Vista: 5/5. Naso: 28/30. Palato 27/30. Non omologazione: 30/35
CANTINA DEL TABURNO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: legno
Si riprova questo rosso di buon mattino, nel corso della degustazione di vecchie annate dell’Aglianico del Taburno. Semplicemente perfetto, la conferma di come i vini di Luigi Moio siano preziosi compagni del tempo, di come si possano esaltare solo quando il vino entra nella fase della meditazione, della trascendenza, della immaterialità.
Elegante, fresco, pulito, scattante, caldo, persistente, lunghissimo. Undici anni per origliare appena la maturità. Il legno sempre più integrato, la freschezza presente e viva.
Le note di Gaspare, scritte un anno e mezzo fa, assolutamente confermate. E un incoraggiamento a lavorare bene e profondi: l’Aglianico del Taburno ha un grande futuro da raccontare e queste bottiglie diventeranno sempre più preziose.
Scheda del 5 aprile 2010. E chi l’ha detto che a pasqua si deve immolare per forza l’agnello?
Noi abbiamo optato per un bue che, anche se di dieci anni, si è rivelato un agnellino da latte..
Anno duemila, quando ancora non si scriveva “contiene solfiti”, un vintage pre-torri gemelle, di quei bei tempi pieni di ottimismo, sotto tutti i punti di vista; bella annata cmq un po’ per tutti i vini rossi campani in genere.
La bottiglia è stata conservata a casa mia bene, o meglio benino, in una cantina domestica al buio: fu presa ai tempi direttamente da un distributore, quindi sistemata e mai smossa per tutti questi anni di casalingo affinamento a vetro.
Stappata, tappo perfetto, integro, asciutto o appena appena umido, senza colature, profumato di miele.
Colore appena più scarico di come me lo aspettavo (granato non più rubino, brillante sì ma appena già con unghia lievemente color arancio); al naso: ridotto (ma c’era da aspettarselo dannazione)! Per cui ore e ore di attesa: che fare, decanter sì o decanter no? E se sì quanti minuti? E se no quando ce la beviamo? Insomma.. abbiamo tagliato la testa al toro, o meglio al bue e ce la siamo per metà degustata adesso, e l’altra metà, è ora coperta con un panno di lino bianco inodore, in attesa di riossigenarsi.. o stasera o domani la ri-degusteremo.
In any case, un dito di Bue Apis 2000 in un calice da degustazione inonda col suo profumo circa 16 metri quadrati, per molti minuti. Mai visto nulla del genere, più potente di qualsiasi deodorante d’ambiente!
Agrumato, crema pasticcera, rhum, zabaione, campo di margherite, secondari (assurdo, ma c’erano ancora aromi secondari vinosi di lieviti e/o fermentativi), terra umida, humus, il po’ di marcio purtroppo del ridotto, del chiuso, intensissimo il tutto.
Ingresso caldo, sapido, freschisssimo, acidità adolescenziale, energetica, tannino ancora molto vivo, troppo vivo ma purtroppo appena amaro (ma è/dovrebbe essere varietale).
Tolto il colore, un vino giovanisssimo, con finali fruttati, acerbi quasi.
Potenziale di invecchiamento di un quarto di secolo, se conservato bene.
Inabbinabile, come tutti i vini di quel periodo, rossi nati per essere degustati giocosamente più che per accompagnare seriamente la cucina.
Bene, buona pasqua, buona resurrezione, più Amore e più Bue Apis 2000 (possibilmente non ridotto) per tutti!
Gaspare Pellecchia
Sede a Foglianise, via Sala 15
Tel. 0824.871338, fax 0824.878898
www.cantinadeltaburno.it
Enologo: Filippo Colandrea con i consigli di Luigi Moio
Bottiglie prodotte: 1.800.000
Ettari: 600 da 350 conferitori
Vitigni: aglianico, piedirosso, falanghina, fiano, greco, coda di volpe
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