Irpinia e Sindaco di Taurasi, Piero Mastroberardino Azienda Vitivinicola Mastroberardino e Antonio Del Franco Presidente AIS Campania, moderati dal bravo Paolo De Cristofaro.
La discussione è stata un volo panoramico su tutto il mondo Taurasi: dai, giustissimi, festeggiamenti per le 15 candeline alle politiche di sostegno all’intera filiera vitivinicola. Dal ruolo del consozio di tutela alla capacità degli enti pubblici di recepire le problematiche degli attori della filiera stessa. Dalla storia alla lettura di un futuro sempre più complesso da immaginare ed affrontare. Dalle attività promozionali al difficile momento dei mercati esteri. Sono state dette parole incisive per descrivere i problemi e parole fiere per argomentare i successi.
Alle ore 18.00 si sono poi aperti i banchi di assaggio, gestiti dai Sommeliers dell’AIS Campania e coadiuvati da un nutrito e volenteroso numero di giovani di Taurasi, presi d’assalto da un pubblico sempre più competente e curioso.
Contemporaneamente si è svolta una verticale-orizzontale (definirla Diagonale sembra ridicolo?) di 7 Taurasi DOCG, gentilmente offerti dalle aziende storiche del panorama vitivinicolo Irpino. I 30 invitati hanno potuto assaggiare, sotto la magistrale guida di Paolo De Cristofaro, in ordine: Taurasi Fatica Contadina 2001 Terredora, Taurasi riserva 2000 D’Antiche Terre (Magnum), Taurasi Vigna Macchia dei Goti 1999 Antonio Caggiano, Taurasi riserva 1997 Di Meo (Magnum), Taurasi Vigna Cinque Querce 1996 Salvatore Molettieri, Taurasi Radici 1995 Mastroberardino, Taurasi 1994 Feudi di San Gregorio (Magnum).
Adesso tenterò di sciorinare qualche nota di degustazione dei vini citati, ma vi avverto, sarò trionfalistico come mai in vita mia. Perché quando si festeggia, si accendono le luminarie in piazza, si suona e si balla. Quindi, preparatevi ad una immensa autocelebrazione del vino che amo di più, sua maestà il Taurasi alias Elvis Presley.
Taurasi Fatica Contadina 2001 Terredora
Nei terreni di Lapio si fatica, e tanto. Pendenze micidiali e argilla fanno torcere la schiena a chi ha lavorato e lavora in questi ettari di vigna di proprietà dell’azienda Terredora. Fatica che nel 2001 è stata ripagata da un campione di equilibrio, naso di frutta matura, spezie dolci e rabarbaro. La bocca si articola tra una sostanziosa morbidezza in entrata e una spinta acida in finale che riappacificano il gusto con il resto del mondo.
Taurasi riserva 2000 D’Antiche Terre (Magnum)
Annata bella calda un po in tutta Italia,. Ma quando Siena e Cuneo sono torride, Avellino respira aria tersa e fresca. Quindi, questo vino ci offre un olfatto assolutamente senza note di cottura, con piccoli frutti rossi in evidenza come i mirtilli e la ciliegia. Il sorso è estremamente avvolgente con un buon grado di alcol che però non ammicca a dolcezze e smielosità varie.
Taurasi Vigna Macchia dei Goti 1999 Antonio Caggiano
L’incontro di un uomo tenace ed un giovane enologo preparatissimo, non poteva che creare un vino sontuoso, in tutte le annate. Ma la 1999, ora, è un vino con le palle da toro (Il simbolo della sua Terra di provenienza). Colore ancora intatto, sembra un campione di botte del 2007. Naso ampio, con pepe nero e liquirizia a fare i prepotenti, oltre a prugna acerba e grafite. Bocca austera, dritta, sofisticata, carnosa e lunghissima. Anche i cornuti (nel senso dei tori) hanno un motivo per vivere a lungo, anzi molto a lungo.
Taurasi riserva 1997 Di Meo (Magnum)
L’annata del secolo in un litro e mezzo di finezza. Il naso, leggermente chiuso inizialmente, si apre a sentori di funghi, arancia candita, catrame e resina. In bocca è leggiadro e sottile come solo i grandi vini sanno essere. Se la bevibilità è un parametro per misurare la bontà di un vino allora questo Taurasi di Roberto Di Meo è l’essenza del parametro stesso.
Taurasi Vigna Cinque Querce 1996 Salvatore Molettieri
L’unica terra dove con il nome Salvatore non si intende Gesù, è L’Irpinia. Il nostro Salvatore e solo e soltanto Molettieri. 1996 annata difficile? Banale? Normale? L’uomo di Montemarano ha sfoderato una versione del suo Taurasi che definire formidabile e dire poco. Sentori di frutta fresca, origano, salvia, chiodi di garofano. In bocca è un vulcano che sputa lapilli di gusto con un finale da record di durata. Salvatore Molettieri…per il resto del mondo, almeno Santo.
Taurasi Radici 1995 Mastroberardino
Non abbiamo assaggiato l’annata 1934, buona da piangere (non scherzo). Non abbiamo assaggiato la 1968, il mito dell’enologia Irpina, ad oggi. Non abbiamo assaggiato la 2001, recentemente inserita tra i migliori vini Italiani. Ma soltanto la 1995. Eppure lo stile è lo stesso, eleganza e austerità ne sono i tratti comuni sempre e comunque. Sole, acqua, neve e vento non sono variabili considerate importanti per un monumento (ho fatto anche la rima… involontaria).
Taurasi 1994 Feudi di San Gregorio (Magnum)
Cronaca di una perfezione annunciata. Etichetta vecchio stile Feudi, ma vino dal grande stile Feudi. Un vino clamoroso per precisione ed equilibrio. Naso affascinante con note di cedro, spezie dolci, timo, noce moscata. L’entrata in bocca è suadente e sinuosa, tutte le curve della cavità orale sono soddisfatte dal gusto avvolgente e da un’acidità talmente preziosa da farci stare tranquilli per una tenuta di almeno altri 15 anni ed oltre.
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