di Monica Bianciardi
Ricordo ancora il mio primo incontro con Poggio di Sotto, è stato un caso quasi fortuito ultimo assaggio di una lunga serie durante una di quelle manifestazioni dalla grande capienza enologica. Un amore a prima vista, anzi a prima olfazione, una scintilla azionata da un calice di Rosso di Montalcino di cui non ricordo l’annata ma di cui ho ancora ben presente il profumo intenso ed il frutto esplosivo a cui è seguita una generosa dose di Brunello che ha visto capitolare ogni mia più pallida riserva. Quel giorno, alzando appena gli occhi dal calice, ho incontrato quelli di un divertito Piero Palmucci che da dietro il banco di assaggio osservava di sottecchi la mia espressione inebetita. Non una semplice infatuazione, ma una vera e propria affezione che come tutti gli amori veri è andata aumentando nel tempo annata dopo annata nonostante le variabili climatiche ed i cambiamenti legati al tempo che passa.
L’azienda Poggio di Sotto nasce per opera di Piero Palmucci nel 1989 dopo anni trascorsi in una minuziosa ricerca nella zona di Montalcino che avesse esposizioni perfette dove piantare i vigneti di Sangiovese Grosso. Individua la zona di Castelnuovo dell’Abate nella parte più verso Sud di Montalcino, dove il clima più caldo ed un’insolazione maggiore favorisce delle maturazioni polifenoliche perfette. A stemperare il caldo estivo, contribuisce la vicinanza del Monte Amiata il quale ripara la zona dai venti che arrivano dal mare e la vicinanza del fiume Ombrone, con le sue brezze rinfrescanti. Il primo Brunello di Montalcino di Poggio di Sotto risale al 1993, due anni dopo la fondazione della tenuta.
Un impegno senza compromessi per il Sangiovese in purezza ed una cura estrema dei vigneti. In vigna nessun uso di prodotti chimici e botti grandi concorrono a creare ben presto un nome divenuto iconico per Montalcino. Piero Palmucci è stato il corpo e l’anima di Poggio di Sotto per molti anni, il carattere rigoroso si rifletteva nei suoi vini dotati di personalità e istinto legato al territorio. La lunga collaborazione con l’enologo Giulio Gambelli, ha contribuito a realizzare vini dall’accurata esecuzione, raggiungendo delle raffinate interpretazioni di questo vitigno che qui si esprime con grazia e potenza. La conduzione della tenuta è principalmente svolta con metodiche naturali puntate sulla non interventistica con rese molto basse che quasi mai superano i 40 quintali per ettaro. Le fermentazioni sono svolte con lieviti indigeni sia in acciaio che in tini di rovere, e nessun filtraggio prima di dell’imbottigliamento. Dal 2011 la cantina di 32 ettari cambia proprietario e viene assorbita dall’azienda di Claudio Tipa che possiede già altre aziende vinicole toscane con Collemassari Grattamacco e Tenuta di Montecucco.
Tasting Notes -La verticale dal 2010 al 1995-
Il primo assaggio apre la porta di uno stargate temporale, il tempo si dilata per far posto alle storie contenute nei vini in degustazione che parlano silenziosamente di circostanze, stagioni, clima ed annate, legate inesorabilmente alle umane vicende ed il loro lavoro.
2010 – Ultimo Brunello di annata prodotta da Piero Palmucci. La proverbiale esuberanza si manifesta con tratti caldi, in cui il frutto rosso maturo si unisce a note floreali viola, arancia e composta di visciole, capperi sotto sale, cipria, toni balsamici, richiami ferrosi. Il palato ha calore e morbidezza, intessuta in una vena di acidità in cui tannini svolti conducono verso un finale lungo.
2009- Sembra molto più giovane della precendente annata, il colore è più luminoso e trasparente. Tonalità fresche aprono un bouquet guidato da fiori, erbe aromatiche, foglie di cedro, in cui si sentono nettamente l’alloro e il rosmarino. Di seguito aprendosi arriva l’agrume rosso e sanguigno. Palato energizzante di freschezza, sviluppo slanciato e minerale che rimane integro con tannini finissimi e finale pulito.
2008- Il colore appare spento, probabile conseguenza di una conservazione non ottimale. Olfatto dato da sentori di glutammato che si attenuano dopo qualche rotazione del bicchiere. Bacche selvatiche, sottobosco, acqua di rose, foglie macerate. In bocca conserva freschezza e discreta morbidezza che cede di potenza nell’allungo.
2007 – Colore trasparente molto luminoso. Le aspettative date dall’aspetto particolarmente vivace sono rispettate da una serie di profumi che escono in sequenza serrata e netta. Arancia, foglia di cedro, petali di violette, foglia di tè verde, bergamotto il tutto con un sottofondo dato da richiami pietrosi e marini. In bocca il sorso è raffinato, sferzante, aggiunge alle sensazioni olfattive una traccia di tamarindo, fin dal primo impatto trascina e progredisce con grazia ariosa e saporita. Lunghissima la chiusura sapida.
2006 – Annata di grazia in cui è stata prodotta anche la Riserva, sfortunatamente il fato avverso ci propone una bottiglia problematica con evidenti note ossidate, poca freschezza e palato amarognolo.
2005 – Luce e colore. Al naso offre un frutto pieno, rosso e croccate disegnato da intensità agrumate, incenso, resina di cipresso, tracce ferrose. In bocca completa, seduce con trame di materiale carnalità dove polpa e tannnini finissimi bilanciano il gusto dando una succosa naturalezza alla beva che rimane piena di energia, chiusura lunghissima vellutata.
2004 – I profumi vertono su sentori di menta, erbe medicinali, gelatina di frutta rossa, tocco cosmetico, boisè, cipria e acqua di rose. Palato dotato ancora di freschezza gustativa e frutto ma non seguito dallo sviluppo i tannini rimangono polverosi sul finale con chiusura di cacao e spezie nere.
2001- Naso espressivo che dimostra spunti freschi di chiara impronta minerale con note marine, rosmarino e cedro, a cui si aggiunge il tocco dolce di ciliegia matura. In bocca evidenzia un fondo agrumato che incornicia un gusto propulsivo e raffinato con intensi ritorni mentolati.
Decennale 2001 La commissione dell’epoca lo declassa a 4 stelle per il colore facendolo rivedibile, inoltre vieta di apporre sull’etichetta vicino a Poggio di Sotto la scritta Brunello di Montalcino Riserva, da qui la scelta del nome Decennale 2001, contando le annate messe in bottiglia a partire dalla prima del 1991.
Un colore vivido e compatto apre su di un bouquet complesso e ricco di sfaccettature; il frutto rosso a piena maturazione si immerge in inebrianti fiori rossi e viola, seguono canfora, ferro, tracce cosmetiche. L’assaggio è poesia pura, improntata su una sapore incisivo con frutto clamorosamente fresco croccate con un sinergico andamento tra pienezza e vivacità, tannini delicati accompagnano un sorso espressivo e di lunghissima armonia.
1999- I profumi sono articolati e caratterizzati da richiami di agrumi, i lamponi in composta, pesca gialla in confettura, lavanda appassita, erbe spontanee, sottobosco, foglie di tabacco. In bocca risulta avvolgente, movimentato da piacevole vena fresca con il caffè che chiude un finale dal dinamismo agrumato .
1998 – Un mix di sensazioni scure dettato da aromi evoluti, confettura di ciliegia, pepe nero, foglie macerate, tabacco, nota fumè e richiami boschivi. Il frutto rimane in sordina infuso nella parte alcolica, tannini sottili ma dal fondo scorbutico e granuloso.
1997 Annata osannata come una delle migliori che in questo preciso caso non regala sensazioni all’altezza delle aspettative. La terziarizzazione condiziona i profumi con sentori fungini di sottobosco e caffè. Il palato sebbene abbia conservato una buona parte di freschezza non progredisce, finisce contratto sulla persistenza, chiude con tannino polveroso.
Poggio di Sotto Riserva 2006 – Vino archetipo ed ultima riserva prodotta da Piero Palmucci. Complessità intagliata da profumi che confluiscono in un bouquet aggraziato con frutto e fiore accennato con grazia, agrume, resina, spezie dolci, balsamici mentolati. Il sorso ha pienezza ritmo serrato da freschezza, dinamicità fruttata, trama tannica evoluta finissima, bocca distesa con chiusura lunga e molto elegante.
Riserva 1995 vino ossidato completamente compromesso in tutte le caratteristiche organolettiche. -Requiem-
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